«Chi vuole la fine delle edicole?» è ciò che riporta lo striscione posizionato a lato dell’Edicola di Avigno, in via Saffi, a Varese.
«A Varese solo la mia edicola ha questo striscione, mentre ce ne sono altre sparse in tutta Italia che hanno fatto lo stesso - spiega Paola Milani, titolare insieme a Moreno Zanini - L'obiettivo del gruppo di edicolanti di cui faccio parte è quello di portare l'attenzione sul problema di noi che vendiamo giornali e riviste. Ogni anno, infatti, chiudono molte edicole e, quindi, vogliamo farci sentire».
Secondo quanto riporta la titolare, le edicole avevano un accordo nazionale tra distributori che è scaduto da ormai tredici anni e che non è mai stato rinnovato. Oltretutto, hanno un guadagno in percentuale che risale a vent'anni fa, offerte che non portano entrate e devono pagare tutto anticipatamente e in contanti: «Il nostro margine di guadagno è ridotto ormai al 17,50% lordo dal prezzo di copertina dei prodotti».
«Noi ci rivolgiamo alla società editori (Fieg) e vogliamo che questa accetti di venire al tavolo delle trattative. Inoltre, chiediamo che i sindacati ci ascoltino, in quanto abbiamo ricevuto poche risposte. Vorremmo, quindi, organizzare una manifestazione prima della chiusura estiva - afferma la titolare - Siamo stati ritenuti essenziali durante la pandemia e crediamo ancora di esserlo, perché qui passa la libertà d'informazione».
Le vendite, come spiega Paola Milani, sono molto calate: «Questa edicola c'è da 50 anni, ma io e il titolare l'abbiamo rilevata sei anni fa. Sono dimezzate, rispetto a prima, le vendite di quotidiani, riviste, libri e su questo, inoltre, c'è poco guadagno. Quindi, speriamo in qualcosa che ci faccia arrivare ad avere uno stipendio. Quindici anni siamo passati da 43mila punti vendita, a meno di 10mila».
Varese non è esente: l’Edicola di Avigno è infatti l'unica rimasta nella zona nord della città e ancora poche ne restano su tutto il territorio.