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Calcio | 06 gennaio 2024, 10:14

Gorrasi: «Ragazzi della Solbiatese, questa finale cambia la storia. Vogliamo vincerla?»

Il direttore nerazzurro alla vigilia della sfida di domani a Seregno contro il Ciliverghe che vale il trofeo regionale e un passo avanti verso il sogno D: «Questi gloriosi colori aspettano dal 1911 di alzare una Coppa Italia. Con le nostre qualità tecniche, devi però avere una fame almeno pari ai nostri avversari. Partita che arriva dopo settimane di sosta: si gioca nella testa. L'assenza di Scapinello? Ovviamente pesa visto che è il migliore in Eccellenza e anche in D, sarebbe bello dedicargliela... Vorrei vedere di nuovo felice Claudio Milanese»

Giuseppe Torraca, 28 anni, domani guiderà in finale da capitano la Solbia viste le assenze del "gemello" Scapinello e di Pandiani (foto tratta dal profilo Facebook ufficiale della Solbiatese 1911)

Giuseppe Torraca, 28 anni, domani guiderà in finale da capitano la Solbia viste le assenze del "gemello" Scapinello e di Pandiani (foto tratta dal profilo Facebook ufficiale della Solbiatese 1911)

Ci siamo: domani la Solbiatese del patron Claudio Milanese (clicca e leggi QUI) si gioca un trofeo mai alzato nella sua pur gloriosa storia cominciata nel 1911 e che annovera campionati di C, miriadi di giocatori lanciati nel calcio che conta e un senso di appartenenza e radici con pochi eguali.

Alle ore 15 allo stadio Ferruccio di Seregno (diretta testuale VareseNoi) i nerazzurri affrontano i bresciani del Ciliverghe nella finale che assegna la Coppa Italia di Eccellenza lombarda e la possibilità di avanzare nella manifestazione nazionale che mette in palio la promozione in serie D.

Proviamo a racchiudere il sogno della Solbia in queste dieci domande al direttore generale nerazzurro Carmine Gorrasi.

Perché sarebbe bello vincere?

Intanto perché la Solbiatese, nonostante una storia importante, non ha mai vinto la Coppa Italia. Dopo le vittorie recenti delle nostra gestione, scriveremmo il nome di questa dirigenza nella ultracentenaria storia nerazzurra. E poi sarebbe un modo per partire alla grande nel nuovo anno in cui dovremo provare a raggiungere fino alla fine il nostro obiettivo che, ormai, sanno tutti qual è.

Come si affronta una finale?

Come una gara a sé, senza pronostici. Si affronta con una grandissima voglia di primeggiare e con una cattiveria fuori dal comune. Con adrenalina oltre che con un po' di fantasia e stupore perché credo sia anche bello per un calciatore arrivare a giocarsi una finale.

Esperienza, fame, spirito vincente, fortuna: ci fa la classifica delle cose che contano in una sfida secca.

La voglia di vincere al primo posto. Essendo una gara secca, c'è anche una buona dose di buona sorte. Se hai qualità tecniche come le abbiamo noi, dobbiamo però avere una fame almeno pari ai nostri avversari. Sulle qualità morali dei ragazzi non ho alcun dubbio: sono uscite fuori anche negli ultimi mesi. 

Lei che vede la squadra tutti i giorni e che l'ha costruita: come sta?

Fisicamente non stiamo benissimo perché l'influenza ci ha falcidiato ma, per me, questo conta poco in una finale. Essendo una partita secca, anche chi si è allenato meno o parte dalla panchina può essere decisivo. Poi è una partita che arriva dopo settimane di sosta e che, quindi, si gioca soprattutto nella testa.

Avete cambiato allenatore: cosa può dare in più Andrea Rota in una sfida che fa storia a sé?

La testa da calciatore: non avendo smesso da tanto, si è integrato in fretta nel gruppo. Lui, poi, la Coppa l'ha vinta recentemente arrivando a giocarsi anche la finale nazionale: sa cosa fare e cosa significa portarla a casa. Può spiegare ai ragazzi cosa vuole dire alzare un trofeo.

Scaramanzia: conta per lei?

Sì, molto: sono scaramantico ma faccio finta di non esserlo. Ho le mie abitudini pre e post partita che, ovviamente, non vi svelo.

Quanto pesa l'assenza di Scapinello, che sarà comunque in panchina accanto ai compagni?

Come fa a non pesare. Pesa perché è il giocatore più importante e più forte non solo dell'Eccellenza ma, per me, anche della serie D. Ha raggiunto maturità tecnica e mentale per fare ciò che vuole. Averlo lì con il gruppo è importante per tutti i ragazzi, è uno dei fari: spero che domani diano qualcosa anche per lui e che alla fine... (Gorrasi ferma qui la frase). 

Quanto conta la presenza del patron Claudio Milanese?

Conta perché lui ci tiene alla Coppa, e l'ha sempre detto. A me fa piacere vederlo felice e aver raggiunto una finale anche per lui. 

Lo sa che da patron del Varese Football Club iniziò la scalata che poi portò la società a un passo dalla serie B vincendo a metà anni Novanta campionato di Interregionale e, proprio, Coppa Italia, poi rivinta anche in serie C?

Lo so, ce lo ha raccontato. È uno dei suoi ricordi più belli, in particolare la Coppa Italia di serie C. Qui, poi, mette assieme tutto perché andare avanti e vincere la Coppa nazionale di Eccellenza vale la promozione diretta in D.

Siamo scaramantici e pensiamo all'ipotesi B: se perdete cosa succede?

Andiamo avanti e pensiamo a vincere il campionato.

 

Andrea Confalonieri


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