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Busto Arsizio | 09 agosto 2024, 10:30

Aiuti Busto, aiuti il mondo: tutti al campo del Pime

Torna l'iniziativa che accompagnerà giovani e meno giovani con lo slogan "Pellegrinando passo dopo passo". La preghiera, la vita comunitaria, gli sgomberi, il mercatino e due progetti da sostenere. I DETTAGLI

Aiuti Busto, aiuti il mondo: tutti al campo del Pime

Un pellegrinaggio nella storia del campo incontro-lavoro a Busto, un pellegrinaggio come cammino a tappe verso un luogo sacro ma anche un percorso per scoprire sé stessi, per conoscersi e per crescere. Questo è ciò che  si preannuncia essere l’edizione 2024 del campo incontro-lavoro che il Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) propone ai giovani dai 17 anni ai 30 anni desiderosi di avvicinarsi al mondo missionario.

Cosa succede

Per chi vuole mettersi alla prova per uscire dai propri comfort e mettersi in gioco imparando a conoscere sé stessi e facendo nuove amicizie, l’appuntamento è per gli ultimi dieci giorni di agosto (21 agosto-1 settembre) nella casa “Sant'Alberico Crescitelli” in via Lega Lombarda 20. Parteciparvi è accettare di farsi scombussolare interiormente, per tornare alla propria quotidianità con occhi nuovi e con la soddisfazione di aver dato un aiuto concreto alle missioni.

Ogni anno si riunisce una equipe di campisti, ex campisti e adulti che preparano la tematica e pensano ad attività diverse e attuali per sviscerare il tema scelto per il campo. Quest’anno lo slogan che accompagnerà giovani e meno giovani sarà “Pellegrinando, passo dopo passo” incentrato sul tema del pellegrinaggio “inteso sia come cammino sia come percorso di crescita personale, per cui questo campo è un po’ il pellegrinaggio della vita” mi spiegano gli organizzatori. L’equipe si occupa anche di organizzare nel dettaglio la logistica e le giornate stesse che si alternano tra lavoro, divertimento, riflessioni e preghiera.

Lo schema

Le giornate si svolgono secondo uno schema collaudato e rodato: un mix di meditazioni, testimonianze, lavoro, divertimento con canti, balli e giochi, incontri con la comunità cittadina, collaborazione nelle piccole mansioni quotidiane e condivisione degli spazi. Al mattino dopo la condivisione della colazione, si analizza il tema del campo attraverso testimonianze, riflessioni individuali e in gruppi. In seguito al pranzo comunitario ci si prepara per il pomeriggio di lavoro, svolto in squadre di lavoro che ogni giorno cambiano: questa idea di continua mescolanza di gruppi è per incrementare la conoscenza tra campisti.

La recita insieme della “preghiera del campista” segna l’inizio del pomeriggio: alcuni  gruppi “escono” con camion ed auto per sgomberi di appartamenti (quest’anno la raccolta negli appartamenti prevede di espletare solo appuntamenti già in cantiere), altri lavorano all’interno della struttura come supporto alla segreteria o per gestire al mercatino dell’usato la vendita, ad un prezzo simbolico, di mobili, oggetti e vestiti… dopo la cena comunitaria, la serata prosegue con giochi insieme, al cui termine c’è un momento di preghiera per ringraziare della giornata vissuta. Quotidianamente i campisti svolgono a turno delle  semplici  corvé come apparecchiare, sparecchiare, servire il cibo durante i pasti o raccogliere l’immondizia… mansioni apparentemente banali, ma non scontate.

La storia

Questo semplice schema giornaliero esprime bene ciò che è il campo, come mi ricordano gli organizzatori facendomi fare un rapido viaggio nella storia di questa iniziativa dalle sue origini, negli anni ’70, fino  ad oggi: «All’inizio il campo era solo lavoro, la giornata iniziava con la celebrazione della Santa Messa; questo era l’unico  momento di incontro tra campisti perché poi la giornata era  totalmente dedicata al lavoro. Questa formula è proseguita fino la metà degli anni ’80 quando è diventato Scuola lavoro con l’introduzione della dualità della parte d’incontro al mattino e il lavoro pomeridiano. Dopo una sosta per la ristrutturazione della casa, il campo è ripreso e dal ’94 si chiama Campo di incontro-lavoro come lo conosciamo oggi perché questo nome esprime meglio la realtà che si vive al campo».

L’iniziativa del Pime così composta ogni estate attira un gran numero di persone che, frequentandola, contribuiscono al sostentamento di missioni in tutto il mondo ma, allo stesso tempo, fanno nuove amicizie e riflettono sulla propria quotidianità. Quest’anno ci sono  già una sessantina di iscrizioni totali tra giovani e volontari adulti. Ma fino al 21  agosto arriveranno richieste di partecipazione e anzi qualcuno arriverà anche strada  facendo a campo in corso… quindi il  numero definitivo di campisti per questa edizione 2024 si avrà solo alla fine.

I progetti

Durante questi dieci giorni si continuerà a sostenere la raccolta fondi per  due progetti missionari:

-       - K851 Brasile: assistenza sociale e animazione missionaria a Ibiporã

-     - K814 Camerun:  accoglienza e formazione per bambini e giovani con disabilità e situazioni di disagio.

Entrambi i progetti sono seguiti sul posto da volontari dell’Alp (Associazione Laici Pime),  ma anche in città si fa missione  come sottolinea l’equipe: «L’attività che si fa al campo, oltre a permettere l’incontro tra campisti e le  varie realtà, offre alla comunità bustocca un servizio di riciclo di materiali che altrimenti verrebbero buttati e non avrebbero  una seconda  vita. Senza tralasciare l’importante servizio per le persone meno abbienti di Busto, stranieri ma non solo, che frequentano il mercatino». Il campo è una mano tesa sia verso i progetti missionari sostenuti, sia verso la parte più debole della nostra città.         

Valentina Bottini

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