La generosità è, anche, questione di numeri. Quelli, per esempio, presentati oggi all’assemblea annuale Avis di Busto Arsizio e Valle Olona, cifre che descrivono disponibilità e impegno gratuiti, diffusi sul territorio. Preziosi, come il sangue.
Nel 2023, i soci donatori si sono attestati poco sopra quota 4.400, circa 200 in meno rispetto all’anno precedente (quasi la metà di quanti mancano all’appello, 99, si sono trasferiti ad altra Avis, quindi contribuiscono altrove alla causa). «Si possono fornire – spiega il presidente, Giuseppe Bianchi, che ha incontrato i soci con la vice, Marilena Langè – ulteriori dettagli. I nuovi iscritti sono stati circa 350, i donatori sospesi per ragioni di salute 135, un po’ più di 300 quelli cancellati per motivi non sanitari. Va tenuto conto che incide la “pulizia” periodica, effettuata eliminando dalle liste i nomi di quanti non rispondono a un certo numero di chiamate consecutive. Gli iscritti, dunque, sono effettivi e attivi».
Prevalgono nettamente gli uomini, in tutte le fasce d’età, con eccezione per quella dei più giovani: 18-25 anni (inversione del trend?). Le donazioni sono state 6.897, con raggiungimento degli obiettivi richiesti da Regione Lombardia e Azienda sanitaria: per trovare numeri superiori bisogna tornare al 2019, dunque al periodo pre-Covid, mentre negli anni successivi ci si è attestati intorno alle 6.500.
Presente, e ringraziato a più riprese, anche in vista del non lontano pensionamento, il dottor Giovanni Crovetti, responsabile in Asst del servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale. Relazione medica del dottor Giovanni Trotti che si è soffermato, tra l’altro, sulle cause mediche di sospensione definitiva (argomento tangente la diffusione di problemi e patologie nella popolazione, oltre che segno dell’attenzione che si riserva allo stato di salute dei donatori): una trentina i casi di ipertensione arteriosa in terapia, 20 di malattie cardiovascolari, dieci di tumori. Allargando lo sguardo alle sospensioni temporanee: «Verificato il motivo, non sempre facilmente identificabile, telefono al donatore per garantirgli una esatta informazione (…) Devo dire che il donatore, quasi sempre molto sorpreso, deluso e amareggiato, gradisce moltissimo l’interessamento, avverte il medico dell’Avis come il suo difensore e facilmente si instaura un’alleanza che qualche volta porta frutti». Evidenti le ricadute, positive, quanto a corretto aggiornamento ed educazione sanitaria.
Sfaccettato il ritratto dei giovani. Le nuove leve si avvicinano per sensibilità personale, esempi di donatori tra amici e parenti, campagne informative nelle scuole (sistematico, con il professor Maurizio Moscheni, l'incontro con gli studenti). Ebbene, i ragazzi si fanno avanti spinti da un entusiasmo genuino che però, a volte, si rivela effimero: capita che, dopo la prima trasfusione, non facciano la seconda o che diradino gli appuntamenti per viaggi, impegni, tatuaggi, lipotimie… «Vediamo – ha fatto presente Moscheni – 1.500 studenti all’anno. Sì, i giovani, qui come altrove, possono anche lasciare, ma sanno essere generosissimi, non fermiamoci». «Abbiamo bisogno di loro – l’opinione di Bianchi – fra l’altro perché Avis non è solo donazioni, c’è una vita associativa da portare avanti. E fra non molto, nel 2025, si rinnova il Consiglio: non sarebbe male coinvolgerne qualcuno anche in quello».