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Territorio | 06 dicembre 2023, 14:38

L'arrivederci di Marit e Marco al "Verderamo", dove tutto profuma di buono. «Magia, tradizione e persone speciali: lasciamo ad altri un pezzo della nostra vita» (Foto)

Marit Amesz e Marco Battaggi hanno preso per mano il Circolo familiare di Cabiaglio il 1° gennaio 2014, lo hanno fatto rinascere puntando sulla cucina, dove tutto è fatto in casa o prodotto sul territorio, e sul divertimento con gli spettacoli del venerdì. Lasceranno il prossimo aprile: «La fatica per mantenere la qualità alta è tanta... Le gente viene da noi anche perché il locale è rimasto quello della vecchia osteria e si assapora il piacere delle piccole cose di ogni giorno»

Marit e Marco del "Verderamo" di Castello Cabiaglio: cin cin e grazie di questi dieci anni in cui, grazie a voi, abbiamo assaporato il profumo e il sapore delle cose buone fatte in casa con amore e passione

Marit e Marco del "Verderamo" di Castello Cabiaglio: cin cin e grazie di questi dieci anni in cui, grazie a voi, abbiamo assaporato il profumo e il sapore delle cose buone fatte in casa con amore e passione

Dieci anni di lavoro, di passione e ideali, dieci anni di buon cibo e buona musica, di curiosità e accoglienza, con la voglia di esserci e mandare un messaggio di genuinità e qualità. Marit Amesz e Marco Battaggi hanno preso per mano il “Verderamo” di Castello Cabiaglio il 1° gennaio 2014, lo hanno fatto rinascere dopo due anni di chiusura, e ora hanno deciso di lasciare, un po’ per motivi anagrafici, un po’ per la voglia di reinventarsi ancora una volta.

Il prossimo aprile, infatti, il Circolo familiare di Cabiaglio srl cambierà gestione, in un momento di crescita della clientela e di moltissime richieste per gli spettacoli del venerdì sera, lanciati con successo nel 2018 e diventati un appuntamento da non mancare non soltanto per gli ospiti del Varesotto.

«Non ce la facciamo più, la fatica è tanta per mantenere la qualità alta, abbiamo la nostra età e il lavoro è parecchio. Quando siamo arrivati, dieci anni fa, abbiamo dovuto rifare da zero l’intera clientela, abituarla alla nostra cucina. Prima di venire a Cabiaglio gestivamo il ristorante del Circolo a Brinzio, e alcuni clienti di là ci hanno seguito», spiega Marit, che vive in una splendida casa lombarda dell’800 a Casalzuigno.

«Un tempo questi circoli erano frequentati soprattutto dai locali, anziani che giocavano a carte e a bocce, lavoratori che finito il turno bevevano un bicchiere in compagnia. Poi le cose sono cambiate, i campi da bocce spariti quasi ovunque, perciò anche noi abbiamo dovuto inventare qualcosa di nuovo, puntando sulla cucina e sul divertimento», aggiunge Marco.

Il quale ha fatto tutt’altro nella vita fino al 2011: «Lavoravo con le Ong, preparavo progetti sostenibili per l’Africa, poi con il dramma delle Torri Gemelle tutto si fermò di colpo e dovetti inventarmi un lavoro. Prima ero parte del Cast, il Centro per un appropriato sviluppo tecnologico di Laveno, progettavamo pannelli solari e apparecchi per il recupero dei gas, poi finirono i fondi. Ho la passione per la gastronomia da quando avevo 12 anni ed ero cuciniere negli scout».

Anche Marit, che è pittrice con numerose mostre all’attivo, si è specializzata in un’altra attività, quella di pasticcera e cuoca vegetariana. «Mi è sempre piaciuto cucinare, organizzare cene per gli amici, e soprattutto creare nuove torte prendendo spunto da ricette internazionali. Marco mi conosce da quando avevo 8 anni, abitavamo nella stessa casa a Gemonio, e insieme abbiamo anche lavorato a Varese, al “Sancho” di via De Cristoforis. Io curavo la pausa pranzo e gli eventi, Marco l’amministrazione. Al “Verderamo” comunque ci ero già passata, gestendolo con i soci Sergio Cau e Jean Paul Litt dal 1989 al ’93 e battezzando il locale con questo nome».

