/ Attualità

Attualità | 21 agosto 2024, 09:24

“Beccaria”, detenuti del carcere minorile seminano il panico: aggrediscono poliziotti, danno fuoco a un materasso e tentano fuga in massa

La dura presa di posizione del Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria) dopo la notte di follia nel carcere minorile di Milano. «Così non si può più lavorare, cosa ci stiamo a fare in carcere se il primo a non tutelarci è quello Stato che noi rappresentiamo»

“Beccaria”, detenuti del carcere minorile seminano il panico: aggrediscono poliziotti, danno fuoco a un materasso e tentano fuga in massa

«Ancora c’è chi si ostina a chiamare “poveri ragazzi” questi delinquenti criminali? La sfrontatezza, il menefreghismo, il mancato rispetto delle regole minime ed il senso di impunità di cui sono convinti di godere taluni detenuti del carcere minorile di Milano sono tali che assistiamo ogni giorno a incredibili e gravi episodi di violenza tanto che ci chiediamo cosa ci stiamo a fare in carcere a prendere ogni giorno sputi, insulti, minacce e parolacce se il primo a non tutelarci è quello Stato che noi rappresentiamo nelle galere regionali e della Nazione». È sconfortato Alfonso Greco, segretario per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, nel raccontare quel che è avvenuto nelle ultime ore nel carcere minorile Beccaria di Milano.

«Questa volta i fatti sono avvenuti nella notte. Tutto è successo perché un detenuto aveva la tosse: a mezzanotte gli hanno procurato lo sciroppo ma lo ha rifiutato. Poi un gruppo di detenuti ha incendiato un materasso e quando il poliziotto ha aperto la cella per intervenire, i ristretti lo hanno accerchiato e picchiato. Gli hanno rotto il labbro, la testa e spruzzato l’estintore in faccia. Sono scesi, hanno colpito altri colleghi e hanno preso le chiavi e sono usciti all’aria... Sicuro volevano evadere! È arrivato supporto anche da vigili del fuoco, polizia e carabinieri. Tre detenuti sono stati inviati in ospedale e rientrati in carcere entro due ore mentre i poliziotti feriti sono sei, quello picchiato, uno con trauma cranico e gli altri intossicati».

«Così non si può più lavorare» denuncia Greco. «Quel che è accaduto evidenzia ancora una volta come dentro le carceri del nostro Paese, ma in particolare in quelle per minorenni (dove in realtà ci sono, per assurdo, detenuti fino a 25 anni di età), siano saltati completamente tutti gli schemi e in alcuni detenuti non sia presente anche solo il più pallido bagliore delle elementari regole di educazione e viver civile. Basta! Ci vogliono una presa di coscienza e un cambio di marcia che garantiscano sicurezza dentro e fuori le mura detentive o presto l'ondata di violenza sarà incontenibile e non si potrà dire che il SAPPE non l'aveva detto».

Per Donato Capece, segretario generale del SAPPE, «ormai, episodi come questi, in quasi tutti i penitenziari della Nazione sono all’ordine del giorno tanto da non fare più né notizia sull’opinione pubblica e, cosa ancor peggio, da considerare il quanto non più fatti di una sbalorditiva gravità, ma quasi come ordinaria amministrazione. È seria preoccupazione, da parte del personale di Polizia Penitenziaria, che se l’andamento di violenza, che sta caratterizzando questo periodo storico, che non trova eguali negli ultimi 20 anni, a dover garantire la sicurezza e legalità all’interno degli Istituti Penitenziaria, dovrà essere chiamato l’Esercito e ciò per la semplice conseguenza dell’alto numero di feriti che si registrano tra il personale del Corpo di polizia penitenziaria».

«Quel che è avvenuto decreta che il sistema della pena minorile è da rifondare perché è stato ed è gestito in maniera fallimentare: ora mi auguro che vengano raccolti i nostri appelli che da decenni lanciamo per una nuova esecuzione della pena ed un nuovo ruolo del Corpo di Polizia Penitenziaria, mai raccolti dalla politica e dalle istituzioni. Non lasciate soli le donne e gli uomini del Corpo: il tracollo del sistema è dietro l’angolo - conclude Capece - servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta! Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci».

c. s.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO AD AGOSTO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore