Non hanno partecipato in molti, oggi, nell'area verde di via Bellini, al ricordo di Emanuela Loi, nell’anniversario della strage in via D’Amelio. L’idea di trovarsi nel parco-bosco San Giuseppe, intitolato proprio alla giovane componente della scorta di Paolo Borsellino, è stata lanciata dalla consigliera comunale Cinzia Berutti. Complice una conoscenza dello spazio ancora non particolarmente diffusa, una giornata tra le più afose dell’estate 2024, il periodo già vacanziero e una commemorazione all’esordio, il momento è stato condiviso da pochi intimi. Ma pur sempre di un inizio si è trattato, partenza di qualcosa che potrebbe crescere. «Creare un’abitudine condivisa – ha commentato la consigliera – è difficile. Ma ricordare qui potrebbe davvero diventare una consuetudine, soprattutto considerando che l’area è dedicata a questa ragazza così giovane e determinata».
I presenti (c’erano la presidente del Consiglio comunale Laura Rogora, l'assessore Mario Cislaghi, e i consiglieri Maurizio Maggioni, Valentina Verga e Orazio Tallarida) hanno ripercorso l’attentato che uccise il giudice Borsellino e gli agenti della scorta (oltre a Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli, sopravvisse il solo Antonio Vullo), leggendo stralci del messaggio del presidente Mattarella per l’anniversario e della lettera inviata a Busto dalla nipote di Emanuela Loi, stesso nome della zia, anche lei in Polizia, per il giorno dell’intitolazione (vedi QUI).
Spazio anche a sintetiche biografie delle vittime. Esperienze di ordinaria e straordinaria abnegazione al lavoro, di senso del dovere. Vicende di persone perbene, consapevoli del rischio e di essere “in prima linea”. C’era addirittura chi, nel servizio scorte, era entrato dopo il potenziamento deciso in seguito alla strage di Capaci, snodo fondamentale nella storia d’Italia e di tanti esseri umani. Con loro, Emanuela Loi, l’idea di insegnare lasciata, per scelta, alle spalle, un presente in divisa e una vita davanti, con la prospettiva di costruire una famiglia. «Educare e fare memoria – ha sottolineato Cinzia Berutti – significa riprendere in mano».