La Varese Nascosta - 10 agosto 2024, 08:00

LA VARESE NASCOSTA. I resti del mostro di Breno al Santuario di Santa Maria del Monte

Da almeno tre secoli il Borgo custodisce i resti misteriosi: si tratta di un rettile, ma una leggenda narra di un mostro terribile vagante nei boschi e ucciso da un giovane fattosi coraggio con un voto alla Madonna

(foto da La Varese Nascosta)

Torna l'appuntamento con la rubrica dedicata alla storia, agli aneddoti, alle leggende e al patrimonio storico e culturale di Varese e del Varesotto in collaborazione con l'associazione La Varese Nascosta. Ogni sabato pubblichiamo un contributo per conoscere meglio il territorio che ci circonda. 

Oggi raccontiamo la leggenda del mostro di Breno.

Da almeno tre secoli, il santuario di S. Maria del Monte sopra Varese custodisce il cosiddetto “mostro di Breno”. Chiamato in paese “bisè scorlère”, sono in realtà i resti di un rettile, secondo la tradizione portati lassù dagli abitanti del comune malcantonese che lo avevano catturato nei loro boschi.

Una leggenda locale narra di un mostro terribile vagante nei boschi, ucciso da un giovane, fattosi coraggio con un voto alla Madonna. Non si conosce l’anno in cui ciò sarebbe accaduto. La prima documentazione della sua presenza risale al 1739, quando era già definito “famoso”: si può quindi congetturare che la vicenda risalga almeno al Seicento.

Scriveva infatti Niccolò Sormani: “Da questa banda aquilonare si apre un andito correlativo alla piazza tutto scalpellato nel sasso. Quivi sospeso in alto si ammira il Lucertolone famoso; cioè il cuojo squamoso di un mostro terribile; il quale nacque ne’ prossimi laghetti palustri, e melmosi. Egli è di lunghezza sette cubiti (oltre tre metri), vestito di grosse squame cerulee, con quattro piedi corti, e ritorti a modo di Lucerta, con ceffo, e codazzo da Coccodrillo”. (Niccolò Sormani, Il Santuario di S. Maria del Monte sopra Varese, Milano, 1739, p. 67-68).

È comunque certo che il trofeo, rimasto appeso fino a inizio Novecento all’entrata del santuario, sia poi stato posto, arrotolato e scomposto, in una teca di vetro conservata prima in una sala dell’adiacente Museo Baroffio, per poi finire in un deposito.

Due anni fa, la conservatrice Laura Marazzi ha deciso, considerato il perdurante interesse per la singolare reliquia manifestato da molti visitatori, di esporre nuovamente i resti del mostro, malgrado le pessime condizioni dello stesso.

Grazie ai contributo raccolti nel Malcantone, è stato possibile avviare il delicato lavoro di restauro, eseguito con grande competenza dal tassidermista Paolo Moro sotto la direzione di Isabella Marelli (Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, Milano), che ha permesso di ridare una forma leggibile ai resti e anche di determinare cosa sia in realtà il mostro di Breno: un coccodrillo del Nilo (crocodrilus niloticus) della lunghezza di oltre tre metri - quindi corrispondente ai “sette cubiti” di cui parlano le fonti antiche – ucciso da un violento colpo inferto all’altezza dell’arcata occipitale destra.

Ora, il mostro fa bella "mostra" di sé in una piccola sala del Museo Baroffio.

(fonte: La Varese Nascosta da Ilvaresotto.it)

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