«Qui a Varese ho costruito la mia identità cestistica».
Una frase del genere non dovrebbe mai passare inosservata, chiunque fosse a pronunciarla, perché sa di gratitudine, sa di legame inscindibile, sa di orgoglio per questa città, il cui nome ancora una volta arriva a fondersi con il concetto stesso di pallacanestro.
Se poi a dirla è un giocatore che, partendo da quel palazzetto con le vetrate che danno sul Sacro Monte, ha dominato per una decina d’anni l’Eurolega moderna, la fierezza prende il sopravvento, insieme a un tuffo al cuore pieno di flashback.
Bryant Dunston è sinonimo di favola da queste parti. Una favola che domenica pomeriggio - in occasione di Varese-Virtus Bologna - ha scritto finalmente un finale adeguato: l’ovazione dei quasi 5000 di Masnago per un idolo che nella casa biancorossa mancava da quasi 11 anni. L’ultima volta era stata l’8 giugno 2013, gara 7 di semifinale scudetto, Cimberio-Montepaschi Siena: una partita guardata dal fondo della panchina per un maledetto infortunio, un sogno spezzato, una sconfitta terribile, un finale tumultuoso e altrettanto triste, un sorriso - quello con cui Bryant illuminava ogni stanza cui accedeva - spento dalla malasorte, dalle ingiustizie, dal vedere i propri compagni lottare, disperarsi e arrabbiarsi (ricordate la furia di Dusan Sakota?) senza poter fare nulla per aiutarli.
No, non poteva e non doveva essere quella la conclusione di una storia d’amore durata solo 9 mesi ma travolgente, perché vissuta guardando tutti dall’alto in basso della classifica: era destino che Varese si innamorasse di chi l'aveva fatta sentire di nuovo bella e prima, cioè nella stessa condizione che la sua fulgida epopea ha spesso certificato.
Indimenticabili, già
Domenica si è chiuso un cerchio. Ed è stato particolarmente significativo apprezzare, nel cuore di un atleta che ha girato l’Europa e vinto tutto quello che c’era da vincere, emozioni e riconoscenza ancora così fragranti: «Ho un sacco di ricordi qui - ha detto in esclusiva a VareseNoi, nell’intervista che abbiamo mandato in onda ieri sera nel corso de l’Ultima Contesa (leggi QUI) - A Varese ho davvero guadagnato molto della mia fiducia come giocatore e ho creato la mia identità cestistica. Oggi ho incontrato tante persone che sono diventate amici: questo luogo ha un posto speciale nel mio cuore».
Prima di parlare del match e della stagione della Virtus in Eurolega, Dunston ha aggiunto: «Il più bel ricordo di quell’anno sono i giri di campo che facevamo dopo la partite per battere il cinque ai tifosi. Essere parte di una comunità del genere è una cosa che non avevo mai provato prima e che ho amato molto».
Qui sotto l’intervista integrale: