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Storie | 30 luglio 2024, 16:25

Quando il cono Sanson costava 1.400 lire, ne bastavano 3.000 per l'aperitivo e 7.000 per una pizza. E l'Italia volava...

Viaggio nei prezzi e nei ricordi di una volta: quel mondo in cui i costi della nostra vita erano perfettamente incastrati nei nostri guadagni sembra un racconto fantastico visto con gli occhi di oggi, epoca a volte di "furti legalizzati". L'alternativa? Non c'è: zitti e pagare

I mitici cartelli dei gelati Alemagna ed Eldorado (ai lati), le monetine delle lire e i pacchetti delle Figurine Calciatori d'antan

I mitici cartelli dei gelati Alemagna ed Eldorado (ai lati), le monetine delle lire e i pacchetti delle Figurine Calciatori d'antan

Una domenica qualunque d’estate, a metà degli anni ’60. Non si festeggia niente di particolare, ma papà e mamma hanno voglia di gelato, e così ci mandano dalla Carla, alla Trattoria del Ponte appena girato l’angolo, a comperare una coppa Melita, una coppa Negrita, una coppa Primavera e una cassata, per un totale di 630 lire, ovvero 0,33 centesimi di oggi. Le prime tre, prodotti di punta dei Gelati Chiavacci scomparsi da tempo, costavano 150 lire, la cassata 180, in euro sarebbero 0,08 e 0,09 centesimi, in una gelateria del 2024 non ti darebbero nemmeno la “parigina”. 

Se si voleva salire di marchio, il celeberrimo “Camillino” Eldorado costava 80 lire, la coppa Fiordipesca 100 e il ghiacciolo “Lemarancio” 50 lirette, ovvero 0,03 centesimi, e chi ricorda la “Rondinella” Tanara, con 35 lire la portava a casa, mentre per gli Alemagna si andava dall’“Hippy” a 80 lire fino al sontuoso “Cono d’oro” che costava 120 lire. Più economico il ghiacciolo, venduto a 40 lire. 

Negli anni ’80 il caffè espresso al bar si beveva a 200 lire, 0,10 centesimi, il cappuccino a 1.000, ovvero 0,52, stesso prezzo della Coca Cola, con 3.000 lire ti facevi un aperitivo (1 euro e 55 cents) e una birra media costava 2.500 lire, pari a 1,29. Un cono Sanson, «sempre più buono», come recitava la pubblicità, veniva 1.400 lire, la leggendaria coppa “Tiziana” 1.700 (0,88), la vaschetta da mezzo chilo 5.300 pari a 2 euro e 74 centesimi, che in una gelateria del centro non bastano per un cono piccolo, che ormai arriva a 3 euro.

Ma il gelato, si sa, è un genere voluttuario - come usava dire un tempo - se ne può facilmente fare a meno, perché oggi si combatte per arrivare non alla fine del mese ma a quella della settimana, con i prezzi dei generi alimentari schizzati alle stelle. La tazzina di caffè che sfiora in alcuni casi 1 euro e 40, con la media di 1 euro e 20, il pane che può arrivare a Milano a 6 al chilo, il quotidiano a 1,50 contro le 30 lire degli anni ’60 (sarebbero 0,02 centesimi, ovvero un “nichelino”), l’insalata quotata a Wall Street e i mirtilli adatti per accendere un mutuo, perché finita la produzione nostrana, che pure non è a buon mercato (1 chilo circa 8 euro) un cestino da 125 grammi arriva quasi a 2 euro al supermercato, visto che i frutti provengono dalla Spagna, e il mezzo chilo costa 4,99. Una spesa dal verduraio - che, a volte, è gioielliere - ormai non scende sotto i 30 euro con quattro cose nel sacchetto, insalata, pomodori, peperoni, cetrioli e magari il vezzo di due pesche e tre quattro albicocche. 

Nel 1980, un chilo di pane costava 850 lire, oggi la media è di 4 euro per le qualità integrali e con lievito madre, 3 per il normale, nei Sessanta 110 lire al chilo, e se gli stipendi oggi avessero conservato il potere d’acquisto di quelli di allora, il pane dovrebbe costare 1 euro e 49 centesimi. Nel 1990, un chilo di pane lo si portava a casa a 1.500 lire, 0,77 centesimi, un caffè al bar costava 700 lire, un litro di benzina 1.478 lire, e un quotidiano 1.200, mentre lo stipendio di un operaio era di 1 milione e centomila lire al mese.

Nel 1961 il Pil nazionale era a +8,3, il più alto di sempre, un operaio della Fiat guadagnava 47mila lire al mese, il biglietto del tram costava 35 lire, il caffè 50 lire, un litro di latte 90, di vino 130, un chilo di pasta 200, di riso 175, di carne di manzo 1.400, un etto di mortadella 75, mentre lo zucchero arrivava a 245 e la benzina a 120 lire al litro contro gli oltre 2 euro di oggi, ovvero circa 3.872 lire. Un giorno al mare in una pensione di Rimini si poteva pagare 700 lire, oggi con 36 centesimi non comperi nemmeno un ghiacciolo. Nel 1962 un pacchetto della prime figurine Panini dei calciatori costava 10 lire, prezzo tenuto fisso fino al 1973, quando raddoppiò, ma le bustine delle raccolte di animali o dei personaggi Disney si pagavano sempre 10 lire già negli anni ’50, quindi per vent’anni il prezzo rimase bloccato, cosa inimmaginabile nei nostri tempi. Se nel 1975 volevamo farci una pizza “Margherita”, pagavamo 250 lire, dieci anni prima 150, nel 1999 circa 7.000 lire. 

Nel 2024 un litro di olio d’oliva non EVO, di una nota e antica casa italiana, costa oltre 15 euro ed è in aumento, l’extra vergine arriva a 13 per la bottiglia da 0,75, ai massimi storici per i costi di produzione saliti alle stelle, con rincari di oltre il 50 per cento in un anno. Tutto ciò se si sta quieti a casa nostra, perché se sciaguratamente ci balza in capo di imboccare una lunga autostrada e desideriamo fermarci a far pipì e bere un caffè o peggio, ecco che la legnata è in agguato, e bella grossa. Prezzi aumentati fino al 70 per cento, un cappuccino 1,84 euro, una brioche 1,72, un litro di acqua naturale 3 euro e non parliamo di aranciata, perché si arriva a 8 senza colpo ferire, mentre per i cosiddetti “energy drink” ci vuole la carta platino, 16 euro alla salute. Furti legalizzati? Semplicemente non c’è alternativa, se vuoi ristorarti o scegli la sosta oppure prendi la prima uscita e vai in un qualunque bar: quasi nessuno vuol perdere tempo, perciò zitti e pagate.

Mario Chiodetti

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