I venerdì del “Verderamo” sono diventati imperdibili: all’inizio Marit e Marco organizzavano piccole mostre d’arte e presentazioni di libri, poi l’idea della musica dal vivo e delle letture teatralizzate, una formula di successo che ha portato nei locali del ristorante un pubblico eterogeneo e appassionato.

«Nel corso degli anni abbiamo avuto Ermanno Librasi, Claudio Borroni, Max De Aloe, Grande Orfeo, Rayssa Lissandrello, Maura Tombolato, Tarcisio Olgiati, i “Timpete”, Danilo Blaiotta, Francesco Miotti e Mariachiara Cavinato, i “Tri Ma Mass”, Max Rosenfeld, i “Murmurmori”, ma anche Silvio Raffo, e GaEle edizioni. La gente viene da noi anche per il décor del locale, rimasto quello della vecchia osteria, con alle pareti gli oggetti di uso quotidiano. Poi si può cenare a lume di candela davanti al camino acceso, e la strada per arrivare a Cabiaglio è magica, tutta in mezzo al bosco», spiega Marit, di famiglia olandese.

«In cucina usiamo tutti ingredienti scelti, dalle carni alle verdure biologiche, ai formaggi che acquistiamo da “Capra & Cavoli” di Vararo, dai dolci fatti in casa con uova di galline allevate a terra, alla farina per la polenta, che arriva dal Molino Rigamonti di Cunardo. Abbiamo piatti della cucina tradizionale, cassoeula, trippa, polenta con salsiccia, brasato e fontina valdostana oppure con la frittata o il zola. Vanno forte la torta cioccolato e arance e quella di castagne. Poi facciamo cene monotematiche, per esempio dedicate alla zucca, dall’antipasto al dolce, oppure regionali, lombarda, trentina o marchigiana», racconta Marco.

Marit e Marco non sono soli, in cucina aiutano Samuel Blaiotta e Roberto Stile, in sala Barbara Gaggini, Nicolò Capister e Kevin Marini. «Dobbiamo anche ringraziare chi ci ha dato una mano in questi anni, da Nicoletta Campagnaro, Gaia Amesz, Selene Hauptman, Francis Laiacona, Morena Bernalda, Claudia Ciantia, Karin Amesz, Raffaella Bagaini e Sara Ahmeti», dice Marit.

Cosa sperano i due soci per il futuro del locale? «Che chi arriverà continui sulla strada tracciata da noi e non cambi l’arredo, stravolgendo così la storia del luogo. C’è una clientela in continua crescita, il “Verderamo” ormai è conosciuto anche fuori provincia e facciamo fatica a vagliare le numerosissime proposte che ci arrivano per gli spettacoli. Abbiamo cercato sempre di curare le tradizioni, come voleva Marcello Sangiani, il vecchio presidente del Circolo familiare di Cabiaglio, proprietario dei muri. Questo locale è un pezzo della nostra vita, ci ha permesso di conoscere persone speciali che ci hanno ripagato dei tanti sacrifici fatti». Marit ci lascia, c’è lo strudel da preparare e una torta vegana con farina di riso e grano saraceno.

Il tempo al “Verderamo” scorre più lento, il grande tiglio all’ingresso è tutto dorato e nell’aria c’è profumo di buono. Forse la felicità sta proprio nel saper cogliere le piccole gioie di ogni giorno, una fetta di torta o un sorriso, la cinciallegra che pilucca i semi nella mangiatoia, un bicchiere di rosso seduti a un tavolo di legno che ha visto le briscole di generazioni. A Cabiaglio tutto questo c’è ancora, speriamo duri a lungo.

 

Mario Chiodetti

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