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Busto Arsizio | 02 luglio 2024, 21:12

Addio Paola, colonna portante dell'Aubam: sei partita mentre arrivavano i tuoi bimbi di Chernobyl

In tanti sono grati a Paola Nadin, scomparsa a 65 anni: «La sua porta era sempre aperta per chi aveva bisogno». Il suo impegno incessante e silenzioso come quello di papà Tullio, alpino. I ricordi

Addio Paola, colonna portante dell'Aubam: sei partita mentre arrivavano i tuoi bimbi di Chernobyl

Paola Nadin era la «colonna portante dell'Aubam»: tutto quello che si è potuto fare in questi anni per dare accoglienza e affetto ai bambini di Chernobyl, è stato anche grazie al suo incessante lavoro. Incessante e silenzioso, com'era nel carattere di Paola, scomparsa a 65 anni a Busto Arsizio. Generosa e umile di natura e anche sulla scia di quanto le ha trasmesso la famiglia, a partire dal papà alpino, Tullio.

È stata travolgente la commozione alla notizia della sua morte. Antonio Tosi Pedèla ha avuto parole toccanti durante la conferenza stampa di presentazione della stagione alla colonia di Alassio, quella che permetterà di offrire gioia e sollievo a bimbi ucraini (LEGGI QUI).

Questo è stato lo spontaneo pensiero: Paola è partita per questo suo viaggio, proprio mentre i bambini stavano arrivando. Mentre un altro tassello di Bene veniva compiuto. Domani, mercoledì 3 luglio alle 15.45 nella Chiesa parrocchiale di Madonna Regina verranno celebrati i suoi funerali (preceduti dal Rosario alle 15.30, prima potrà essere salutata nella Casa funeraria "Le origini - Mismirigo" in viale Sicilia 5). Nelle stesse ore in cui gli sguardi dei piccoli si poseranno sul mare, si pronuncerà l'addio.   

Antonio Tosi Pedèla sottolinea: «Paola è stata per anni la colonna portante di Aubam. Teneva i rapporti con consolati, ambasciate, ministeri. Un lavoro pesante, che non conosceva orari, svolto in modo fantastico. Degna figlia di un grande alpino. Poco appariva, né di parlare. Sì, secondo me incarnava ciò che avevo detto in un'intervista su don Isidoro Meschi: poche parole, ma fatti».

Quell'impegno che richiedeva meticolosità e fatica, lo svolgeva senza posa. Lavorava con il marito in una piccola azienda meccanica e quando è entrata nell'associazione, «ha lasciato subito il segno». A sua volta, ha portato a casa anche diversi bambini di Chernobyl.

La sua porta era sempre aperta per chiunque avesse bisogno. Così la racconta Paola Zaroli, sua grande amica: «Per me lei era più che una sorella, abbiamo condiviso momenti belli e portato insieme le croci».

«Era brillante - continua - Ha sempre lavorato nel silenzio. Vale per i bambini di Chernobyl, tante famiglie adesso stanno scrivendo messaggi. Ma non solo. Era attiva in parrocchia a Madonna Regina ed era in sintonia con suo marito Luigi in questo impegno».  

C'era una frase, che univa particolarmente le due amiche: «Quando l'amore chiama, dicevamo, rispondi».  

E Paola ha sempre risposto, senza esitazioni, ha coinvolto gli altri nelle missioni di amore silenzioso, si è rimboccata le maniche. Fino all'ultimo e questo si potrà vedere anche negli occhi di quei bambini che contemplano il mare, perché ci sono luci che non smettono mai di splendere, tra le onde della vita.

 

Ma. Lu.

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