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Busto Arsizio | 04 settembre 2024, 16:43

Martina Centofanti, dal bronzo olimpico di Parigi a SportivaMente: «Il valore più importante? È nel lavoro in palestra e nella sorellanza»

La ginnasta interviene al Festival, in piazza Vittorio Emanuele II a Busto Arsizio, giovedì 5 settembre alle 21.30, con la compagna di squadra e di podio, Laura Paris. Come si fa a vincere? «Seguendo un percorso che inizia con il divertimento. Da piccola, anche a casa, non mi staccavo dagli attrezzi. Per gioia»

Martina Centofanti in azione

Martina Centofanti in azione

Martina Centofanti ha 26 anni, un cognome familiare agli appassionati di calcio (il papà, Felice, ha nelle gambe tante stagioni in serie A, B e C), un talento per la ginnastica ritmica e un palmarès con 18 medaglie, di tutti i metalli, fra Mondiali, Europei e Olimpiadi. Martina, con la compagna di nazionale Laura Paris, interverrà a SportivaMente - il Festival dei libri sportivi, organizzato dall’Associazione Culturale Territori con l'associazione culturale Cuadri e il gruppo editoriale More News. Appuntamento giovedì 5 settembre, alle 21.30, in piazza Vittorio Emanuele II a Busto Arsizio (il programma QUI).

Si parlerà di sport, valori, spirito di squadra. E di cosa succede durante l’avventura a cinque cerchi, fino alla conquista, per due volte, la più recente a Parigi, di una medaglia olimpica. Di seguito, un assaggio.

Martina, partiamo dall’inizio: come sei arrivata alla ginnastica ritmica?

Quasi per caso, anche se in famiglia, per ovvie ragioni, si respirava sport. I miei genitori pensavano che fosse un fattore importante per la mia crescita e mi hanno incoraggiato a praticarlo. Ho iniziato con il nuoto e con la danza classica. Un giorno ho seguito un mondiale di ginnastica ritmica e, vedendo il mio entusiasmo, mia mamma mi ha portato in palestra. Amore a prima vista. Avevo sempre voglia di andare a esercitarmi, anche a casa non mi staccavo dagli attrezzi. È iniziato un percorso.

Che ti ha portato presto a passi impegnativi…

Sì, sono entrata nel giro della nazionale. In pratica, sono “uscita di casa” a 14 anni, da Roma mi sono trasferita a Fabriano per aggregarmi alla selezione junior. Due anni dopo ero a Desio, con la nazionale delle "grandi". Ovviamente i miei qualche pensiero sul fatto che fossi così giovane lo hanno avuto ma era quello che volevo e non ci sono state esitazioni. Oggi mio papà, che viene da uno sport completamente diverso, capisce la ginnastica, è un appassionato. Ma le mie gare preferisce seguirle da solo, troppa tensione (risata Ndr).

La partecipazione a un’Olimpiade rappresenta un grande salto di qualità. Qualche atleta parla dell'emozione nel ricevere il kit con la divisa, segno che alla grande avventura manca poco…

Confermo. La strada che porta a quel punto è lunga, piena di sfaccettature. Arrivare ad aprire la confezione con la fornitura ti fa prendere ancora più consapevolezza su cosa stai facendo e su dove stai andando.

Non da sola: la squadra conta, giusto?

Per come sono fatta, il valore più grande che trovo nella mia esperienza sta nel lavoro in palestra, in ogni allenamento, nei singoli miglioramenti, nell'ottenere una sorta di unione con il resto della squadra. La medaglia è un coronamento. È importante ma non più del lavoro che c’è dietro. Vivo con le mie compagne 11 mesi all’anno, ci alleniamo otto ore al giorno. C’è una vera sorellanza, un rapporto raro. Siamo ragazze che condividono passione, disciplina, educazione. Ci siamo trovate in tutto e per tutto, ci completiamo. E non si tratta di una “facciata”: trascorriamo insieme anche le vacanze, pure portandoci i rispettivi fidanzati!

In rete qualche tuo scatto si trova, pose che manderebbero i più al pronto soccorso, tra mare e monumenti…

Lo ammetto (seconda risata, Ndr) ogni tanto ci divertiamo a “fare le ginnaste” anche al di fuori dei soliti contesti…

Sicuramente ti capita di incontrare bambine, tra scuole e società sportive. Che cosa cerchi di trasmettere loro?

Intanto penso che la scuola sia fondamentale. Sono iscritta all’università. Non è facile conciliarla con gli impegni sportivi ma, un passo alla volta, si fa tutto. Quanto alla ginnastica, spero che sia bello, per le più giovani, avere un esempio. E che capiscano l’importanza del coltivare, con disciplina, qualcosa che dà gioia. Può essere uno strumento musicale, un interesse culturale o uno sport.

È capitato di vedere, non alle Olimpiadi ma in altre competizioni internazionali, nel calcio e nel basket, atleti che si tolgono platealmente dal collo la medaglia del secondo posto. Come a dire: conta solo l’oro, il resto non vale niente…

Non lo capisco. Nel nostro sport, con punteggi al millesimo, ogni medaglia ha un valore inestimabile. Quanti atleti sognano di essere al nostro posto… Prima di Parigi, abbiamo vinto il bronzo anche a Tokyo. Da lì sono nati una forza e un “trascinamento” che ci hanno portato a nuovi risultati e a ottenere più attenzione. Vediamo qualcosa di simile anche con le Paralimpiadi. Infine, ricordiamoci che gli atleti della nazionale rappresentano l’Italia. Io, per questo, mi sento onorata e orgogliosa.

Stefano Tosi

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