L'essenza dell'hockey è qui, nelle sfide che chiudono (o schiudono) le porte dei sogni: un passo falso - o due - e sei fregato, perdi una posizione o perdi la Coppa Italia.
I Mastini cominciano il loro cammino sul filo del rasoio giovedì sera nella prima gara del master round all'Acinque Ice Arena contro l'Alleghe e proseguono sabato a Pergine, prima di giocarsi l'accesso alla final four di Coppa Italia, in programma a Varese sabato 20 e domenica 21 gennaio, nel doppio confronto dei quarti di finale con il Feltre (giovedì 11 l'andata in trasferta, martedì 16 il ritorno in via Albani).
In un gennaio da brividi a fare la differenza, oltre ai giocatori sul ghiaccio, sarà l'ambiente giallonero, proprio come un anno fa. Noi a quell'ambiente proviamo a misurare la febbre grazie a Paolo Del Grande, che racchiude lo spirito più autentico dei Mastini non solo perché è presente sulle piste da anni ma anche perché quando il gioco si fa duro, lui inizia a giocare a viso - e cuore - aperto, senza filtri o possibilità di fraintendimenti.
Stavolta lo ha fatto con un post che ha scatenato confronti e discussioni e con cui, a qualche commento-lamentela sui prezzi o ai paragoni, duri a morire, con la squadra della scorsa stagione, ha risposto netto: «Dopo aver letto e sentito svariati commenti... porto la vostra attenzione su un solo punto fondamentale. Se questa società, nel maggio 2022, non avesse ottimizzato le problematiche passate e rilevato il tutto, stasera saremmo lì a bere la birra fissando il ghiaccio vuoto... Niente Coppa Italia. Niente IHL. Quando ci lamentiamo, me compreso, prendiamo in considerazione tutti i fattori».
Paolo Del Grande, cos'era la tua: una provocazione?
No, una presa di coscienza onesta: nel mio piccolo ho voluto mettere l'onestà intellettuale davanti alle prese di posizione fatte per partito preso.
Reazioni?
Molte, come le telefonate. Quasi tutte costruttive e capaci di unire, come avviene dopo ogni dibattito se è fatto senza ipocrisia. Chi si è sentito toccato sul vivo ha reagito, dimostrando che l'ambiente giallonero è forte e vivo anche in queste situazioni.
Cosa c'è alla base di quel post?
La volontà di andare oltre alle supposizioni o alla superficialità. E quella di metterci la faccia. Di non fermarsi alle cose non dette o riferite da altri. Se c'è qualcosa da chiarire, basta rivolgersi ai diretti interessati: come ho fatto io quando sono partiti giocatori e coach a cui ero legato, come lo eravamo tutti, o quando sono usciti i prezzi di abbonamenti e biglietti. Per questo ho scritto "me compreso".
E chi sono i diretti interessati a cui ti sei rivolto?
Innanzitutto parliamo della scorsa estate e non di oggi, quando ci stiamo giocando Coppa e campionato e ogni critica mi sembra fuori luogo e fuori tempo. Nei mesi scorsi ho raccolto informazioni, ascoltato e posto interrogativi dopo essermi detto: se mi lamento e basta e non mi confronto con la realtà, resterei solo un leone da tastiera.
Con chi ti sei confrontato?
Con un amico come Gigi Ruberti di Mastini Forever, che è anche responsabile "volontario" - e sottolineo volontario, insieme a tutti coloro che gratuitamente si sacrificano con lui - del merchandising per conto della società a cui arrivano tutte le risorse raccolte dalla vendita: ho fatto domande chiare, ottenendo risposte altrettanto chiare. Mi ha convinto ancora di più, se ce ne fosse bisogno, del progetto.
E con chi altro?
Con il coach Niklas Czarnecki: è sempre molto disponibile e aperto con tutti, anzi è il primo a cercare il dialogo. Abbiamo passato un pomeriggio intero a parlare di hockey, con totale sincerità e apertura perché io, da tifoso, magari amo un gioco un po' diverso dal suo. Lui voleva capire quali sono l'indole e lo spirito della realtà in cui si è calato. Ne sono uscito arricchito.
Con quali dirigenti?
Con Malfatti. Anche io, come tutti, ero e sono affezionato a Odoni, Privitera, Devèze, Drolet e Desautels... Teo mi ha spiegato come e perché la società ha compiuto le sue scelte, oltre ad averlo fatto anche pubblicamente sui giornali. Essere nei panni del direttore sportivo non è facile, così come toccare alcuni tasti o i rapporti con le persone: io da tifoso lo ho ascoltato, partendo dalle mie idee, ho apprezzato il confronto e mi sono messo ancora di più in prima linea a tifare e sostenere i Mastini.
