/ Varese

Varese | 03 luglio 2024, 14:18

VARESE, TI RICORDI? - Quel Calzaturificio di Varese che mise le ali ai piedi del mondo

Tutto nacque nel 1870 in una vecchia casa-laboratorio della Città Giardino, dove Santino Trolli mise le basi per realizzare il suo sogno: produrre calzature di qualità per tutti. Da un impero di stile e qualità che portò il nome di Varese in 70 punti vendita posizionati nei centri storici delle città di tutta Italia al declino, come il nome accorciato in "Divarese", dopo la cessione a Benetton

VARESE, TI RICORDI? - Quel Calzaturificio di Varese che mise le ali ai piedi del mondo

"Varese, ti ricordi?". Ricordarsi di cosa? Perché guardarsi indietro? Evitiamo esercizi di stile o tuffi piuttosto scontati nel mare della malinconia, del "prima era meglio": se applicati a una città sono sempre perdenti e poco proficui

Riaprire gli occhi sul passato può avere un solo senso compiuto: percorrere la storia a ritroso per ritrovare il senso del nostro essere cittadini di un determinato luogo, per ripiantare, ancora più salde, le nostre radici, per seguire una traccia che dallo ieri ci porti al domano

Questo sarà "Varese, ti ricordi?", il viaggio di VareseNoi.it dentro al nostro passato di varesini.

A Varese, nel 1870, in una vecchia casa-laboratorio, Santino Trolli metteva le basi per realizzare il suo sogno, produrre calzature di qualità per tutti. Il colpo di genio l’aveva avuto qualche tempo prima: portare in Italia il nuovo apparecchio americano ideato da Elio Howe, che aveva adattato la sua macchina per cucire alle pelli, fornendo uno strumento rivoluzionario per approntare le tomaie, fino ad allora tagliate e cucite a mano. Trolli capì subito che con quella macchina avrebbe potuto fornire oggetti di qualità anche a quei ceti per i quali la scarpa di cuoio era un lusso, se non addirittura un capo sconosciuto. 

Nasceva così a Varese la prima “Fabbrica italiana di Tomaie Giunte”, e già nel 1873 le scarpe di Santino Trolli ebbero grande successo all’Esposizione mondiale di Vienna e, grazie alle intuizioni del figlio del fondatore, Luigi, nel 1880 le tomaie arrivarono addirittura in Australia, all’Esposizione Internazionale, destando scalpore. La rivoluzione industriale correva veloce, e Luigi Trolli pensava in grande, così nacque l’idea del “Calzaturificio di Varese”, grazie all’incontro con Felice Sardi, uomo d’affari che già era in contatto con un concorrente di Trolli, Antonio Bernasconi. 

Il 18 agosto 1899, con rogito notarile del dottor Stefano Allocchio, sorgeva la Società italiana per l’industria pellami, calzature ed affini, che prese il nome di “Fabbriche riunite Trolli e Bernasconi”, con sede in viale Milano.

Luigi Trolli si mostrò sempre all’avanguardia e andò in Germania, paese allora leader nell’industria calzaturiera, ad acquistare 50 macchine Moenus, con cui avviare una produzione in grande stile, con l’aiuto poi della grande distribuzione. Il dado è tratto, il “Calzaturificio di Varese” - la denominazione ufficiale arriva nel 1910 - apre il suo primo negozio a Milano, in via Mercanti, e nel 1903 i negozi arrivano anche a Genova, Torino, Bologna, Sampierdarena e Monza.

In uno splendido e raro catalogo del 1910, si legge come nel 1899 gli operai fossero 150 e nel 1910 già 450, lo stabilimento fosse passato da 3mila metri quadrati a 7.500 e la produzione da 250 a 1.200 paia al giorno, con 20 negozi contro uno, e 200mila clienti contro i 20mila di undici anni prima. 

Con gli anni i punti vendita diventarono oltre 60 in tutta Italia, e le réclame del “Calzaturificio di Varese” apparivano sulle copertine della Rivista del Touring Club Italiano e dei quotidiani, e celebre è l’illustrazione del pittore Leopoldo Metlicovitz, in forza alla Casa Ricordi, dedicata a un’affascinane signora in rosso con le calzature dei Trolli ai piedi.

Il merchandising funzionava a meraviglia, e si trovavano lucidi per scarpe, calzascarpe, splendidi dépliant pubblicitari, perfino carte da gioco con il marchio del “Calzaturificio di Varese”, per non parlare di una magnifica serie di cartoline con le vedute delle più belle zone del Varesotto e di libri celebrativi, con in copertina dipinti di De Bernardi e Cavaleri. 

Il negozio di corso Roma a Varese era il più lussuoso della città, con tutte le novità del catalogo che usciva due volte l’anno, e altrettanto eleganti erano le filiali, da Venezia a Palermo. Un impero quotato in borsa, con un patrimonio immobiliare che all’inizio degli anni ’80 valeva 40 miliardi di lire con 70 negozi nei centri storici e marchi come “Zenith” e “Varese”, che passò di mano nel 1982, quando Pierluigi Trolli e il finanziere Aldo Ravelli cedettero l’azienda a Luciano Benetton. 

Il “Calzaturificio di Varese” non era più varesino e accorciò il nome in “Divarese”, Benetton liquidò le scarpe in giacenza - in corso Roma si formarono file di persone in attesa di mettere le mani su articoli di lusso scontati fino all’80 per cento - mentre le azioni tracollarono in borsa. Un triste crepuscolo per una ditta che aveva portato il nome di Varese nel mondo, diventando un simbolo di stile e qualità grazie ai suoi prodotti e al genio dei suoi fondatori.

Mario Chiodetti

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

Google News Ricevi le nostre ultime notizie da Google News SEGUICI

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore