Tutto incomincia da un ritrovamento, un mazzetto di vecchie fotografie virate seppia che giaceva da anni in un cassetto nella credenza di famiglia. Le aveva conservate per una vita Marina Sartorio, la madre di Renzo Fazio, uno dei due autori, assieme a Nadia Zanelli, del libro che ricostruisce minuziosamente la storia dell’emigrazione dalla Val Veddasca, un luogo che riserva molte sorprese legate a persone diventate qualcuno dopo anni di sacrifici all’estero.
“Noi della Veddasca – Cinque secoli di emigrazione e successi” racconta infatti vicende iniziate intorno a 1475, quando i primi muratori e capomastri se ne andavano dai paesi della valle per recarsi in Liguria, a Perugia e Sulmona, ma anche in Emilia, Piemonte e Toscana, e più tardi in Francia, dove mettevano la loro sapienza artigianale, e spesso la genialità, al servizio dei committenti.
Nadia Zanelli è un’appassionata ricercatrice di tutto ciò che riguarda la valle (in passato ha collaborato con Graziano Ballinari, cessologo, mutandologo e showman che un tempo gestiva il Museo degli antichi mestieri a Garabiolo), ha pubblicato tra gli altri, nel 2012 per Lativa il volume “Dove le pietre raccontano antiche storie”, e collabora tuttora con la rivista “Terra e Gente”.
Ricca la bibliografia di Renzo Fazio, anche appassionato collezionista di fotografie e cartoline d’epoca, con parecchi contributi per “Terra e Gente” e autore tra gli altri dei libri “Due secoli, una Banda e il suo Paese - 1810-2010 Il bicentenario del Corpo Musicale S. Cecilia di Germignaga”, edito a cura del Corpo Musicale S. Cecilia di Germignaga e “Emozioni in bianco e nero - La storia del ciclismo a Germignaga e gli anni d'oro del Gruppo Sportivo Germignaghese” in collaborazione con Roberto Ballardin - edito dalla Pro Loco Germignaga.
Proprio dal ritrovamento delle fotografie di Lina Pugni, nata a Magadino ma veddaschese di Cadero, che sarebbe diventata una pianista di fama, è nata l’idea del libro, che racconta le vicende di diverse famiglie della valle, ognuna con il proprio “eroe” al suo interno, uomini e donne che seppero farsi valere anche fuori dai confini del paese.
«Ci siamo limitati al settore dell’edilizia, che ha dato lustro alla Veddasca, e per trovare informazioni di prima mano abbiamo attinto agli archivi parrocchiali, a testamenti, riviste e siti internet, oltre ad aver ascoltato parecchi racconti orali dagli anziani dei paesi», spiega Nadia Zanelli.
«Il capomastro Pietro Nosetti, di Lozzo, per esempio, fu uno dei maggiori appaltatori del periodo teresiano a Milano, era regolatore delle acque dei Navigli tenendoli in efficienza. Basti pensare che allora, utilizzando il Naviglio Grande, si andava da Sesto Calende a Milano in circa 11 ore, cosa impensabile via terra. Non tutti sanno poi che l’impresa Nosetti costruì anche i teatri alla Scala e Canobbiana di Milano».
Per non parlare di Gibilterra che, come ricorda Federico Crimi nella prefazione del libro, «è stata rifondata sul piano urbanistico ideato da Giovanni Maria Boschetti di Graglio». Ma la storia più curiosa e vicina ai giorni nostri è quella che coinvolge la famiglia Pugni di Cadero, con Giuseppe, muratore e garibaldino, trisnonno dell’autrice Nadia Zanelli, che incontra il generale in Uruguay dove era emigrato, diventandone un fedelissimo e perdendo il braccio destro in battaglia. In seguito la famiglia Pugni si unisce alla Sartorio fondando una importante impresa di decorazioni, e Virgilio Pugni fu il padre di Lina, che in valle era soprannominata “la figlia della Madonna”, perché arrivata dopo 17 di matrimonio, dopo che la madre Armida era andata in pellegrinaggio alla Madonna del Sangue del Re in val Vigezzo per chiedere la grazia di rimanere incinta.
«Lina aveva doti musicali non comuni, studiò pianoforte in via Cavour a Varese, dove Jole Bertoglio, innamorata non ricambiata del poeta milanese Delio Tessa, la preparò per gli esami da fare al liceo musicale cittadino. Poi la giovane Pugni incominciò la carriera di concertista, esibendosi anche in Rai, finché ci fu il colpo di fulmine con Renzo Rossellini, musicista e fratello del più noto regista Roberto, conosciuto proprio alla scuola di musica. Si sposarono a Cadero il 26 aprile 1934, erano anni difficili e si dice che nel giorno delle nozze Renzo avesse addirittura le scarpe con le suole bucate. La coppia ebbe un figlio, Franco, che divenne produttore cinematografico in America, perché si era trasferito là con la madre Lina, che smise i panni della pianista per occuparsi di pubbliche relazioni per la casa Gucci a New York. La madre di Renzo Rossellini, invece, separata dal marito, venne a vivere a Comerio assieme al baritono Taurino Parvis, del quale parla tra l’altro Piero Chiara in un racconto».
Storie e misteri della Veddasca, che Zanelli e Fazio hanno sviscerato in un volume corredato da molte fotografie e documenti d’epoca che contribuisce a ricostruire il “come eravamo” dei nostri nonni e bisnonni, certo vite di grandi sacrifici ma anche di talento e caparbietà rimasti a sfidare il tempo.