I piedi li ha tenuti sempre sulla terra della Lega e l'ha fatto fin dal primo incontro con Umberto Bossi, che «mi ha chiesto cosa pensavo». Si intrecciano dunque la vita di Francesco Enrico Speroni e il movimento, scritto dal giornalista Marco Linari, ma il titolo - "Il volo padano" - parte da più lontano: «Ho cominciando volando, anche con il primo insuccesso: ho tentato di fare il pilota militare ma mi hanno bocciato. Ho fatto il tecnico di volo in Alitalia...».
Questa mattina proprio nella sede bustese della Lega il volume è stato presentato ai giornalisti. Oltre a protagonista e autore, sono intervenuti il segretario provinciale Andrea Cassani e il segretario cittadino Alessandro Albani. Speroni arriva, come spesso accade, in bicicletta in via Culin: l'ha fatto tante volte in questi quasi 40 anni, adesso è una direzione che non prende da un po'. Per una distanza non politica, ma sulla viabilità: non gradisce la piega che ha preso l'amministrazione comunale su questo fronte. Ma resta leghista e posto di fronte a un bivio delle europee fra i candidati Isabella Tovaglieri e Marco Reguzzoni - suo genero, oltre che un tempo compagno di partito - lui voterebbe la prima, «in ipotesi di due candidati bustocchi, io voto Lega».
Dal libro alla festa
La presentazione avverrà domenica 7 aprile alle 16 al museo del Tessile. Ci sarà il ministro Giorgetti e non solo: si parla di Fontana e Borghezio. Il 13 avverrà anche la festa dei 40 anni a Varese, in piazza Podestà ed è atteso anche Bossi.
Ma questa mattina a Busto, appunto, si spiega il perché del libro. «Una storia della Lega rivissuta con i suoi occhi - spiega Marco Linari - di un personaggio come Speroni, che ormai ha una sorta di immunità». Può dire tutto: non che la schiettezza, anche impopolare, non sia sempre stata la sua cifra stilistica.
Speroni era stato iscritto al Partito liberale, ma la politica vera lo chiama con la Lega: «Ho visto un manifesto "Sono lombardo, voto lombardo" e ho detto "Questa qui è roba mia"». Rammenta la prima riunione a Saronno. Bossi non lo conosce (si erano in realtà sfiorati senza saperlo, ma mai visti prima) eppure gli chiede: «Tu come la pensi». Mai vista una cosa del genere - si dice Speroni - che sarà eletto poi consigliere ad Albizzate e nella sua carriera farà il record dei ruoli a ogni livello. È stato ministro, europarlamentare e a Busto Arsizio ha fatto il presidente del consiglio comunale con le regole che hanno sempre vinto sulle sue idee.
La distanza e l'atteso ritorno
Secessionista convinto e uno tra i pochissimi a essere sempre rimasto nella Lega. Anche adesso si è staccato per proteste sulla viabilità (leggi, «pista ciclabile sbagliata»), ma è un'assenza temporanea, assicura il segretario cittadino Alessandro Albani: «Ci sentiamo spesso e mi piace chiedergli consigli. Aspettiamo il suo ritorno». Tra l'altro, una parte del ricavato del libro andrà alla realizzazione di un evento a favore dell'Ematologia che sta portando avanti lo stesso Albani.
Dentro il libro, si trovano ricostruzioni, aneddoti, fotografie (da quella storica del gesto dell'ombrello ad altre immagini scattate da Davide Caforio), si viaggia dagli inizi della Lega ai tempi in cui non c'erano sede, i telefonini dovevano ancora arrivare ed «era sconosciuta... a Samarate mi trovai in campagna contro De Mita, che era tutto tranne che lombardo, questo ci agevolava». Di De Mita, però, parla bene almeno come «fine politico» e così di Cossiga: «Gli ho solo rimproverato che ha cominciato a picconare troppo tardi».
Indispettì il presidente Scalfaro quando si presentò a Busto senza giacca e cravatta. Il suo abbigliamento era uno degli aspetti che l'hanno reso celebre: «Ma quella era una visita privata». Afferma che Napolitano è stato «sopravvalutato», ma poi infila pure se stesso in quella categoria. «Sì, perché - spiega Speroni - Bossi è uno di quelli che ti guarda negli occhi e il 99% ci azzecca. Ma quella prima volta che mi chiese cosa pensavo... potevo essere chiunque, anche un infiltrato. Lui mi ha sempre stimato di più».
Come si cambia
Il libro conduce lontano, ma porta anche a quel futuro che la Lega vuole celebrare il 13 aprile: «Sì, è una festa, poi è evidente che siamo in un periodo difficile - riconosce Cassani - Cinque anni fa avevamo percentuali bulgare, quest'anno saranno più basse ma quando mi sono consapevolmente avvicinato alla Lega lo erano di più. Forse ora manca l'idea forte che ci faccia riappassionare tutti... E poi nel territorio abbiamo una grandissima classe dirigente, su 77 rinnovi 15 sindaci uscenti più altri 4-5 che presenteremo. Nessun altro partito di centro destra può annoverare questi numeri».
La storia della Lega è questa: il partito che voleva cambiare il sistema, oggi è il più vecchio esistente in Parlamento. Tanto dello scenario, se non tutto, è mutato: «Ma se non fosse stata capace di adeguare il suo messaggio, non sarebbe stata qui».
Aspettando la presentazione ufficiale nella sua città, il bustocco confessa un altro episodio: «In realtà nell'83 ero già uscito dal Partito liberale, mi sono iscritto con una lista civica». Lista per Trieste, circoscrizione Milano Pavia. Con lui c'era Umberto Bossi, che però non conobbe mai in quella campagna: «Al mio primo comizio c'erano 30 persone in piazza Duomo. Mi dissero: da Varese c'è anche questo Bossi». Ma sentendo la parola autonomia, Speroni pensò ad Autonomia operaia: «Ed era lontana dalle mie idee».
Pochi mesi dopo, le loro strade non si sarebbero mai più separate.
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