«Paul-Paul-Paul-The-riault». «Paul-Paul-Paul-The-riault». «Paul-Paul-Paul-The-riault». Era l'urlo del popolo giallonero per uno di quei condottieri dell'antichità, il primo dei Trecento, che portò per la prima e unica volta nella storia una squadra italiana, la nostra Shimano, sul tetto d'Europa. Un nome mitologico dell'hockey varesino e non solo, al pari di Bryan Lefley e Bill Purcell, che ci insegnò ad amare questo sport e a farlo in modo duro ma leale, autorevole, totale e, a volte, bestiale.
Paul, canadese di Sault Sainte Marie, nell'Ontario, se ne è andato a 74 anni. Portò i suoi Trecento gialloneri, in realtà molti meno visto che erano un manipolo di guerrieri attaccati al filo della sua anima appuntita, a trionfare a Trencin il 29 dicembre 1995 contro i colossi del Metallurg Magnitogorsk, portando a Varese una Federation Cup entrata nella leggenda.
Ironia del cielo, proprio stasera si sfidano i suoi Mastini e il suo Alleghe, l'altra squadra di cui è l'eroe, guidata a un'altrettanto storica vittoria dell'Alpenliga nel 1993 e tra le stelle dell'hockey italiano, anche in quel caso con un gruppo di giocatori (Errol Rausse, Lino e Michele De Toni, Mario Chitarroni, Bruce Cassidy, Carmine Vani, Maurizio Bortolussi, Giuseppe Busillo) che facevano tremare le vene dei polsi ai tifosi, agli avversari e al campionato.
A Paul Theriault Varese e Alleghe devono un pezzetto della loro anima, e stasera gli renderanno l'ultimo grandioso omaggio. Se quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare - come hanno sempre fatto Mastini e Civette - un po' lo dobbiamo anche a lui.
Addio, generalissimo Theriault.