Varese dalla vetrina - 17 giugno 2024, 08:00

VARESE DALLA VETRINA/20. "Calicò", quell'angolo di via Carrobbio che sembra un mondo incantato

Cristina Insalaco ha creato un laboratorio di stile: la sua bottega è una luce colorata, un punto di incontro per chi ama il buon gusto e la fantasia. Dai tessuti orientali alle frasi che inanellano perline e parole da appendere al soffitto, qui tutto è creatività: «Le mie clienti? Si va dalle ragazzine alle nonne, ma spesso oggi le giovani osano meno delle loro genitrici»

Cristina Insalaco nel piccolo mondo incantato di “Calicò”, in via Carrobbio a Varese

C’è un negozio a Varese dove Alice si troverebbe a meraviglia, lasciando per un attimo il suo mondo incantato per dare un’occhiata alle ultime creazioni di Parigi, alle suggestioni che arrivano dall’India, ai coloratissimi abiti pret-à-porter, ai gioielli in ceramica raku, agli orecchini in cartapesta simili a grosse pietre preziose.

Si chiama “Calicò” e mostra la sua splendida e creativa vetrina dal luglio 1998, in via Carrobbio 15, tra una serranda abbassata e l’altra, ma il filo di cotone che caratterizza il tessuto da cui prende il nome è resistente e antico, viene dalla città indiana di Calicut e ha stregato Cristina Insalaco, architetto mancato (con tutti gli esami finiti) ma donna di infinita fantasia e simpatia

«Il calicò è un cotone grezzo leggero e crespo, era usato per le sottogonne e nell’800 per la biancheria femminile. Amo l’India, da dove proviene, e le stoffe, e così ho dato questo nome al negozio. Avevo terminato gli esami e per mantenermi agli studi lavoravo in un negozio di bigiotteria in piazza Lima a Milano. Avrei dovuto aiutare la proprietaria per il periodo natalizio, ma poi lei mi lasciò le chiavi e ne se andò via per due mesi, così mi appassionai al lavoro e, tornata a Varese, pensai di aprire una mia attività, dopo aver letto sull’“Occasione” della disponibilità di questo spazio», spiega Cristina, dai magnetici occhi verdi e con un’allure decisamente parigina. 

«All’inizio proponevo bigiotteria e borse e cappelli manufatti da me, poi ho incominciato ad andare a Parigi sotto Natale per visitare le fiere e i grossisti del centro, e prendere ispirazione per i miei modelli, oltre ad acquistare prodotti che allora erano unici, li trovavi solo lì. Oggi non è più così purtroppo, anche nella Ville lumière sono arrivati gli articoli made in China».

Il negozio del Carrobbio, via purtroppo funestata dalla chiusura di parecchi esercizi, dalla storica macelleria alla tabaccheria a due bar, è una luce colorata, un punto di incontro per chi ama il buon gusto e la fantasia, perché da “Calicò” ogni oggetto è particolare e unico, dalle collane con i fiori di stoffa, ai monili in ceramica raku, agli anelli e ai braccialetti dalle forme bizantine arrivati dalla Turchia, ai fantasmagorici orecchini ispirati agli aperitivi, con micro bicchieri e cannuccia e nomi che vanno dallo “Spritz” al “Blue Angel” o al “Gin Tonic”.

«Tutti i gioielli sono realizzati da me, in questo periodo propongo collane con disegni e decorazioni termoadesive che di solito si “incollano” sui maglioni. Poi abiti interi, gonne e magliette, collaboro con una ditta italo-indiana che produce tessuti stampati a mano con stampi di legno, colore per colore».

Il negozio è una sorta di atelier allargato, perché con Cristina Insalaco collaborano altre menti creative, come la ceramista Giovanna Zighetti, e Sara e Maria Francesca della “Tana delle Costruzioni” di Vedano Olona.

«Da loro ottengo i pezzi raku per realizzare le mie creazioni, mentre con Giovanna diamo vita anche a figure in ceramica come gli angioletti. In passato ho collaborato a lungo con Rina Galimberti, grande artista del vetro e del feltro, per realizzare originalissime collane. Poi lavoro spesso con Cristina Marzaro, titolare del marchio “Colorphylla”, che realizza meravigliosi abiti stampati con le foglie e colorati soltanto con essenze naturali, come il mallo di noce, l’indaco, il legno di Compece usato dagli Aztechi, o la curcuma. Con lei e la “Tana delle Costruzioni” ho organizzato una sfilata al Caffè Lucioni di Castiglione Olona, presentando i miei gioielli abbinati agli abiti “naturali”». 

La clientela di “Calicò” è variegata: «Si va dalla ragazzina alla nonna, e qualche volta le giovani “osano” meno delle loro genitrici, che invece sono curiose di indossare anche gioielli o abiti insoliti e magari un po’ bizzarri. Nel mio piccolo negozio non manca però una sedia in più, per chi vuole fermarsi a chiacchierare, e devo dire che molte delle mie amicizie più salde sono nate proprio così». 

Le ultime creazioni di Cristina sono le frasi da appendere al soffitto o a un vetro, un lungo filo con inanellate perline e parole, haiku, poesie, aforismi, e la ventosa in omaggio. E come motto finale, ecco un “filo parlante” del grande designer Bruno Munari, che riassume gli intenti di chi ha fatto della fantasia l’essenza stessa della vita: «Quando qualcuno dice: “Questo lo so fare anch’io”, vuol dire che lo sa RIFARE. Altrimenti lo avrebbe già fatto prima».

Mario Chiodetti