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Opinioni | 13 luglio 2024, 16:25

L'EDITORIALE. «Torre di controllo, mi consenta»: Malpensa intitolata a Berlusconi? Non ci resta che l'ironia

Il punto non è il cosa, ma il come: dedicare l'aeroporto all'ex presidente del Consiglio senza nemmeno consultare il territorio - i comuni che circondano lo scalo, la Provincia di Varese che lo ospita, il Comune di Milano che ne è proprietario attraverso la Sea - rappresenta tutto tranne che una scelta democratica e partecipata. È un po' come se a Varese un messo comunale cambiasse all'improvviso il nome da Corso Matteotti a Corso Enrico Berlinguer

L'EDITORIALE. «Torre di controllo, mi consenta»: Malpensa intitolata a Berlusconi? Non ci resta che l'ironia

Per festeggiare degnamente l’ingresso della sua seguace Benedetta Fiorini nel consiglio di amministrazione di Enac, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha pensato bene di far sapere al mondo che l’aeroporto di Malpensa viene intitolato a Silvio Berlusconi.

Non “verrà intitolato”, viene intitolato, subito e senza troppe inutili discussioni, secondo lo stile del noto suonatore di citofoni a Bologna e acerrimo accusatore di Ilaria Salis che dovrebbe 90.000 euro di affitti arretrati per avere contribuito ad occupare abusivamente a Milano una casa popolare per lungo tempo. Denuncia sacrosanta se non venisse dal leader (pro tempore sperano in molti) di un partito che è stato condannato per una truffa di 49 milioni di euro ai danni dello Stato (cioè tutti noi) e che quei soldi, con uno slancio di pelosa benevolenza della giustizia, rimborserà in 75 anni con comode rate, che quelle di Vanna Marchi facevano ridere.

Ma tant’è: dall'altro ieri l’aeroporto della brughiera si chiama “Silvio Berlusconi”, nonostante l’alzata di scudi di buona parte dell’opinione pubblica. C’è di buono che chi atterra a Bari il più delle volte nemmeno sa di essere sceso al “Karol Wojtyla” e chi parte da Orio al Serio si guarda bene dal dire, ammesso che ne sia a conoscenza,  che decollerà dal “Caravaggio” per non essere guardato dai presenti come un alieno. I nomi degli scali aerei restano il più delle volte su atti ufficiali e su qualche scritta qua e là per lo scalo. Per tutto il mondo Malpensa resterà “Milan Malpensa Mpx” con buona pace del difensore della nipote di Mubarak e dei molti che lo rimpiangono. 

Il punto, come spesso accade, non è il cosa, ma il come, cioè il modo in cui vengono assunte certe decisioni. Lasciamo perdere il fatto che Berlusconi è certamente un personaggio divisivo, che una norma impedirebbe di dedicare qualsivoglia bene pubblico a chi ha lasciato questa valle di lacrime da meno di dieci anni, che a Malpensa il Cavaliere ci sarà stato sì e no un paio di volte, visto che abitava a due passi da Linate e si muoveva con aerei ed elicotteri personali. Lasciamo anche stare il paragone con gli altri personaggio titolari degli scali aerei nazionali: Guglielmo Marconi, Amerigo Vespucci, Vincenzo Bellini, Leonardo Da Vinci, Borsellino e Falcone  giusto per citarne alcuni. 

Ma non si può far finta di nulla di fronte al fatto che il territorio (i Comuni che circondano lo scalo, la Provincia di Varese che lo ospita, il Comune di Milano che ne è proprietario attraverso la Sea) non sia stato nemmeno consultato. Soprattutto da uno che si era fatto largo in una forza politica che aveva come slogan “padroni a casa nostra”.

È come se domani arrivasse un messo dell’amministrazione comunale e cambiasse nome a Corso Matteotti per farlo diventare Corso Enrico Berlinguer, che in fondo stava più o meno dalla stessa parte del leader sardo ed è sicuramente più recente. Ci sarebbe, giustamente, una sollevazione popolare. Ma per fortuna non passa per la testa al sindaco Galimberti, che pure a Berlinguer è sicuramente vicino, di mettere in pista progetti in tal senso. Salvini no, nella sua caccia disperata ai voti che ha perso per strada spera che il jolly Berlusconi gli garantisca un po’ di suffragi in quota Forza Italia.  

Il curioso è che quelli che si comportano in questo modo poi si lamentano perché la gente si allontana dalla politica, non va a votare e pensa solo al proprio orticello. Se il metodo democratico è questo... Povero Gaber e la sua “libertà è partecipazione”.

Comunque consoliamoci: il blitz dell’Enac ha già scatenato la fantasia degli umoristi del web. Si va dall’”Aeroporto Bunga Bunga” al duty shop Piero Fassino, dalle cancellazioni dei voli che saranno indicate come “legittimo impedimento” alle cene eleganti nel lounge di Egyptair. Qualcuno immagina anche il colloquio tra un pilota e la torre di controllo poco prima dell’atterraggio: ”Mi consenta, vorrei scendere sulla pista 35R”.

Marco Dal Fior

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