/ Territorio

Territorio | 25 luglio 2024, 13:26

La Valle d'Ezechiele: un'esperienza che diventa tesi. «Serve un cambio di paradigma sul carcere»

Cinque giovani hanno scelto il loro incontro con la cooperativa sociale per trattare sovraffollamento, formazione e reinserimento lavorativo nel loro elaborato nel corso di Criminologia. Ecco stimoli e riflessioni per il bene di tutti

La casa circondariale di Busto

La casa circondariale di Busto

«Siamo davvero onorati di raccontarvi che Francesca, Alina Diana, Nadia, Claudia e Teena hanno scelto "La Valle di Ezechiele" come esperienza per stendere il loro elaborato per il corso di Criminologia verso la Laurea Magistrale nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale per l'Università Bicocca». Le studentesse sono Francesca De Servi, Alina Diana Moldovan, Nadia Panzera, Claudia Di Pilato e Teena Romeo.

Così la storia della realtà di Fagnano è al centro di un traguardo importante per cinque giovani e uno stimolo di riflessione che tocca tutti.

«Il titolo del loro elaborato "Reinserimento sociale: carcere e lavoro" - spiega ancora la Vde - E hanno voluto "studiare" la nostra realtà, per "non parlare dei massimi sistemi ma di qualcuno che davvero fa qualcosa di concreto", come ha detto Francesca, leader del gruppo e già volontaria nel carcere di Busto Arsizio».

La Valle d'Ezechiele ha condiviso questo lavoro, interessantissimo, grazie alla cortesia delle interessate. Pagine tutte da sfogliare e approfondire. Si analizza il problema generale ma si mette ad esempio al centro anche la situazione della casa circondariale di Busto: «È emerso il sovraffollamento dell’Istituto, con un tasso pari al 182,1%. Infatti in molte celle sono presenti letti a castello triplo, dove il terzo materasso è a pochi centimetri dal soffitto. Le persone tossicodipendenti sono circa la metà dei presenti e l’uso degli psicofarmaci è massiccio, con una quasi totale assenza di medici specialisti. Solamente nei primi mesi del 2024 la raccolta dei dati riporta 72 episodi di autolesionismo e 5 tentati suicidi».

 

E ancora, l'occupazione, le chance per un nuovo futuro: «Per quanto riguarda invece l’inserimento lavorativo, ad oggi, circa 91 detenuti lavorano alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria (svolge lavori domestici e lavori interni all’istituto), 46 sono i lavoratori alle dipendenze di datori di lavoro esterni, mentre 62 sono i detenuti coinvolti in corsi di formazione professionale nell’ambito della ristorazione, panificazione, logistica e magazzino e stuccatura e muratura». Con sguardo anche alla formazione: «In totale 142 detenuti sono coinvolti in corsi scolastici (scuola media, scuola superiore, corso di inglese, corso di disegno CAD), ma nessuno studente risulta attualmente iscritto ad una facoltà universitaria».

Dal caso particolare alla riflessione generale: «La situazione presente all’interno dell’Istituto di Busto Arsizio rappresenta dunque lo specchio di quelle che sono le condizioni attuali della maggior parte degli Istituti Penitenziari italiani e dimostra quanto sia importante un cambio di paradigma verso un carcere con funzione rieducativa e volta al raggiungimento del reinserimento sociale del detenuto». 

Ci si è soffermate anche sull’esperienza di volontariato svolta per diversi anni da una delle ragazze: «L’attenzione si è focalizzata sulla casa circondariale di Busto Arsizio e nello specifico nel confronto con il cappellano Don David Maria Riboldi, persona che ricopre il ruolo di “prete in galera", come lui stesso si definisce, oltre che di coadiutore di oratorio. Fin dai suoi primi ingressi in carcere ha percepito l’importanza dell’ascolto dell'altro - indipendentemente dalla religione di appartenenza - di non essere giudicante e di far avvicinare il “dentro” con il “fuori”, facilitando il più possibile l’inserimento di volontari all’interno del carcere con attività laboratoriali, eventi interattivi e culturali sul territorio». Anche il sacerdote ha rimarcato l'importanza di dare una chance concreta con il reinserimento lavorativo.

Un elaborato simile aiuta da attirare l'attenzione: «Proprio per questo abbiamo pensato di approfondire la conoscenza di una Cooperativa Sociale nata di recente (2019) grazie ad un’intuizione del Don rispetto ai bisogni dei detenuti. La Cooperativa “La Valle di Ezechiele” con sede a Fagnano Olona è senza scopo di lucro e nasce con il pensiero che “nessuno si salva da solo, le persone arrivate al capolinea della galera non si rialzano da sole.”4. In questa ottica è stato necessario avere dei collaboratori, oggi soci della cooperativa, che credessero nel progetto e nella filosofia che la anima. La Cooperativa è stata inaugurata il 25 ottobre 2021 dall’allora ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Un’altra esperienza formidabile che una di noi ha visto nascere negli anni di volontariato presso la Casa Circondariale di Busto Arsizio, è Voce Libera, un giornale redatto e gestito dai detenuti di Busto Arsizio».

Si può leggere l'intero lavoro QUI. 

Redazione

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore