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Cronaca | 28 agosto 2024, 12:50

Donna precipitata dalla teleferica a Calasca: tre persone indagate

Nella tragedia del luglio scorso nel Vco perse la vita una giovane turista. Oltre all'uomo che ha azionato l'impianto, iscritti nel registro degli indagati anche il proprietario della baita e il titolare della concessione della struttura

Donna precipitata dalla teleferica a Calasca: tre persone indagate

Nella tarda mattinata del 4 luglio scorso, a Calasca Castiglione, in località Olino, una giovane turista piacentina, Margherita Lega, era rimasta coinvolta in un tragico incidente precipitando da una teleferica a cui era rimasta impigliata e perdendo la vita sotto gli occhi dei suoi familiari.

Sul posto erano intervenuti il personale del 118, vigili del fuoco e del soccorso alpino della guardia di finanza per le operazioni di soccorso e recupero della salma, nonché i carabinieri della stazione di Bannio Anzino per l’avvio degli accertamenti volti a ricostruire la dinamica del tragico evento e stabilire se vi fossero responsabilità da parte di terzi.

Le prime ricostruzioni permettevano di appurare che la donna stava utilizzando un pericoloso palorcio-teleferica per caricare i bagagli sulla barella del palorcio, a valle dell’impianto, prima di raggiungere poi a piedi la cima, dove avrebbe trascorso una vacanza con la famiglia. Ma improvvisamente la barella iniziava a muoversi verso monte, poiché azionata nella parte superiore da un’altra persona che abita la località sovrastante, ignaro della presenza di altri a valle. Per effetto del movimento della barella la donna rimaneva aggrappata alla stessa, sospesa nel vuoto e dopo pochi metri, esausta, lasciava la presa cadendo nel dirupo sottostante.

I carabinieri identificavano le persone presenti a monte dell’impianto teleferico, in particolare la persona che aveva azionato la carrucola, la quale al termine della giornata veniva formalmente indagata per omicidio colposo.

Le attività successive condotte dai carabinieri di Bannio Anzino unitamente ai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria, coordinate dalla Procura di Verbania, che per l’occasione ha nominato anche un consulente tecnico per esaminare la struttura incriminata, hanno permesso di appurare che la stessa fosse, sin dalla sua messa in esercizio, dato che mancava persino di un progetto, gravemente carente di qualunque requisito di sicurezza, secondo le previsioni normative in materia di sicurezza nonché in relazione alla disciplina generale riguardante gli impianti a fune.

Così, oltre alla prima persona indagata, la Procura ha iscritto nel registro degli indagati altre due persone, ovvero il proprietario della baita che aveva invitato la famiglia per la vacanza e che aveva indicato di utilizzare l’impianto per caricare i bagagli, nonché un altro soggetto titolare della concessione dello stesso impianto, in quanto avrebbe dovuto completare l’opera perfezionandola di tutti gli aspetti relativi alla sicurezza, già all’atto dell’istallazione avvenuta circa 10 anni fa, inizialmente utilizzata per trasportare a monte la legna per le necessità degli abitanti delle diverse baite.

Contestualmente all’iscrizione degli altri due indagati il Gip del tribunale di Verbania ha disposto il sequestro preventivo dell’impianto, anche per inibire l’utilizzo dello stesso ed evitare così che altre persone possano correre gli stessi rischi che hanno provocato l’incidente mortale lo scorso mese.

da OssolaNews.it

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