Busto Arsizio - 19 agosto 2024, 17:31

«Grazie Carlito, condottiero antico. Sei stato un esempio di vita»

Tanta commozione a Busto in questi giorni per la scomparsa di Carlo Boragno. Il ricordo di Luigi Giavini e quel ponte con la Liguria: «Boragni una lunga favola di accoglienza, di profumo, di bellezza». L'immagine che ci portiamo dentro, scrutatore dei tempi con lo sguardo al futuro

Grazie, Carlito. Sono parole pronunciate dallo scrittore Luigi Giavini, che ha dedicato un ricordo speciale in questi giorni a Carlo Boragno, scomparso a 96 anni. Commosso, come moltissimi bustocchi, dalla dipartita di quest'uomo che è stato un riferimento per la città, nella sua storia commerciale e culturale (LEGGI QUI). 

Ma è stato prima di tutto un padre, un nonno e... un nipote. Tratto di cui già aveva scritto Giavini - la famiglia ha un legame profondo di amicizia con i Pianezza-Boragno - nel suo "Spira Aprile Maggio nasce".  Pagine che conducono a Boragni, dove si è scelto di dare l'addio a Carlo, per poi riportarlo a Busto, a riposare accanto alla moglie.  

Un ponte tra la nostra città e la Liguria, già così unite nelle loro sorti, nel loro parlare, ma le radici di Carlo lo rafforzano. Nel suo libro, Giavini ricorda: «Varcata la soglia, a destra c'era, l'essiccatoio delle castagne che con il suo tepore aveva consentito a un sacerdote Boragno nell'Ottocento di tenere aperta una scuola gratuita per tutti i bambini del paese anche d'inverno. A sinistra il locale dei pellegrini. Il passaparola della povera gente lo rese punto di riferimento anche per coloro che scendevano dal Piemonte verso Genova in cerca di lavoro o per tentare l'avventura emigrando. Arrivavano con una ciotola di legno in cui, ne erano certi, sarebbe stata versata quella minestra che aveva il profumo dell'ospitalità e della solidarietà. Una ciotola di minestra, un bicchiere di "vin bosetto", un pagliericcio di foglie o di paglia potevano significare l'inizio di una speranza. C'era anche una buona parola per tutti e prima di dormire se la stanchezza lo permetteva, "Pin di mare", nonno di Carlo, con un  aneddoto o un accenno di canto aiutava i cuori ad aprirsi in un intreccio di racconti che erano tanti tasselli di un mosaico della sopravvivenza. Nella loro memoria c'era la storia dell'umanità!».

Sembra un piccolo mondo antico, che non è perduto, a maggior ragione finché questo viene tramandato in pagine come queste e nelle memorie familiari. Un piccolo mondo antico un po' come i cortili di Busto, come quello dove ha vissuto Carlo e dove è nata ben più di 100 anni fa l'attività di famiglia. 

Nel congedarsi da Carlo Boragno, Giavini scrive così: «Per figli e nipoti, il Carlito / per tutti il Carlo. / Grazie Carlo / per l'esempio di vita / per la tua forza d'animo / condottiero antico / nelle procelle del tempo. / Grazie / per avermi fatto partecipe / di un mondo / sorgente là in Boragni / una lunga favola di accoglienza / di profumo / di bellezza».

Versi che accompagnano Carlo Boragno in questo ultimo viaggio, evocando tante immagini. Ciascuno, a Busto, poi coltiva la propria di questo gentiluomo riservato ma sempre attento, scrutatore dei tempi attraverso anche l'esperienza del suo lungo percorso eppure aperto al futuro, a ciò che accade e cambia. 

A noi è rimasta impressa una fotografia condivisa due anni fa dalla figlia Francesca, che lo testimonia così: Carlito, chino sul Corriere a leggere ciò che non si sarebbe aspettato di vedere forse, la guerra alle porte dell'Europa: ancora, atrocemente, dopo tanto tempo. Il viso concentrato, il dito che scorre sulle righe a rafforzare quell'attenzione, ci rimanda proprio a questo ritratto di Giavini: un condottiero del bene, che ha preferito sempre i fatti alle parole, come ogni buon bustocco e ogni buon ligure, e che ha sempre offerto la sua gentilezza discreta a chi incontrava nel suo cammino.

Ma. Lu.