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Scuola | 02 agosto 2024, 07:31

IL RICORDO - Cara maestra, addio. Con te se ne va un pezzo della mia vita

È mancata Marica Chiaravalli, storica maestra di Daverio che ha cresciuto centinaia di ragazzi. Uno di loro, il nostro amico e collega Francesco Caielli, la ricorda con parole gonfie d'affetto e riconoscenza. Eccole

IL RICORDO - Cara maestra, addio. Con te se ne va un pezzo della mia vita

È mancata Marica Chiaravalli, storica maestra di Daverio che ha cresciuto centinaia di ragazzi. Uno di loro, il nostro amico e collega Francesco Caielli, la ricorda con parole colme d'affetto e riconoscenza.

Eccole:

Decine, centinaia di strisce in cartoncino bianco con la tua calligrafia perfetta. Che componevano frasi, pensieri, racconti. E che ci insegnavano a leggere e scrivere senza che noi ce ne rendessimo conto. La scatola dei regoli per spiegare in modo semplice il far di conto, le prime operazioni, la matematica. La tua abbozzata severità da maestra d'altri tempi che per noi era qualcosa di normale, di sacrosanto, di necessario. La tua bontà vera, concreta, in quel considerarci tutti come "i tuoi bambini": da sgridare ma anche da difendere, da educare e "tirare su" nel modo giusto.

Eravamo, e saremo per sempre, "quelli della Maricca" (sì, con due C). Portavi avanti i tuoi metodi e le tue convinzioni guardando con diffidenza ai primi approcci di quel cambiamento educativo che si stava affacciando, e probabilmente avevi ragione tu. Le tue classi non facevano gite perché non volevi che qualcuno si facesse male, e per lo stesso motivo per noi gli intervalli erano passati in classe perché non si poteva andare nell'atrio a correre come facevano gli altri. Erano regole, le tue: e ci hai insegnato, tra le tante cose, a rispettarle anche quando non ci piacevano.

Tanti, i ricordi. Quella carezza arrivata a consolare delle lacrime che non volevano smettere di scendere quel giorno in cui morì il mio cagnolino. Quella volta che chiamasti i miei genitori per dire che avevo scritto un tema (no, un "testo": tu li chiamavi così) bellissimo e io mi sentii così orgoglioso che forse in quel momento decisi che la scrittura e le parole avrebbero sempre fatto parte della mia vita. Quella volta, il giorno della storica nevicata del 1985, in cui facesti il diavolo a quattro per protestare contro la chiusura della scuola ("Non siamo mica a Roma, qui"). Quei gesti, a metà strada tra il burbero e il tenero, che riservavi a chi faceva un po' più fatica degli altri, e non c'erano certificazioni o sigle a definirne le cause: era naturale avere attenzioni diverse verso chi ne aveva bisogno.

Hai lasciato un segno importante, maestra. In me, e in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di essere "quelli della Maricca". Hai, in qualche modo, indirizzato le nostre vite. Sapere che c'eri ancora mi lasciava tranquillo e sereno, in qualche modo ancorato a una gioventù e a un passato che invece sono sempre più lontani. Oggi se n'è andato un pezzo della mia infanzia, della mia vita, del mio passato. Se n'è andato un pezzo di Daverio. Uno dei pezzi più belli.

Grazie, maestra.

Francesco Caielli

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