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Varese | 17 agosto 2024, 08:15

VARESE DALLA VETRINA/28. Lorusso, pane e passione: «Tengo aperto a Ferragosto e a Natale per il palato dei varesini»

Vito Lorusso dal banco de "Le Buone Tentazioni" di via Marcobi da anni non abbassa la serranda nemmeno il 15 agosto o il 25 dicembre e sforna filoncini, pizzette e biscotti: «Ho lavorato la domenica per 36 anni, non mi pesa passare le feste in negozio. E poi cosa sto a casa a fare?»

VARESE DALLA VETRINA/28. Lorusso, pane e passione: «Tengo aperto a Ferragosto e a Natale per il palato dei varesini»

Vi manca il filoncino? Avete voglia di pizzette o di un trancio di torta Delizia? O magari all’ultimo momento vi arrivano parenti non previsti e cercate una Meringata? Niente paura, “Le Buone Tentazioni” di Lorusso Vito, “panetteria – pasticceria – biscotteria” son lì pronte a soddisfare ogni desiderio, anche il giorno di Ferragosto.

Avete letto bene, il signor Vito tira su la clèr anche all’Assunta e lo stesso incredibilmente fa a Natale, anche se solo per mezza giornata. In via Marcobi 8 le luci sono accese dalle 9 (di solito alle 7,30), in una Varese bollente e vuota, tutto chiuso a parte i caffè per le colazioni, ma per Vito è normale arrivare in panetteria e incominciare il Ferragosto parlando con i clienti e sistemando pane, dolci e salati come in un giorno normale.

«Ho lavorato la domenica per 36 anni, non mi pesa passare le feste in negozio, e poi cosa sto a casa a fare? Mi annoio e battibecco con mia moglie, per cui sto qui, i clienti arrivano, ci sono gli habitué ma anche turisti in giro per la città e qualche volto nuovo sorpreso di trovare il pane fresco a Ferragosto, è un servizio che mi piace fare volentieri».

Vito Lorusso è originario di Altamura, nel barese, ma è a Varese dal 1971, «e due giorni dopo il mio arrivo già lavoravo, facevo il garzone nel negozio di alimentari del Mario, a Giubiano e abitavo in via Doberdò. Poi sono passato alla pasticceria Pedroni di Pierluigi Bertoni, in piazza Biroldi, di fianco all’Ospedale del Ponte, e ci ho lavorato dal 1976 al 2012. Allora c’era un via vai di persone che comperavano i biscottini da portare ai degenti, quelli con la granella e gli altri di frolla, con la spennellatura di tuorlo d’uovo in superficie», spiega Vito, uno sbaffo di farina sullo zigomo e tanta cordialità, 

«I primi tempi che tenevo aperto nei giorni di festa non arrivavano molti clienti, poi la voce si è sparsa e adesso è quasi come un giorno qualunque. Vengono parecchi anziani, gente sola che vuole anche scambiare due parole, ma anche famigliole e ragazzi che acquistano le pizzette per fare l’aperitivo coi parenti». Durante l’intervista, infatti, si materializzano gli avventori che Lorusso ha descritto, coppie di anziani nostalgici della michetta, padre madre e figlia che vanno sul salato, e alcuni sudamericani che danno disinvoltamente del tu al panettiere e comprano dolci. 

«Con me lavorano anche i miei figli: Sergio mi dà una mano al forno e produce biscotti e parte del pane, Miriam sta alla cassa e serve i clienti, mentre mia moglie Elda non sta in negozio ma passa soltanto per comporre la vetrina, ha un talento particolare, e poi canta nel coro di Ars Cantus, con il maestro Tenti. Sono qui da otto anni, ho rilevato la vecchia panetteria Ermoli, quando i titolari sono andati in pensione. Faccio 15 tipi di pane diverso, dal pan focaccia al grano duro, alla tartaruga mais e avena, l’arabo, poi l’integrale e la ciabatta francese morbida e croccante, pane al sesamo, di segale e ai cereali, ma non mancano i grissini, normali, integrali e al sesamo. Nei festivi vendo solo 7 qualità, ma nei feriali i pani sono tutti nelle ceste», aggiunge Lorusso, che abita vicino alla stazione di Induno Olona e ha un fratello pasticcere, che ha lavorato a lungo da Pirola prima di aprire un suo negozio a Samarate.

Piano piano i clienti arrivano, si fa un po’ di salotto, una signora chiede il pane con le uvette ma a Ferragosto non si produce, un’altra vuole il salato per il marito, un ragazzo dice a Vito di aver portato nel Veneto il suo Dolce Varese e là l’hanno subito voluto copiare. 

«In estate faccio poche torte, la gente ama più il gelato, ma su ordinazione preparo tutto ciò che si vuole. Anche le Parigine e i Ventagli, che nessuno impasta più, il pan meìno per San Giorgio, il castagnaccio, pane e ossa dei morti, i biscottini con la graniglia di zucchero e i “pavesini”. La moda cambia in fretta, c’è stato il periodo della farina di kamut, poi la mania del lievito madre, i giovani non comperano più il pane, vogliono focaccine e pizzette, qui ne passano centinaia per andare a scuola, e molti si fermano a prendere la brioche. Anche la michetta non va più, ne faccio pochissime e le vogliono soltanto gli anziani».

Entrano padre madre e figlia e parte l’amarcord della Varese bella di un tempo, piena di negozi e di vita: «Negli anni ’70 dall’uscita dell’autostrada al centro città c’erano sette panetterie: Casati di fronte alla caserma, Lombardi in via Volta, dove ora c’è la gelateria “la Romana”, Piatti ex Alzati in via Ugo Foscolo, Alzati, Mantecca in via Piave, Pigionatti ex Giorgetti in piazza Motta, e Trainini in via Sacco. Si producevano quintali di pane, lavorando anche 24 ore di seguito, dalle sei di pomeriggio alle sei di mattina. Scaricavamo a spalla i sacchi di farina da 50 chili dai camion, oggi li fanno da 25 e si portano al forno con il muletto. I primi anni da garzone portavo il pane a domicilio in bicicletta, e se pioveva coprivo la testa con un sacco di iuta. Non avevo un soldo e quando mi capitavano 50 lire comperavo un po’ di bologna e la infilavo in una michetta. Mi sembrava di essere il capo del governo!».

Mario Chiodetti

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