Territorio - 27 agosto 2024, 12:40

Samarate abbraccia Enrico Puricelli: «Una vita vicino ai “piccoli”. Sei stato un dono»

Chiesa e sagrato gremiti per i funerali dell’ex sindaco. Commozione profonda tra i cittadini e i tanti amministratori locali presenti. Il governatore Fontana: «Era innamorato della sua gente». Il ministro Giorgetti: «Una persona buona, una grave perdita». Don Ippolito sottolinea il suo impegno per i fragili: «Era l'uomo del fare»

Solo i rintocchi delle campane interrompono il silenzio, mentre il feretro rimane a lungo sul piazzale della chiesa Santissima Trinità, attorniato da tantissimi cittadini.

È l’abbraccio che la sua Samarate ha tributato questa mattina all’ex sindaco Enrico Puricelli, scomparso all’alba di domenica. Tra pochi giorni avrebbe compiuto sessant’anni: secondo una tradizione popolare ebraica, morire a ridosso del compleanno è proprio dell’uomo giusto.
E a guardare la commozione che segna i volti della gente, degli amministratori locali, del ministro Giancarlo Giorgetti, Puricelli un uomo giusto lo è stato sicuramente.

L’abbraccio della gente e della politica

È gremita la chiesa di piazza Italia. In tanti devono rimanere sul sagrato per ascoltare la funzione. Nelle prime file c’è l’amministrazione, a partire dal sindaco Alessandro Ferrazzi e dal presidente del Consiglio comunale Luca Macchi. I sindaci e gli amministratori del territorio con la fascia tricolore. E, oltre al ministro dell’Economia Giorgetti, l'eurodeputata Isabella Tovaglieri, il consigliere regionale Emanuele Monti, l’ex ministro Francesco Speroni. Anche il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, nonostante un impegno istituzionale in mattinata, ha voluto abbracciare la famiglia di Puricelli. «Un grande sindaco innamorato della sua gente», lo ha definito il governatore, in linea con le parole usate dal leader della Lega e viceministro Matteo Salvini nel suo omaggio.

«Una persona buona – ha detto Giorgetti – un combattente che fino all’ultimo ha servito la sua gente con un impegno costante. Una grave perdita».

I colori del suo Milan

Il figlio adagia sul feretro la maglia del Milan, con il numero 1 e il soprannome “Pit”. Puricelli era un gradissimo tifoso rossonero, immancabile a San Siro con gli amici di sempre.
Al termine del funerale volano i palloncini con i colori della squadra. Il parroco don Nicola Ippolito, non accumunato a Enrico dalla fede calcistica, ci scherza su, per provare ad alleviare il dolore palpabile della gente.
Chissà quante battute si saranno fatti i due, molto legati anche per via dell’aiuto e della vicinanza che Puricelli gli aveva dimostrato quando il sacerdote fu colpito dal Covid, come da lui stesso ricordato nell’omelia.

L’omelia

«Se dovessimo fare un referendum sui sentimenti – ha detto don Nicola rifacendosi all’ambito politico – oggi vincerebbero sgomento, delusione, arrabbiatura. Impotenza nel vedere il male progredire senza poter fare nulla. Questo ci lascia queste parole. Ci domandiamo perché non poteva aspettare un attimo, permettendogli di fare da padrino al nipote. Non abbiamo risposte, ma sappiamo che il Signore non ci abbandona. Ci chiediamo a cosa serva la vita. Quella di Enrico è stata una vita preziosa per i “piccoli”: l’affamato, l’assetato, lo straniero di cui abbiamo letto nel Vangelo. Se pensiamo a chi ha aiutato, la sua è stata una vita piena che meritava di essere vissuta».

Per il sacerdote, Puricelli «era l’uomo del fare, si occupava della persona, dell'incontro. Anche io sono stato uno dei “piccoli”, quando nel 2021 respiravo con fatica e lui mi ha aiutato. Questo vuol dire che la sua è stata una vita preziosa. Una vita spesa fino all'ultimo respiro. Questo è il momento di ringraziare per il dono che è stato e rimarrà Enrico».

Gli amici, i dipendenti comunali, il sindaco

Il funerale è stato scandito anche dalla musica. E dalle parole di chi gli è stato accanto. I dipendenti comunali lo hanno ricordato come «un sindaco più unico che raro»: «Non hai mai utilizzato il tuo ruolo per imporre decisioni, hai sempre cercato il confronto. Il rapporto confidenziale creato in Comune non ha mai sminuito la tua autorevolezza. Hai affrontato la battaglia della malattia a testa alta: ora appartieni al firmamento e noi cercheremo la stella più luminosa. Grazie grande Enrico, che la tua cortesia e attenzione per gli altri ci siano d'esempio».

«Non ci saranno mai parole giuste per ricordare il bambino, il ragazzo, l’uomo cresciuto con me», ha detto Valentino Celotto, segretario cittadino della Lega, collaboratore ma in questo caso soltanto amico carissimo di Puricelli. «Lo sgomento e il dolore ci hanno sopraffatto. Il ricordo più importante è il tuo grande cuore. Eri un ragazzo e un uomo semplice, generoso, sensibile. Per noi coscritti del 1964 rimarrai il nostro sindaco».

E l’attuale sindaco, Alessandro Ferrazzi, che nel ballottaggio di giugno aveva superato Puricelli, ha proclamato il lutto cittadino per oggi. E ha voluto salutare «un uomo che ha amato profondamente la città. Tutti noi abbiamo perso un amico, capace di confrontarsi nel rispetto delle opinioni altrui. Ricorderò con affetto i consigli che ci davamo e l’abbraccio sincero dopo le elezioni».

Riccardo Canetta