"Accantonato per il tuo amore incondizionato, ciò che hai fatto per il Varese non sarà mai dimenticato. Grazie Pertile"
La riconoscenza. La gratitudine. Il rispetto. La forza. La passione, soprattutto la passione per chi vive sulla sua pelle i colori più belli del mondo. Dalla Favorita di Palermo alla Valcuvia, dallo Scida di Crotone alle piante delle Bustecche, da una corsetta mattutina nel Franco Ossola che si sta risvegliando il giorno della partita, dove si respira il profumo dell'attesa immersi in un tempio naturale, a una domenica finita avvolti dal profumo delle salamelle per il primo, indimenticabile Fuck the Cancer. L'amore per il Varese, qualunque Varese purché sia biancorosso, e soprattutto per la sua gente, tanta o poca che sia. La bandiera. La faccia, da metterci sempre a costo di farsi male, e la mano tesa verso i giocatori della terza categoria o verso i ragazzini della prima serie D chiusi in casa per il Covid. L'amicizia racchiusa in queste otto parole ormai semi sconosciute da queste parti e che, invece, smuovono le montagne: "Se ci sei tu, ci sono anche io". La capacità di farsi in quattro, e a volte anche a pezzi, tra campo da segnare o asciugare, e quella di allargare la propria famiglia alla famiglia biancorossa, confondendone i confini, mischiandone le vite, tra torte e pasticcini, salamini e birre da condividere sempre con gli altri, spostando sempre il campo verso gli spalti, e quest'ultimi verso il campo con l'unica vera operazione simpatia che sia mai andata in porto a Varese: quella dell'umanità e della verità. Quella delle porte spalancate, delle cose dette in faccia soprattutto quando fanno male, dell'incapacità di staccarsi da una parte di sé che, però, per prima cosa è parte del tutto, ed è di tutti, come il Varese.
È un "grazie" pieno di tutte queste cose e anche di più quello che è stato urlato ieri su uno striscione nel Franco Ossola desertificato proprio a causa di tante anime strappate, una dopo l'altra, un grazie verso quel "puntino" e quella biglia d'uomo biancorossa di Stefano Pertile, seduto comunque sui distinti con la sua Katia, nonostante tutto e tutti.
Un grazie a cui lui ha risposto con la sua principale forza che lo rende unico e amato, quella di essere fatto a modo suo, alla Pertile: «La riconoscenza delle persone con cui ho condiviso una vita su quei gradoni è una medaglia che non è appesa alla giacca ma al mio cuore. Male non fare paura non avere. Forza Varese sempre».
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Calcio | 18 marzo 2024, 09:42
In quello striscione per Stefano Pertile nel Franco Ossola deserto c'è tutto ciò in cui crediamo e che ci hanno portato via
Dal profumo delle salamelle per il primo Fuck the cancer a quelle otto parole dimenticate che bastano a smuovere le montagne - "Se ci sei tu, ci sono anche io" - dalle trasferte a Crotone e Palermo a quelle in Valcuvia: nell'omaggio a Stefano Pertile c'è tutto quello che amiamo di questi colori. E tutto quello che non c'è più
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