«Per Valentina, per tutte le donne che non ci sono più e perché tutto questo mai più accada».
Commozione e delicatezza hanno accompagnato questo pomeriggio a San Carlo il tangibile segno con cui l’intera comunità varesina ha voluto ricordare Valentina Di Mauro, la 33enne varesina uccisa - il 25 luglio 2022 a Cadorago, nel Comasco - dalla violenza omicida di colui che si professava suo compagno di vita, mentre invece è stato la mano della sua morte.
Nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, le lacrime per Valentina si mischiano a quelle che piangono tutte le vittime arrivate prima e dopo di lei, nell’Italia intera, in una scia che ogni settimana continua tragicamente a rinnovare la sua lunghezza.
E allora ecco che la panchina rossa inaugurata in via Giannone - ai lati della chiesa che era di Valentina, davanti alla materna che aveva frequentato da piccola e dove andava a prendere l’adorato nipotino - non è solo il ricordo «di una vita strappata troppo presto alla felicità e al futuro». È voce che rompe il silenzio, è monito, è presenza collettiva, è l’ennesimo tentativo - che prima o poi andrà a buon fine - di dire “basta”: «Questo momento è stato voluto dalla comunità - dice l’assessora ai Servizi Educativi del Comune di Varese Rossella Dimaggio - e comunità è l’unica parola che ci può salvare dagli orrori che stiamo conoscendo. Valentina è l’esempio provato che a ognuna di noi può capitare qualcosa di brutto e che la vita delle donne va tutelata».
«Io - continua Dimaggio - ho iniziato le manifestazione per la giornata internazionale contro la violenza - che è oggi - dieci giorni fa e durante l’apertura di una manifestazione per dei ragazzi dicevo: “Ad oggi abbiamo 104 donne morte”… Ma è mai possibile che nel giro di 10 giorni questa contabilità sia aumentata di giorno in giorno? Non è più tollerabile, solo la comunità e un cambiamento di pensiero possono fare in modo che questo cambi, non possiamo fare altro».
Da qui l’ennesimo appello a tutte coloro che dovessero essere in pericolo, reale ma anche potenziale: «Esiste una rete, fate riferimento ai servizi che ci sono sul territorio e non abbiate paura. E al primo schiaffo andatevene sempre: l’amore non è questo, l’amore è rispetto».
«Questa panchina è stata messa proprio davanti alla scuola materna San Carlo, dove Valentina andava ad accompagnare e prendere il nipotino - dichiara invece Don Marco Casale - Mi unisco all’appello alla comunità: ognuno di noi si sente partecipe di quanto successo, non solo i famigliari ai quali vogliamo dire che non sono soli, che hanno la vicinanza e la preghiera di questa parrocchia. Pensiamo però anche ad altre situazioni: c’è bisogno che si rompa il silenzio, che si abbia il coraggio di parlare, segnalare, denunciare le situazioni critiche e bisogna farsene carico insieme».
All’inaugurazione hanno preso parte anche i familiari di Valentina. Tra loro la mamma, la sorella, il papà, il nipotino: «È la fede che mi sta tenendo in piedi - dice la mamma con una forza e una dignità che hanno tangibilmente del sovrannaturale - perché Dio è un grande amico, se tu ti confidi con lui, lui ti accarezza lo spirito e ti rincuora. Rincuora una mamma che ha visto strappare dal proprio ventre sua figlia… Abbiate fede e speranza: Dio dà la forza e mi auguro che la dia anche a tutte le mamme che in questo momento stanno soffrendo come me nella stessa situazione».
«Voglio ringraziare tutti i presenti, soprattutto i bambini che vedo qui: lei manca ai bambini, loro la amavano - afferma la sorella di Valentina - Cercate aiuto, non abbiate paura, fatevi aiutare, leggete i segni: nel nostro caso, purtroppo, non ce n’è stato nemmeno uno. Continueremo a portare avanti il sorriso di Valentina».
Anche la musica e il canto ha voluto accarezzare l’immagine di Valentina: a chiudere le dichiarazioni, e prima dello svelamento della panchina, ecco l’interpretazione della canzone dei Maneskin “Coraline” da parte di una studentessa del liceo Manzoni. Da brividi.