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| 25 gennaio 2024, 19:00

La Giöbia in casa: Silvia Brambilla e Franco Carenzi custodi della tradizione

Composto il fantoccio, attendono come ogni anno figli e nipoti per condividere il risotto con la luganiga. Silvia: «Oggi ho raccontato all'asilo la puscéna di donn». Franco: «In passato, se un cortile era senza la sua Giöbia si temeva che fosse successo qualcosa»

Franco e Silvia con la loro giöbia

Franco e Silvia con la loro giöbia

La Giöbia è salva. In pericolo, ovviamente, non è la cerimonia pubblica, l’esposizione in piazza con tanto di grande rogo, rito vivo e partecipatissimo a Busto Arsizio. Ma la festa in famiglia, il ritrovo domestico intorno alla “vecchia”. Silvia Brambilla e Franco Carenzi custodiscono la tradizione e la rinnovano: compongono il loro fantoccio, si mettono ai fornelli, aprono la porta di casa. In via Orazio, questa sera, a tavola saranno una decina, nonni figli e nipoti, a dividersi il risotto con la luganiga. «Ma al piatto del giorno aggiungo anche polenta e bruscitti – fa presente Silvia, grembiule indosso e padella in mano – piacciono un po’ a tutti, anche ai più giovani».

Silvia si stacca dalla “postazione di combattimento”, in cucina, e confida: «Vengo dall'asilo Sant'Anna, mi hanno chiesto di parlare della tradizione ai bambini. Ho raccontato la storia della puscéna di donn, il dopo cena delle donne. O, se vogliamo, il post cenam. A Busto, la ricorrenza ha una sua specificità ma, si sa, nelle sue tante variabili è diffusa in buona parte dell’Italia settentrionale. È importante, anche se non ci pensiamo più: “bruciare via l’inverno”, in passato, era un vero sollievo, qualcosa di molto concreto. Le malattie del freddo facevano vittime».

La coppia di nonni un po’ si stupisce dell’interesse per la loro giöbia. «Però – ammette Franco – un tempo le cose andavano diversamente. Abitavo in via Rossini. C’era un falò a ogni indirizzo, una riunione in ogni cortile. Di fronte a una casa senza giöbia, la gente si faceva, e faceva, domande. Temeva che fosse successo qualcosa. Era tutto evidente perché i fantocci, spesso messi a sedere su una sedia, erano esposti in strada. Oggi, in effetti, le giöbie casalinghe sono poche».

Casa Brambilla-Carenzi, però, resta una rocca ben fortificata a difesa della tradizione: «La Giöbia la facevano i nostri nonni, noi continuiamo. Anche se quest’anno ci manca un dettaglio, le calze rosso-diavolo. Il volto, poi, non è opera nostra, ci ha pensato un nipote». Valore aggiunto: la cooperazione tra generazioni.

Stefano Tosi

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