Politica - 12 aprile 2024, 08:00

Mi ritorni in mente: la Lega e il sogno che 40 anni fa fioriva dal notaio

12 aprile 1984. Davanti a una notaio di Varese, viene siglato l’atto di nascita della Lega Autonomista Lombarda. A quarant’anni da quella storica data, abbiamo chiesto quale ricordo abbiano nel cuore i leghisti del nostro territorio. Alcuni quel giorno non c’erano ancora. Altri, invece, conoscevano Umberto Bossi da prima della fondazione del movimento

Da sinistra in senso orario: Fontana, Speroni, Ruffinelli, Monti, Tovaglieri, Cassani

12 aprile 1984. Quarant’anni fa oggi, a Varese, veniva siglato l’atto di nascita della Lega Autonomista Lombarda. Davanti alla notaio Franca Bellorini, c’è Umberto Bossi con la futura moglie Manuela Marrone. Insieme a loro, Marino Moroni, rappresentante di commercio; l’architetto Giuseppe Leoni; Emilio Sogliaghi, odontotecnico; Pierangelo Brivio, cognato del futuro Senatùr.
«Scopo della Lega è il raggiungimento della autonomia amministrativa della Lombardia»: è questo il “sogno” che unisce i fondatori del movimento.

E che ancora oggi emoziona chi è nel movimento praticamente da sempre. Lo conferma il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: «Il ricordo che ho nel cuore è l’inizio, quando Bossi ci ha dato l’opportunità di avere un sogno, di esprimerci – dice –. Nel nostro territorio in modo particolare, a parte qualche caso, non avevamo mai partecipato attivamente, in prima persona e in modo determinante alla vita politica del nostro Paese. Con Bossi questo sogno si è realizzato: la Lega quarant’anni fa ha iniziato a essere determinante e dopo quarant’anni continua a esserlo».
Ma che cosa rimane di quel sogno, di quella Lega? «Rimangono le cose principali: la concretezza, la voglia di essere vicini alla gente e ai territori, la richiesta di maggiore autonomia. Questi sono gli elementi che ci distinguono da tutti gli altri», spiega il governatore.

Fatica uno storico esponente del Carroccio come Francesco Speroni a scegliere un ricordo in particolare di questa lunga esperienza: «È difficile, ci sono stati tanti momenti belli e tanti meno belli».
Insistiamo e Speroni, che è stato ministro, senatore, eurodeputato, estrae dall’album dei ricordi un’elezione in Consiglio comunale. Nemmeno nella sua Busto Arsizio, ma ad Albizzate: «È stata la prima – spiega –. E non ho neppure “esercitato”. Rinunciai prima, perché nel frattempo ci furono le elezioni a Samarate e mi sono spostato».
In questi giorni, Speroni ha avuto modo di ripercorrere più volte quei “mitici” anni e di rivedere tanti amici, grazie all’uscita del libro “Il volo padano” in cui Marco Linari racconta la storia della Lega intervistandolo.
La nostalgia affiora spontaneamente, ma anche il rammarico: «Avevamo degli obiettivi e non li abbiamo raggiunti quasi per niente», ammette Speroni senza girarci attorno. Una soddisfazione, però, rimane: «Aver cambiato almeno in parte la situazione politica italiana. I due fattori che hanno determinato il cambiamento più importante degli ultimi anni sono stati Mani Pulite e proprio la Lega».

Un’altra bustocca leghista doc come Luciana Ruffinelli, già consigliera e assessore regionale, non ha invece nessun dubbio sul proprio ricordo più caro dell’epopea padana: «Il raduno e la catena umana sul Po nel 1996», dice senza esitazioni. L’iniziativa, un simbolico “argine” al Sud, richiamava la catena umana antisovietica realizzata dagli indipendentisti baltici lungo i loro confini nel 1989.
«Tre giorni di movimentazione dal Monviso a Venezia – ricorda –. Ero con mio marito e le mie figlie adolescenti. Ho una foto bellissima di tutti noi: la mia famiglia è sicuramente leghista dalla prima ora».
Leghista ante litteram, si potrebbe dire. Ruffinelli infatti conobbe Bossi prima ancora della nascita del movimento attraverso un amico comune: «Ricordo una gita insieme dal Campo dei Fiori al Forte di Orino. Prima della Lega, Bossi aveva un bugigattolo a Varese e curava un giornalino in cui si parlava anche di autonomia e indipendenza. Per i primissimi numeri chiese a me e a mio marito degli articoli da pubblicare».

Andrea Cassani, segretario provinciale del partito a Varese e sindaco di Gallarate, appartiene a un’altra generazione. Ma ha respirato Lega fin da giovanissimo, sbirciando da dietro a una porta le riunioni che il papà organizzava a Jerago con Bossi e Speroni.
Il suo ricordo più prezioso è legato all’elezione a governatore di Roberto Maroni: «26 febbraio 2013, in Bellerio ad assistere nell’ufficio di Bobo agli scrutini che poi hanno portato alla conquista di Regione Lombardia. Lì, accanto a Bobo, c’era il gotha della Lega: Bossi, Giorgetti, Salvini, Fontana… e c’ero anche io!».
La festa è immortalata in un video.

Isabella Tovaglieri non era ancora nata quando la Lega vedeva la luce. Ma per l’eurodeputata sono già diversi i momenti da ricordare. «Innanzitutto quando sono diventata vicesindaco. La prima donna e la più giovane nella storia di Busto: provai un grande orgoglio e un forte senso di responsabilità.
Ma anche la prima elezione in Consiglio comunale, a 23 anni. Era la mia prima esperienza e non pensavo assolutamente di farcela. C’era ancora Bossi segretario ed è stata l’unica elezione a cui ha potuto assistere la persona che mi ha tramandato questa passione, mio nonno Giancarlo». Sindaco di Busto negli anni Settanta e tra i primi ad avvicinarsi alla Lega in città.
E poi le europee di cinque anni fa: «È stato un trionfo assoluto, una gioia enorme. 32mila persone hanno scritto il mio nome sulla scheda elettorale. Questo è bellissimo e, come dico sempre, è stata una vittoria collettiva, condivisa soprattutto con la squadra dei giovani».

Di questi quarant’anni di Lega, il consigliere regionale Emanuele Monti ne ha vissuti più della metà. «Quarant’anni di avventure e sfide – racconta – Sono entrato nel movimento da ragazzino, a poco più di 14 anni. Dai Giovani Padani ai primi attacchinaggi dei manifesti con Giancarlo Giorgetti, ben lontano dal fare il ministro, ma anche i volantinaggi con Matteo Salvini nelle piazze di Milano».
In un giorno di festa, Monti vuole menzionare «i tanti militanti ignoti, i cui nomi non dicono nulla a nessuno, ma che hanno contribuito alla storia della Lega. Da sempre il sindacato del territorio che ha dato voce alla nostra terra per la prima volta nella storia politica del dopoguerra».

Riccardo Canetta


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