Gualtiero Bertani si diverte e diverte, quasi tutti, sfruttando le possibilità messe a disposizione dall’Intelligenza Artificiale per reinventare Busto Arsizio, i suoi luoghi, le sue vie, i suoi monumenti, le sue strutture (alcune immagini in fondo all'articolo). 46 anni, bustocco doc (anche dal punto di vista professionale: lavora nel settore tessile), Bertani parte da foto che ritraggono scorci noti della città. Scatti non solo contemporanei: utilizza anche cartoline d’epoca.
Le modifica in AI attraverso parole chiave, portatrici di un'estetica. Per esempio, ricorre ad artisti come Antoni Gaudì o Telemaco Signorini. «Ma faccio riferimento – aggiunge - anche a videogiochi: l’intelligenza artificiale recepisce questo tipo di “stimolo” con particolare efficacia. E non trascuro elementi legati all’identità del territorio. Come “fog”, “nebbia”, che adoro».
Il risultato è una galleria di vedute che miscelano passato, presente e fantasia. Quest’ultima variamente declinata, dalle contaminazioni architettoniche impossibili a visioni che gli appassionati di certi generi (narrativi, artistici, culturali) definirebbero "distopiche", "steampunk" e simili. «Busto – precisa l’autore – è, però, sempre riconoscibile. Queste immagini nascono semplicemente da una mia curiosità. Non sono un esperto di Intelligenza Artificiale, ho giocato con uno strumento disponibile on line. Seguo il mio gusto personale, senza snaturare del tutto le foto di partenza».
Reazioni? «C’è un certo interesse, le manipolazioni incuriosiscono. Ma, ammettiamolo, non tutti apprezzano. I risultati possono essere destabilizzanti. Piazza San Giovanni, per esempio, in alcuni casi è risultata particolarmente lugubre. A mio parere affascinante, ma qualcuno può non gradire. O capire, parliamo pur sempre di strumenti ed esiti nuovi. Così, nelle varie discussioni, capita che spunti il commento caustico».
Le immagini sono una piccolissima dimostrazione delle applicazioni, delle potenzialità e delle controversie, vertiginose e solo in parte prevedibili, che l’AI produce e produrrà, nei più vari ambiti. Di certo, quella frequentata da Gualtiero Bertani sui social (propone le sue creazioni su Facebook, in “Busto Arsizio 360”) è una sorta di nuova frontiera. Tanti gruppi si sono ampliati (anche) rievocando i luoghi delle città, di oggi e del passato recente. Poi è scattata la gara al riconoscimento della storia, con le scansioni di dipinti, cartoline e foto d’epoca. Ora è possibile, con relativa facilità, combinare ciò che esiste o è esistito con sovrastrutture e atmosfere fantastiche, creando nuovi giochi, aprendo scenari inediti.
«Ma – fa presente l’autore - almeno nel mio caso resta una base: l’apprezzamento per Busto. Spesso facciamo fatica a notare le cose belle che abbiamo sotto gli occhi. Ma Busto, a mio avviso, è più bella rispetto a tante altre città che vengono maggiormente considerate». Per Bertani, una sorta di fenomeno culturale in parte inevitabile, combinato a un insieme, talora contraddittorio, di spinte verso il cambiamento e di ancoraggi al passato: «È probabile che i bustocchi di una volta, quando osservavano la “loro” città, cercassero di superarla, di guardare oltre, di intravedere le trasformazioni future. E tanti, una volta fatti dei passi avanti, si saranno voltati, avranno guardato alle loro spalle, conservato i loro ricordi, magari addirittura vivendo di essi. Succede anche a noi, continuerà a succedere».