Un vaso di fiori lungo la strada, a pochi passi dal centro di Curiglia, segna il punto in cui don Giorgio Ferrario ha perso la vita lo scorso 6 febbraio, cadendo in un dirupo. Le bandiere a mezz’asta sono il simbolo di un’intera comunità in lutto per la perdita del proprio parroco.
Al Circolo accanto alla chiesa c’è chi brinda con un “bianchino” alla memoria del sacerdote, mentre sul sagrato le persone si scambiano ricordi a voce sommessa. L’atmosfera che regna nel piccolo borgo della Veddasca nel pomeriggio di oggi, giovedì 15 febbraio, è sì, di dolore e di commozione, ma anche di serenità. Quasi un lascito del carattere di don Giorgio, sempre sorridente e bonario, capace di far sentire tutti quanti accolti e accompagnati con dolcezza e amorevolezza, dai più piccoli agli anziani, lungo i 47 anni vissuti come pastore del paese.
Dopo la recita del rosario, a presiedere la messa funebre in una chiesa gremita, così come il sagrato, è stato il cugino di don Giorgio, monsignor Carlo Redaelli, arcivescovo metropolita di Gorizia, che ha concelebrato insieme a una trentina di preti giunti dal Decanato, e non solo, e al vicario pastorale della zona di Varese monsignor Franco Gallivanone.
Insieme alla sindaca di Curiglia con Monteviasco Nora Sahnane, hanno preso parte al rito – animato dalla chitarra e dai canti della corale – anche i sindaci di Dumenza, Agra e Brezzo di Bedero e il presidente della Provincia Marco Magrini oltre a rappresentanze di forze dell’ordine e associazioni tra cui Alpini, CAI e Croce Rossa con i gonfaloni listati a lutto. A garantire la sicurezza di tutti, invece, la Polizia locale, la Protezione civile e l’Associazione Nazionale Carabinieri.
Sopra alla bara in legno chiaro sono stati posati una cotta e una stola bianchi, a simboleggiare il sacerdozio, e una rosa rossa. A circondare il feretro fiori, anch’essi bianchi, e una corona a nome dei suoi ragazzi dell’associazione “Ora Sempre Giovani”, mentre fuori, ad accogliere i fedeli, quelle dell‘amministrazione comunale e dell’associazione “Monteviasco Borgo e Natura”. A lato dell’altare una gigantografia che riproduce il sacerdote al centro tra le sue parrocchie e le sue amate montagne.
«Don Giorgio «ha vissuto il suo ministero amando molto, con il suo tratto sincero, forte fino a essere provocatorio e tagliente», sono le parole che l’arcivescovo Mario Delpini ha inviato alla comunità in un messaggio letto da monsignor Gallivanone. «Ha amato molto, è stato capace di ascoltare sempre», dimostrando «grande fedeltà alla sua gente, agli amici, alla sua terra un po’ selvaggia», ma essendo anche capace di allegria e ironia. «Ha amato ed è stato molto amato – ha concluso Delpini – Amato molto, continueremo ad amarlo».
Fede, impegno e grande generosità, acuta intelligenza e passione educativa che ha lasciato un segno indelebile nei suoi tantissimi alunni e in tutti coloro che lo hanno conosciuto: questi i tratti della figura del parroco di Curiglia delineati invece da monsignor Redaelli che, durante l’omelia, ha sottolineato come «nella morte di Gesù possiamo vedere tutte le morti tragiche come quella di don Giorgio, ma anche come quelle che avvengono tutti i giorni in tutto il mondo».
Tanta emozione all’interno della chiesa durante il canto dedicato alla Madonna della neve che, “dall’alto dell’Alpone”, guarda sui suoi fedeli. L’Alpone che ha avuto sempre un posto speciale nel cuore di don Giorgio – che probabilmente riposerà lassù – tanto da aver dato vita al rifugio e alla festa che si tiene ogni agosto, come ha ricordato la sindaca Nora Sahnane: «Don Giorgio è riuscito a diventare una colonna portante dei luoghi in cui ha vissuto, di questa comunità e del liceo di Luino – ha detto la prima cittadina -. È stato un punto di riferimento per credenti e laici, per adulti sereni e adolescenti tormentati. L’affresco sulla facciata della chiesa, oggi, suona come un lascito al suo amato paese. Ciao don Giorgio, la tua comunità ti saluta e sono certa non ti dimenticherà».
«Hai sempre avuto una decisa preferenza per le nostre montagne, forse sapevi che qui c’era la necessità di una guida forte e presente – è invece il pensiero della sua gente, letto dalla giovane Lara Pitturito -. Per aver avuto questa fortuna, forse, qualche santo in Paradiso lo abbiamo avuto e ora siamo certi che ti sarai aggiunto anche tu. La tua personalità, la tua battuta sempre pronta, il tuo pensiero, la tua capacità di ascolto sono doni di cui hanno goduto tante persone. Non ci mancherà solo il parroco, ma anche l’amico, il compagno di scopa d’assi, lo juventino, l’antennista spericolato e l’elettricista improvvisato. Mancherà un punto di approdo, il collante di questa comunità».
Profonda commozione, infine, all’uscita del feretro di don Giorgio sul sagrato, benedetto un’ultima volta davanti alle sue amate montagne e accompagnato dalle note della banda del paese e dalle “carezze” lasciate sulla bara dai vessilli di alpini e associazioni.
«Preoccupatevi solo di ciò che è assoluto e infinito», ricordano i suoi giovani, è stato uno degli ultimi pensieri donati alla comunità. Un segno, come tanti, della sua grande fede e della profondità di pensiero che lo ha accompagnato per tutta la vita.