La sensibilizzazione sul tema delle molestie sul luogo di lavoro è stata l’argomento principale del convegno Parole e gesti che non vorrei. Molestie sul lavoro, qual è il confine? tenutosi stamattina presso il Teatro Nuovo di Varese.
L’evento è stato organizzato da Confcommercio con il gruppo Confcommercio Terziario Donna e con il patrocinio del Comune di Varese. Al convegno hanno partecipato numerosissimi studenti degli istituti superiori della città.
«È importante parlare a una platea di ragazzi, perché parte tutto da loro - le parole di Anna Guerriero, giudice per le indagini preliminari - I ragazzi devono essere sensibilizzati su questi temi, che non sono molto noti da noi. Anche nell’ambito del penale non sono tantissime le situazioni che vengono denunciate per timore perdita di stipendio o lavoro. È importante sensibilizzarli a 360 gradi anche su tutto il resto, quindi il modo di trattare chiunque, che sia la fidanzata o la compagna, piuttosto che un domani quando intraprenderanno i loro percorsi lavorativi».
Tenutosi alla vigilia della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, l’incontro si è aperto con un ricordo di Giulia Cecchettin e con «un minuto non di silenzio, ma di rumore», come scritto dalla sorella Elena, in suo ricordo.
È stato proiettato poi un cortometraggio, realizzato dalla regista Viola Folador in collaborazione con i ragazzi dell’ICMA di Busto Arsizio e scritto da Giacomo Cereghini: «È stato un lavoro molto particolare - spiega la regista - Abbiamo lavorato togliendo, cercando non di acclamare ma di raccontare la realtà che vivono tante persone».
Nella platea l’amministrazione comunale era rappresentata dalla vicesindaca Ivana Perusin e da Rossella Dimaggio, assessora ai Servizi Educativi. Presenti inoltre Mauro Vitiello, presidente di Camera di Commercio, e i rappresentanti della Guarda di Finanza, dei Carabinieri e della Prefettura.
«Quello delle molestie sul lavoro è un tema ancora molto caldo - afferma Anna Danesi, consigliera di Parità della Provincia di Varese - Noi siamo l’istituzione deputata a seguire questi casi ed è importante parlarne con i nostri ragazzi non solo perché saranno i nuovi lavoratori, ma anche perché bisogna cambiare la cultura delle persone. È fondamentale partire da loro, che devono essere consapevoli delle situazioni che costituiscono molestie, anche quando non sono così gravi e violente da costituire un’ipotesi di reato».
«Iniziativa encomiabile - le parole invece di Marzia Giovannini, presidentessa del centro antiviolenza EOS - Stiamo iniziando a sentire a gran voce che il problema è di tipo culturale, e non possiamo che iniziare dalla tenera età a educare. Il nostro è un centro, prima che di antiviolenza, d’ascolto. Siamo tutte donne volontarie, nasciamo dal femminismo, che significa creare una relazione tra donne. Sono le stesse donne vittime di molestie e maltrattamenti che non sono consapevoli della gravità di quello che stanno subendo. L’età media delle donne che denunciano si è abbassata, e questo è un buon segnale perché significa che c’è prima una consapevolezza di ciò che accade».