FlaviOlimpico - 01 agosto 2024, 18:38

FLAVIOLIMPICO - Il pasticciaccio brutto di Khelif e una certezza: nello sport il "grigio" non va bene

IL DIARIO DI FLAVIO VANETTI DA PARIGI - Era inevitabile che finisse male la vicenda che ha scosso il pugilato olimpico, soprattutto dopo il ritiro della nostra Carini. Non si tratta di fare becere discriminazioni, ma nel caso di specie è mancata la chiarezza e soprattutto la coerenza

Imane Khelif e Angela Carini alla fine del match che si è concluso con il ritiro dell'azzurra

Era inevitabile che finisse male la vicenda del match di pugilato tra Angela Carini e l'algerina Imane Khelif la cui identità sessuale da alcuni giorni è oggetto di speculazioni e discussioni: è un uomo, una donna, un transessuale o semplicemente una donna che sta avendo, anzi che ha avuto, nella sua vita una serie di sbalzi ormonali che la portano ad avere una produzione eccessiva di testosterone?

Su questo aspetto non c’è stata ancora adeguata chiarezza, ma sta di fatto che al momento del dunque, cioè sul ring del match di oggi, l’azzurra dopo circa 40 secondi ha deciso di rinunciare, sostenendo di aver ricevuto un pugno troppo forte e che di questo fosse piuttosto preoccupata e impaurita. 

E da qui non poteva non scaturire il solito codazzo di polemiche, del quale peraltro avevamo già avuto ampie anticipazioni in questi giorni. Ecco, il primo appunto a mio avviso triste di questa vicenda è il fatto che la politica una volta di più è entrata a gamba tesa prendendosi lo spazio che normalmente dovrebbe essere riservato allo sport. Ma al di là di questo mi sembra che siano due le riflessioni più importanti da fare.

La pugile algerina è stata giudicata dalla sua federazione, la Federboxe internazionale, come non una donna ed è stata per questo esclusa dall'ultimo Mondiale, perché secondo i criteri analizzati nella fattispecie non rispondeva a certi requisiti. Il Cio, però, l'ha ammessa ai Giochi Olimpici come donna, quindi anche questo è già un punto controverso: chi ha ragione tra i due board? E non esiste la possibilità di avere un minimo di coerenza ed evitare incresciose situazioni?

L'altro aspetto secondo me da considerare, senza necessariamente coinvolgere il generale Vannacci, è la tendenza ormai sempre più diffusa nello sport di arrivare a sdoganare situazioni ibride e non definite, quelle della realtà Lgbt o di atleti che cambiano il sesso e passano da un sesso all’altro. Qui non si tratta di fare delle discriminazioni becere, ma solo di avere un minimo di coerenza e decidere se una cosa è "a" o se una cosa è "b". 

La via di mezzo, il grigio, è sempre una tonalità che alla fine nello spot lascia molti equivoci e altrettanti inevitabili problemi.

Flavio Vanetti