Canottaggio - 30 luglio 2024, 14:42

Quelle Olimpiadi senza Federica: «Non potevo fare di più, io... A Luca e agli altri dico di godersela»

Tre anni fa l'indimenticabile oro di Tokyo nel doppio pesi leggeri, oggi i Giochi visti come ambasciatrice a Casa Italia. La Cesarini è a Parigi, ma non è la stessa cosa: «Questo invito mi restituisce un po' di emozione, ma mi dà fastidio non essere in acqua. Fatte scelte sbagliate, servivano gestione e progetto». Da fuori tiferà il fidanzato Chiumento, i colleghi canottieri e... Tete Martinenghi: «Campione dentro e fuori dall'acqua, merita il meglio»

Federica Cesarini insieme a Valentina Rodini alla Coppa del Mondo di Varese 2024

«Io, Federica, di più non potevo fare… Ho gareggiato in tutte le selezioni e sono andata sempre bene, ho quasi vinto un meeting, ho vinto un memorial (il “Paolo d’Aloja” ndr), ho battuto l’equipaggio che a Parigi farà il doppio… Davvero, cosa potevo fare di più? E allora sto bene con me stessa».

Pesa le parole prima che escano dal microfono del telefono, Federica Cesarini. Dietro c’è uno sforzo, si sente, si capisce: è il contegno di una persona intelligente, umile e non egocentrica che cerca di respingere una forza uguale e contraria che sa di rabbia, di delusione, di ingiustizia anche, sicuramente di voglia di rivalsa. 

La campionessa più lucente del Varesotto è a Parigi in questi giorni, ma non nell’ambiente che più le si addice - l’acqua - e nel ruolo che avrebbe maggiormente meritato, quello di atleta olimpica campionessa in carica che cerca di difendere il suo fantastico oro a tre anni di distanza. La sua presenza a Casa Italia è invece un “inchino” del Coni alla sua figura e alla sua importanza: «Mi ha invitato il presidente Malagò, è un orgoglio essere qui e mi fa bene, sia perché così sono vicino a Luca (Chiumento, il suo fidanzato ndr), sia perché mi restituisce un po’ di emozione olimpica». 

Ma non può essere la stessa cosa per una persona che ha conosciuto una sensazione per pochi, quella di salire in cima al mondo della propria disciplina. Alle Olimpiadi nel canottaggio si qualificano le barche e il doppio pesi leggeri italiano, arrivato all’ultimo atto (a Los Angeles non ci sarà più la specialità) e che a Tokyo aveva fatto la storia, non ci sarà: Federica e Valentina Rodini non hanno strappato il pass al Preolimpico di Lucerna di maggio. Dietro questo risultato una parabola che parla di infortuni, di cambi di imbarcazione e di un confusionario rimescolamento delle carte da parte della direzione tecnica, di incertezze e di tempo perso. Non poteva che finire così, allora: «Ci sarebbe tanto da dire - esclama Federica - le cose andavano gestite meglio. Nel canottaggio in generale e nel doppio pl in particolare se fai le cose senza un progetto che dia più costanza all’allenamento i risultati sono questi. Le scelte, però sono state fatte».

Compresa la sua: avrebbe potuto comunque aspirare a qualche altra barca olimpica, candidandosi per la stessa, ma non ha voluto mettere in difficoltà né lo staff tecnico, né le altre atlete azzurre. 

Quel «mi dà fastidio non esserci» suona allora sacrosanto, ma viene messo da parte per spirito patriottico e vicinanza a compagni e compagni: «I maschi hanno fatto grandi passi in avanti, la qualificazione dell’otto è stata quasi incredibile. Una delle barche su cui il direttore tecnico punta di più è il 4 doppio coppia, su cui voga Luca (e che in effetti ha già conquistato la finale… ndr). Anche alle donne vanno fatti i complimenti: pure in questo caso la qualifica dell’ammiraglia è stata una sorpresa, forse ancora di più di quella maschile visto che quella non era certo una barca su cui la federazione puntava: sono state brave le ragazze…».

A tutte e tutti, Chiumento compreso, Federica dà un consiglio: «Godetevi ogni cosa, non pensate di essere a un’Olimpiade, vivetela come se fosse un’altra gara qualsiasi. Questa volta, a differenza di Tokyo, ci sarà il pubblico e sarà ancora più bello. Il fatto che i canottieri non siano nel villaggio olimpico penso poi sia una fortuna: è gigantesco, dispersivo… Alloggiare in hotel consente di avere un carico in meno di tempo e spazio a vuoto».

Dai canottieri a… Tete Martinenghi, l’altra stella dello sport di casa nostra che ha appena rivissuto lo stesso tuffo nella gloria di Federica: «Nicolò se lo merita: gli voglio molto bene perché è un campione dentro e fuori dalla piscina. Prima di partire l’avevo visto sereno, buon segno. Come essersi allenato con il suo team vicino. È una cosa molto importante avere un gruppo di persone che ti sostengano».

E il tuo futuro, Federica? «Un po’ per scherzo e un po’ perché non sapevo bene cosa fare ho provato le selezioni per il “Beach Sprint”, la nuova specialità di canottaggio che sarà olimpica a Los Angeles 2028, una sorta di canottaggio in mare… Sono riuscita a qualificare il singolo e andrò ai mondiali a settembre. È una cosa nuova per me e a Varese, che non ha il mare, né le onde, né la barca adatta, non posso allenarmi. Ma vedremo…». 

Andrea Confalonieri - Fabio Gandini