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Basket | 03 settembre 2024, 17:17

FOTO e VIDEO - I sogni di "Baby Westbrook", la difesa di mister Jordan

Presentati oggi presso lo sponsor Agricola Home&Garden i nuovi acquisti biancorossi Hands e Harris. Il primo va "oltre" Mannion: «Non penso a integrarmi solo con lui, ma a come essere utile a tutta la squadra. Il campionato? Siamo ambiziosi». Il secondo si candida come guida della difesa: «Penso che toccherà a me prendere l'esterno avversario più forte»

FOTO e VIDEO - I sogni di "Baby Westbrook", la difesa di mister Jordan

I sogni di “Baby Westbrook”, la voglia di fare gruppo di Jordan. L’estrema fiducia nel metodo, di entrambi.

In attesa di ammirare e valutare sul campo - in test veri e probanti - il prodotto del mercato estivo, la Pallacanestro Varese continua a vincere l’oscar della simpatia e della buona educazione grazie ai suoi new men. Dopo i sorrisi e la disponibilità di “Kao” e Gray, ecco il turno dei bravi ragazzi Jaylen Hands e Jordan Harris, presentati questo pomeriggio presso lo sponsor (nonché sottoscrittore di Orgoglio Varese) Agricola Home&Garden.

Educati (salutano e ringraziano tutti i presenti: non da tutti), disponibili al fuoco di domande, timidi il giusto, sereni e carichi: il test in borghese è superato.

Il gm Maksim Horowitz, seduto al loro fianco, dopo le parole del padrone di casa Giacomo Brusa («Torna la bella tradizione di ospitare qui i giocatori della Pallacanestro Varese, con la quale condividiamo tanti valori») li presenta come «i nostri due nuovi playmaker» e il dubbio di un eventuale “lost in translation” - sulla carta si tratta di un 2 e di un 2/3 - viene in realtà solo all’inizio: negli auspici biancorossi sia Hands che Harris saranno parte di quella spinta propulsiva che certamente passerà, ma con lui non si esaurirà, da Mannion, attraverso i camei tipici del Morey Ball, fatti apposta per non dare punti di riferimento agli avversari.

Hands, tra l’altro, rifiuta l’idea di essere una “coppia” con Mannion, guardando invece ben oltre: «Penso che Nico sia un grande giocatore. Lo conosco da quando giocava ad Arizona, ci ho giocato contro quando era alla Virtus e mi ha sempre impressionato. Non dobbiamo pensare a come possiamo integrarci io e lui in campo, ma come possiamo essere più utili alla squadra prima individualmente e poi come coppia di giocatori».

Continuiamo con il californiano classe 1999, che al liceo - quando la sua classe faceva bella mostra di sé sulle copertine dei giornali specializzati e gli addetti ai lavori gli pronosticavano un futuro NBA senza passare dal via - veniva chiamato "Baby Westrbook". Un peso, tale soprannome? «Me lo hanno dato altri e non ho fatto molto personalmente per meritarlo - risponde in modo molto modesto Hands - Però Westbrook è un giocatore che ho avuto sempre come modello e a cui mi ispiro, mi piace molto».

Dal campionato italiano si aspetta «grande competitività, ma siamo pronti a dare battaglia per cercare di vincere più partite possibili. Io e miei compagni siamo molto ambiziosi». È un sognatore, Jaylen (la parola “dream” compare anche nella bio del suo profilo Instagram): «Sognare ci mantiene vivi, ci fa apprezzare tutto ciò che accade. In campo questo vuol dire ogni giorno dare il massimo e avere obiettivi da cercare di raggiungere con il lavoro e la passione».

Il suo primo impatto con Varese, così come quello di Harris, è stato positivo: «Siamo rimasti molto ben impressionati dall’organizzazione e dalla professionalità dello staff - rispondono quasi all’unisono - e non vediamo l’ora di iniziare». Se Hands sarà certamente in quintetto al fianco di Mannion, per Harris si prospetta un futuro da “all around” del reparto esterni, ruolo che vorrebbe interpretare grazie alla sua versatilità: «Penso che il mio ruolo in squadra dipenderà da come andranno le partite. Dovrò essere bravo ad adattarmi alle varie situazioni di gioco, il coach mi ha chiesto di essere me stesso per valutare al meglio le mie caratteristiche. Sto notando che non ci mette limiti nel poter esprimere le nostre qualità in attacco, mentre in difesa ritengo che spesso mi capiterà di marcare l’esterno avversario più forte».

Per lui sarà il quarto anno in Europa, dopo le esperienze in Scozia, Polonia e Belgio: «Il basket europeo mi ha migliorato a livello di mentalità: qui ogni partita conta e quindi devi essere bravo a focalizzarti ogni giorno su un obiettivo diverso, cercando di adattarti di volta in volta agli avversari che vai ad incontrare. Quest’anno sono molto contento di tornare a giocare con uno stile di gioco più libero, in cui è maggiore la distribuzione delle responsabilità in attacco ma soprattutto in cui poter esprimere al meglio le mie caratteristiche atletiche, soprattutto nella lotta a rimbalzo e in difesa».

Ma lui da questa esperienza in Italia cosa si aspetta? «Il livello del basket italiano è veramente alto ma non penso che avrò grandi problemi di adattamento: abbiamo uno staff tecnico molto preparato ed i compagni che già hanno giocato qui ci stanno dando una grande mano. So che sarà molto impegnativo come campionato ma finché staremo insieme, sapremo toglierci grandi soddisfazioni».

Fabio Gandini


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