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Territorio | 30 giugno 2024, 05:23

Serena Nardi la signora della lirica varesina: «Lavoro con passione ad un rinascimento culturale della città e del territorio dell'Insubria»

Ideatrice e direttrice artistica del Festival Menotti, Serena Nardi ci racconta obiettivi e sogni: «Varese può ambire a diventare capitale della cultura se enti locali, istituzioni e associazioni culturali lavorassero in sinergia. Un progetto ambizioso, ma per una provincia e una città come la nostra, con tanta storia, tutto è possibile. Bisogna cominciare a seminare dalle scuole, perché la cultura è strumento di crescita sociale e crea ricchezza in tutti i sensi»

Serena Nardi

Serena Nardi

Serena Nardi vanta un lungo curriculum, che parte dagli studi effettuati in prestigiose istituzioni di musica, arte e teatro. Dal diploma conseguito all'Accademia di Arte Drammatica di Milano alla laurea in alta formazione artistica all’Accademia di Belle Arti di Brera, alla Laurea in Scienze dei Beni Culturali e una in Scienze della Musica e dello Spettacolo, fino al master in Regia Lirica, la sua grande passione. 

Per oltre vent’ anni ha svolto la professione di attrice teatrale e nel 2005 ha fondato una importante Scuola di teatro per bambini, ragazzi e adulti a Varese. Ha insegnato Comunicazione Teatrale all’Università dell’Insubria e ha lavorato come assistente alla regia con importanti registi d’opera lirica in alcuni prestigiosi teatri italiani.

E’ ideatrice e direttrice artistica di Varese Estense Festival Menotti con il quale dal 2017, grazie al suo costante impegno, alla dedizione e professionalità, ha riavviato la produzione di opera lirica nella città di Varese, dopo 100 anni di assenza.

Quali sono i progetti in corso attualmente per promuovere la cultura in provincia di Varese?

Sto lavorando, in modo assiduo, sulla valorizzazione del passato culturale artistico della città anche dal punto di vista storico. Cerco di promuovere in modo approfondito e costante alcune grandi personalità artistiche che hanno dato lustro alla nostra provincia. Abbiamo prodotto, per la prima volta nel suo territorio, due opere del varesino Giancarlo Menotti, nativo di Cadegliano Viconago, uno dei più grandi operisti del 900 e massimo artista musicale del nostro territorio. Abbiamo prodotto e portato in scena due sue opere a Varese, al Teatro del Verme di Milano e al Teatro Fraschini di Pavia e stiamo lavorando per organizzare altre repliche. Recentemente abbiamo inaugurato il Festival varesino in onore di Dario Fo, nativo di Sangiano, in collaborazione con il Comune di Luino, di Sangiano, la Fondazione Fo-Rame, Fondazione Comi, Regione Lombardia, solo per citare alcuni dei collaboratori al progetto. Questa manifestazione ha avuto un bel successo ed è mio auspicio farlo crescere nei prossimi anni, come vorrei lavorare alla promozione di altre personalità nate nel nostro territorio come le cantanti liriche Giuseppina Grassini  e Giuditta Pasta.

Quali sono i progetti futuri? 

Innanzitutto dare maggior stabilità al Festival Estense Menotti che si configura come un importante festival multidisciplinare estivo del territorio soprattutto perché offre proposte per tutti i gusti: lirica, arte, musica, prosa, presentazione di libri, conferenze per approfondire la storia del territorio, conoscere giovani artisti del territorio. Certamente l’obiettivo principale è avvicinare sempre di più i varesini alla lirica: purtroppo, nel tempo, sono stati disabituati a una proposta locale, come accade in quasi tutte le altre città del mondo. Inoltre sono in atto collaborazioni importanti con Fondazione Milano e Comune di Milano per nuovi progetti lirici legati alle produzioni del Festival. Un traguardo importante, un ulteriore passo in avanti  per dare sempre maggior concretezza all’idea di un “rinascimento culturale varesino”, che non deve guardare solo al passato e alla tradizione ma vorremmo fosse, per Varese e il suo territorio, una nuova possibilità per affermarsi come  innovativa fucina di vitalità culturale.

L'obiettivo quindi è arrivare ad cambio radicale a livello di fruizione della cultura nel territorio dell’Insubria?

Sarebbe necessaria una forte sinergia con enti locali, istituzioni e associazioni culturali del territorio perché la nostra provincia possa rivendicare il suo posto nel panorama culturale italiano e aspirare, eventualmente, a diventare Capitale della Cultura. Un sogno ambizioso certamente, ma per una provincia e una città come Varese con tanta storia e talento tutto è possibile. 

Quali sono le difficoltà principali che incontra nel suo lavoro?

Tante purtroppo e ogni giorno. C’è ancora una sorta di diffidenza o disattenzione da parte di tanti soggetti, istituzionali e non, nei confronti dei fatti “culturali”. Si confonde ancora troppo la “cultura” con l’”intrattenimento” o, in generale, si considera la cultura come un fatto per pochi. Qualcosa di annoiante e non indispensabile. Frutto di una certa diseducazione, o peggio ineducazione, al valore della cultura in quanto tale, anche come strumento di crescita sociale. Gli ultimi decenni e gli stravolgimenti avvenuti a livello di comunicazione di massa sono stati letali. Questo, devo dire, mi spiace tantissimo. Credo che si dovrebbe ricominciare a seminare dalle scuole, dai luoghi di incontro dei giovani, dai centri di aggregazione, dagli spazi teatrali e musicali. Dobbiamo far passare il concetto che la “cultura nutre mentre l’ intrattenimento sfama”. La cultura è di tutti ed è un patrimonio da proteggere, tutelare e promuovere sempre, costantemente.

Cosa la spinge ad andare avanti nei suoi progetti e iniziative culturali?

L’amore che ho nei confronti di Varese, la mia città natale e del suo territorio: una provincia ricca di bellezza, energia ed enormi potenzialità. La volontà di scoprire e dare spazio a tanti talenti artistici locali che muovendo i primi passi nella nostra provincia, da sempre, hanno esportato a livello nazionale e internazionale il loro talento, il loro estro e la loro competenza. Tutto questo mi dà la forza di andare avanti. Sono una visionaria. Sogno per Varese un grande futuro: c’è molto lavoro da fare e solo con il dialogo, l’allineamento sui progetti, la condivisione si potrà rivitalizzare quel turismo culturale che il nostro territorio meriterebbe di implementare. Per realizzare ciò che ai varesini sta a cuore da sempre, ovvero il “fare impresa”, un’impresa culturale varesina che avrebbe un grande risvolto economico. Perché la cultura, contrariamente a ciò che si pensa, può creare ricchezza, in tutti i sensi. Soprattutto nel nostro paese, il più bello del mondo.

 

Claudio Ferretti

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