Alla fine avrai parlato anche con il presidente...
Sì, e ho avuto una conferma.
Quale?
Carlo Bino è una "macchina" ed è esattamente quel che sembra. Come a maggio 2022, quando aveva appena rilevato i Mastini, con lui c'è stato un confronto chiaro e diretto in cui ha messo tutto sul tavolo, numeri compresi. È stato un momento di trasparenza, senza cose non dette.
Da queste chiacchierate cosa hai ottenuto?
Serenità, convinzione. Qui nessuno prende in giro nessuno e non ci sono tornaconti che non siano quelli dei Mastini.
La morale, se c'è, qual è?
Se c'è un dubbio da chiarire, basta chiedere: con toni educati e nei tempi e nei modi giusti, non certo un secondo prima della partita o al suono della sirena... Da tifoso non posso definirmi amico dei dirigenti o del coach ma in un rapporto normale, serio e diretto se ci sono delle domande, a Varese si ottengono sempre risposte.
Servirà per il futuro. Oggi cosa serve?
Andiamo in pista ogni tre giorni, ci giochiamo le "nostre" final four e la posizione finale, che è importante, prima dei playoff, ma ci sono anche gli ultimi giorni di mercato (si chiude il 9 gennaio) dove a mio avviso qualcosa può ancora accadere: se sei realmente tifoso, stai vicino ai Mastini e tifi prima di parlare. Per quello ci sarà sempre tempo. A bocce ferme e a fine stagione.
Hai passione e competenza ma, soprattutto, amore per l'hockey: come vedi i principali avversari e il master round?
Quest'anno l'equilibrio è micidiale, una virgola può fare la differenza. Al Caldaro, che nell'ultimo mese e mezzo ha accusato l'assenza dei Virtala, abbiamo tolto certezze. Il Pergine ha un potenziale importante per il numero di stranieri-naturalizzati e, forse, è leggermente favorito. L'Appiano ha una rosa solida ma, tra queste, è probabilmente quella che fa meno paura mentre l'Alleghe è la mina vagante con i tre Vinatzer, Zherdev e Makela: se arrivano in forma nel momento decisivo, possono far saltare il banco e diventare un "problema" per tutti anche nella due giorni di Coppa.
Come stanno i Mastini?
Abbiamo un'arma in più: Majul. Il messicano alza l'intensità e il livello della squadra perché ha una dote unica: tutti gli vanno dietro. Abbiamo Pietroniro, il mio giocatore preferito, che sparisce e appare quando conta: vero cecchino, è l'acquisto più azzeccato. Mi fido dei giocatori storici come Borghi, Vanetti, Schina, Piroso, Mazzacane, Raimondi: più si avvicina la fase calda, più alzano il loro livello e la capacità di fare la differenza. Sul nostro portiere dico solo una cosa: Rocco Perla è diventato Rocco Perla proprio alla final four di Coppa Italia.
Il mercato chiude tra qualche giorno: ci fosse un jolly, dove andrebbe calato?
Sicuramente in difesa, anche per la filosofia del coach.
Questi Mastini sono vincenti?
Con più di dieci giocatori e il coach nuovi non possiamo ancora saperlo, ma presto conosceremo la risposta. Di sicuro dimostrano di volerlo essere in ogni cosa che fanno. Anche fuori pista, dove sono tutte persone eccezionali che si sacrificano per quello in cui credono e per i loro compagni. Nessuno, tanto meno i giovani, deve sentirsi il dito puntato addosso.
Quando scocca la scintilla che divide una squadra che arriva in fondo e una che vince?
Fermandosi un secondo a guardarsi negli occhi per dirsi: non abbiamo paura, siamo comunque sostenuti e l'allenatore è preparato. Lasciamo fuori tutto il resto e buttiamoci in questo rush decisivo senza alcuna pressione e senza l'obbligo di replicare quanto fatto lo scorso anno, che è irreplicabile perché siamo di fronte a situazioni e squadre diverse. E perché ci sono più competizione ed equilibrio.
Possiamo rivincere?
È più difficile dell'anno scorso, ma la possibilità c'è.
Siamo scaramantici: se non si vince...?
...si va avanti e si resta al vertice, tenendo tutto quello di buono che è stato fatto.