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Calcio | 27 giugno 2024, 07:03

Ferretto Ferretti, quel docente varesino a Coverciano "figlio" del professor Arcelli: «L'intelligenza artificiale? Non cancellerà il vecchio "occhiometro"»

Chi ha avuto un grande maestro non può che diventare un grande maestro: intervista a uno dei più importanti preparatori atletici italiani. «Arcelli è stato un papà professionale, da lui ho imparato tutto. La preparazione? È in continua evoluzione e la sinergia con gli allenatori deve essere sempre più forte. Il futuro? La sensibilità e l'esperienza continueranno a contare. Mantenersi in forma con calcetto, padel, tennis, corsa o ciclismo è cosa buona e saggia, ma in caso di dieta va evitato il "dottor Google"»

A sinistra Ferretto Ferretti con Beppe Marotta. Sopra a destra è con Ancelotti e il preparatore del Real, più in basso con Alex Del Piero e il mister del Parma Fabio Pecchia

A sinistra Ferretto Ferretti con Beppe Marotta. Sopra a destra è con Ancelotti e il preparatore del Real, più in basso con Alex Del Piero e il mister del Parma Fabio Pecchia

C'è un senso di compiuto davanti alla parabola di un uomo che - avendo avuto il migliore dei maestri - prende la sapienza che gli è stata donata e a sua volta si dedica a insegnarla.

È il caso di Ferretto Ferretti, varesino acquisito (nato a Pordenone e arrivato giovanissimo nella Città Giardino), uno dei più importanti preparatori atletici italiani: ieri è stato discepolo del “prof” Enrico Arcelli, oggi è docente in ben due università (Cattolica di Milano e San Raffaele di Roma) oltre che a Coverciano, dove ha formato tanti allenatori e colleghi. In mezzo la militanza in squadre prestigiose come Monza, Ravenna, Venezia, Sampdoria, Torino, Reggiana, Milan e Piacenza. 

Ma tutto, ovviamente, è nato sotto al Sacro Monte.

Dottor Ferretti, ci racconta come iniziò con Arcelli?

È stato il mio grande maestro, oserei dire il mio papà professionale, e da lui ho appreso tutto ciò che poi mi è stato utile per il mio percorso professionale. Non dimentichiamoci che a Varese è nata proprio grazie ad Arcelli la figura del preparatore atletico. Poi, grazie a Beppe Marotta ho avuto la possibilità di fare il preparatore atletico nel Fanfulla, a Monza, Ravenna, Venezia con l’allenatore Novellino vincendo il campionato di serie B e Sampdoria. Nel mio trascorso di preparatore sono stato anche per qualche anno a Milan, Torino, Reggiana, Piacenza e Pro Patria.

È da tanti anni nel mondo del calcio: come è cambiata la preparazione?

Tantissimo, ed è sempre in fase di cambiamento e miglioramento grazie alla tecnologia e alla ricerca che dà maggior conoscenza per garantire ai calciatori la migliore prestazione possibile. Il calciatore è costantemente monitorato per garantirgli una forma fisica eccellente ed evitare al più possibile spiacevoli infortuni. Quando ho iniziato con Arcelli, non esisteva il cardiofrequenzimetro, e non si sapeva nulla sui diversi carichi di lavoro che ogni giocatore doveva eseguire. L’allenatore e il preparatore usavano l’"occhiometro": in base all'esperienza e alla percezione un poco empirica si valutava lo sforzo dell’allenamento. Poi nel tempo tutto si è evoluto, sono cambiate le tipologie di allenamento creando sempre di più una forte sinergia tra la figura del preparatore e dell’allenatore. Questo programma di lavoro è quello che insegno a Coverciano al corso di allenatori.

Nella sua carriera di docente a Coverciano, ha conosciuto molti allenatori che ora guidano importanti panchine nel nostro campionato?

Certamente, non mi chieda l'elenco perché sarebbe lungo e rischio di tralasciare qualcuno. Posso però, se la memoria non mi inganna, menzionare gli allievi varesini come Stefano Bettinelli ed il suo vice Oscar Carlotti, che proprio in questi giorni sono stati chiamati ad allenare il Luino. Inoltre Fiorenzo Roncari, che anche quest’anno ha guidato la Castellanzese in modo egregio, e Moreno Bertoli, allenatore per anni delle giovanili del Varese. Se ho tralasciato qualcuno chiedo scusa, ma ho visto passare tanti ex calciatori che si sono messi a studiare, come i nominati  amici varesini, con impegno, dedizione e voglia di imparare.

L'intelligenza artificiale nel calcio quale futuro potrebbe avere?

Credo che darà sicuramente un aiuto per rendere più veloci i processi di analisi delle partite, o per valutare alcune caratteristiche tecniche dei calciatori ed il loro stato fisico, ma non entrerà poi più di tanto perché il famoso e vecchio metodo dell’occhiometro ci sarà sempre, con la propria esperienza e sensibilità e professionalità e tanto mestiere. Poi lancio una provocazione in tal senso: se l’intelligenza artificiale fosse talmente valida nel scegliere senza margine di errore e senza sbagliare i calciatori che giocano, le partite sarebbero monotone e finirebbero tutte zero a zero, perché sarebbe tutto equilibrato, senza errori tattici e di scelte tecniche.

Parliamo dei suoi giornali?

La rivista mensile "Nuovo Calcio" si trova in edicola e si rivolge prevalentemente alle figure come allenatori, preparatori, fisioterapisti e a tutti coloro che operano nel mondo del calcio dilettantistico e professionistico. Al suo interno si trovano articoli di tecnica, tattica, recupero psico fisico, nutrizione e metodologie di allenamento. Mentre sulla rivista trimestrale "Scienza&Sport" ci sono articoli dove si parla di diverse discipline sportive con un taglio molto scientifico, ed è prevalentemente rivolta ai medici dello sport e ai preparatori atletici.

Un consiglio per gli amatori del calcetto?

Mantenersi in forma è cosa buona e saggia. Il calcetto è una disciplina di gruppo che crea momenti di socialità e fa assolutamente bene, ma bisogna fare sempre attenzione a non superare i propri limiti, a rispettare la propria struttura fisica e a fare molta attenzione ai traumi. Si gioca per divertirsi e non per farsi male. Questo vale anche per altre discipline come padel, tennis, corsa e ciclismo. È anche importante tenersi sempre sotto controllo medico e curare l’aspetto della nutrizione, che deve essere sempre sapiente, evitando in caso di una dieta il famoso "dottor Google": per guidarci ci sono gli specialisti.

Claudio Ferretti


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