Dovrebbe essere, a giudizio di chi scrive, normale, quasi doveroso, guardare avanti, quando un traguardo - la salvezza - diventa sempre più probabile in virtù del vantaggio accumulato (+6, anzi +8 dalla penultima) e quello immediatamente superiore dista invece “solo” 4 punti.
Niente di male, allora, scrivere alla vigilia che Reggio-Varese sarebbe stata una delle ultime chiamate playoff. Niente di male, allo stesso modo, annotare che per l’ennesima volta la squadra biancorossa ha dimostrato di non valere per nulla la post-season.
E quando si discute dell'argomento, sarebbe meglio, per onestà, non tirare più fuori le gare perse di pochi punti nel girone di andata. Meglio, molto meglio, concentrarsi sull’ennesima sconfitta contro una delle prime in classifica. Anzi, meglio ancora focalizzarsi sulle scoppole, quella di oggi è stata la quinta dell’anno in Serie A, perché rivelano in maniera molto più veritiera il perché la Openjobmetis non abbia cittadinanza ai piani alti.
Reggio aggredisce Varese: c’era da aspettarselo dopo il -23 dell’andata. E Varese si fa mangiare. Reggio va con il doppio lungo (Atkins+Black), senza nemmeno abusare in post: basta l’energia. E Varese sta a vedere, perché di lungo ne ha appena uno, perché da due mesi è senza un quattro di riserva e perché Brown, dopo tante prestazioni positive, ne buca completamente una.
Reggio ruota 10 giocatori, Varese - dopo la grana dell'infortunio di Moretti - rimane in 7. Reggio difende dal primo al quarantesimo minuto: Varese, dopo tre partite giudiziose dietro, torna a scomparire, a lasciarsi molestare, a soccombere senza più respirare… Come sempre accaduto quando dall’altra parte del campo ha trovato intensità, fisicità e una dose di atletismo oltre la soglia che è abilitata a tollerare.
Morale? Un passo in avanti non significa volare: la Openjobmetis resta sulla terra, con l’unico compito residuo in campionato - a meno di un filotto per il momento poco verosimile - di mettere in ghiaccio la salvezza.
Morale 2? Non si può aspirare ai playoff senza un miglioramento ulteriore del roster, senza il famoso “quinto straniero” che Varese sta regalando da una sfilza di domenica. Poi va anche scritto che una società che ha chiuso l’ultimo bilancio con una perdita di esercizio di oltre un milione ha tutto il diritto di non prenderlo questo quinto straniero, di mettere al sicuro la propria strada e il proprio futuro senza ragionare per compensazione (come vorrebbero i tifosi con i 250 mila dollari del buyout di Hanlan), di badare al risultato del parquet ma sempre con un occhio attento ai conti.
Un consiglio però: non dia per scontato nulla. Né la certa e totale comprensione dei supporter, se chi prende certe - giuste, importanti, anche dolorose - decisioni resta per lo più confinato in una torre silenziosa, né la conquista di quella coppa che sta diventando la grande favola stagionale: non sarà facile arrivare ad alzarla con le rotazioni così ridotte.
Per il resto meglio così, dai: il mare a maggio è veramente bello, costa meno ed è meno affollato. Lo sanno bene i tifosi biancorossi: negli ultimi undici anni ci sono andati 10 volte proprio in quel mese.