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Varese | 16 giugno 2024, 16:39

Grazie Festa del Rugby perché su questo prato ci fai lasciare il cuore. A Varese solo qui i veri "grandi" sono i giovani

Ecco la lettera (non anonima) di chi riconosce all'evento del Rugby Varese di essere un patrimonio della città: per tre giorni all'anno diamo il 101%, sosteniamo gli altri e l'unico "rumore" che si sente è quello di chi tiene per mano qualcun altro, un figlio, un amore, un dolore, un papà, un ricordo, un sogno. Qui i volontari firmano per uscire dall'ospedale pur di esserci, si prepara la fonduta dell'affinatore di formaggi arrivato dalla Francia e si può arrivare in ciabatte, forse perfino in mutande perché puoi essere quel che sei

Passato, presente e futuro all'Aldo Levi di Giubiano: due bimbi pronti a calciare tra i pali, l'ovale rivolto verso il cielo di Gianmario Rossi e le premiazioni per il miglior giocatore Luca Perin, l'uomo squadra Sirio Pari e la bislonga d'oro per Marco Talacchini

Passato, presente e futuro all'Aldo Levi di Giubiano: due bimbi pronti a calciare tra i pali, l'ovale rivolto verso il cielo di Gianmario Rossi e le premiazioni per il miglior giocatore Luca Perin, l'uomo squadra Sirio Pari e la bislonga d'oro per Marco Talacchini

Alcuni "nanetti" calciano l'ovale sul campo principale davanti ai pali, mentre altri, non troppo più grandicelli, saltano sui gradoni pronti a smontare tutto ciò che è stato Festa del Rugby - a partire dagli striscioni - ed è servito a erigere per tre giorni questa città nella città dove le fondamenta hanno nomi come "anima", "cuore", "aria", "libertà", "memoria", "amicizia", "futuro", "passione", "amore", "regole", "giovani". Anima e cuori che si respirano nell'aria e sono racchiusi nel gigantesco ovale che punta verso il cielo con il nome di Gianmario Rossi, il dio della Festa e del Rugby Varese, così come Aldo Levi e tutti i "giocatori di rugby" che "non muoiono mai". "Al massimo passano la palla". E lo fanno con quella libertà e quell'amicizia che, seguendo le regole del rispetto dei compagni e degli altri, rende giovani o, semplicemente, fa vivere tutto al "101%", l'altro numero che racchiude la Festa del Rugby. Questo è il grazie di Varese e dei varesini che da queste parti lasciano il cuore ogni anno: il grazie alla Festa del Rugby e a chi la organizza. 

Grazie Festa del Rugby perché su questo prato abbiamo tutti tenuto per mano qualcun altro, un figlio, un papà, un amore, un dolore, un ricordo, un sogno e lo abbiamo fatto perché ci hai sempre accolto a braccia aperte, gratuitamente, senza chiederci nulla in cambio ma regalandoci soltanto un luogo dove sentirci liberi di essere ciò che siamo con chi vogliamo.

Grazie perché qui ci fai scoprire che i varesini sono anche sorridenti, altruisti, generosi, "passano la palla" di Gianmario ritrovando gli amici e, quasi, l'odore del loro "mare" e della "montagna", anche per la presenza delle tende sul prato in cui dormono la notte i giocatori dei tornei. Qui i varesini fanno gruppo, dal primo cittadino all'ultimo, perché non c'è alcuna barriera e, anzi, se c'è cade in fretta, ovviamente grazie a un boccale di birra (ecosostenibile, ça va sans dire).

Grazie perché i primi in azione la domenica mattina per sistemare tribune e campo a festa finita sono i bimbi e i ragazzini, come sono i giovanissimi ad accoglierti alle cucine o ad essere attori protagonisti delle serate: non c'è altro luogo a Varese dove i veri "grandi", per tre giorni, sono i giovani.

Grazie perché qui si può arrivare in ciabatte, forse perfino in mutande che, nel momento delle premiazioni della domenica, da tradizione, magari devi pure calare. Perché qui sei nudo, sei quel che sei e nessuno ti giudica per ciò che non sei. Perché ci fai sentire un pezzettino incastrato in qualcosa di più grande.

Grazie per ricordarci ogni anno che l’estate è iniziata davvero. E grazie per essere diventata così unica a grande con la forza della passione.

Grazie perché ci insegni che ognuno ha al suo compito, piccolo o grande che sia, come i 200 volontari e, tra questi, c'è anche chi ha firmato per uscire dall'ospedale dopo un serio problema di salute pur di non mancare. È lui, il volontario numero 1 impossibile da fermare, a cui va il grazie dei grazie.

Grazie a Gianmario Rossi, ad Aldo Levi, ai fratelli Sacchetti, ma anche ad Alfredo Margherini che continua a essere presente tra i tavoli della festa nello spirito della sua Barbara, che non molla mai, come faceva lui. 

Grazie perché la premiazione sociale dell'uomo squadra Sirio Pari e del miglior giocatore Luca Perin, e quella che ha assegnato la mitica bislunga d'oro a Marco Talacchini, che più di tutti quest'anno si è distinto per l'aiuto al Rugby Varese, ci hanno detto ancora una volta che nonostante un campo infangato, i temporali e il freddo di questi giorni, c'è sempre qualcuno pronto a riscaldarci e a "ripulire" tutto.

Grazie a Donald che, arrivato dalla Costa d'Avorio al Rugby Varese e, poi, trasferitosi oltreconfine per fare l'affinatore di formaggi, è arrivato alla Festa in pullmino dalla Francia con i suoi compagni di squadra per giocare il torneo seven. Ovviamente, portando con sé i suoi prodotti e preparando la fonduta per chi l'ha fatto crescere.

Grazie perché l’unico rumore che, qui, copre tutti gli altri rumori è quello del cuore dei giovani varesini: chi altro glielo fa battere in questa città? 

Grazie Festa del Rugby e Rugby Varese per averci dato, ancora una volta, il 101%. Questa è la lettera (non anonima) di tutti quelli che te lo riconoscono.

Andrea Confalonieri

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