Sempre più teste ben fatte, non piene. Teste e anche cuori.
Giunge l'aiuto potente della filosofia per aprire l’anno accademico della Liuc - il numero 32 - lunedì 6 novembre. «La filosofia è più concreta della tecnica delle costruzioni e, consentitemi, più dell’economia aziendale e dell’ingegneria gestionale - ha detto il presidente del consorzio AlmaLaurea e rettore Alma Mater Studiorum Ivano Dionigi - abbiamo necessità di umanesimo». E il suo vibrante appello conclusivo ai giovani: «Studiate, studiate, studiate, e siate di esempio anche per noi adulti, che avremmo dovuto e voluto lasciarvi un mondo migliore. Seguite il vostro demone. Lo possiamo dire con Eraclito («Demone è a ciascuno il proprio modo di essere»); con Socrate («Il demone ora mi dice di fare politica, ora di astenermi dalla politica»); con Max Weber («Ciascuno segua il demone che tiene i fili della propria vita»); con Jim Morrison («È vissuto secondo il proprio demone»); con Steve Jobs».
Internazionalizzazione e organizzazione
Una mattina carica di stimoli per studenti, docenti, imprenditori. In aula Bussolati la cerimonia inizia con il saluto del presidente della Regione Attilio Fontana che loda questo esempio di «grande conoscenza e concretezza».
«Auguro a tutti un Anno Accademico “ben fatto” e appassionato» dice il presidente della Liuc Riccardo Comerio e prima degli impegni del futuro, non è potuto mancare un omaggio agli «imprenditori illuminati» che hanno fondato l’ateneo a Castellanza oltre trent’anni fa.
«Uno dei tratti distintivi della nostra università è l’apertura al mondo - ha ricordato Comerio - con sempre nuove collaborazioni con università straniere, un sempre più tardi elevato di studenti in stage all’estero…». Ma accanto all’internazionalizzazione, il presidente si è soffermato sull’organizzazione, spingendo sull’importanza delle associazioni. Liuc è “figlia” di Confindustria, ma crede anche nel «valore associativo degli studenti». E ha ricordato la nascita di Liuc Sport: presente il presidente Totò Bulgheroni, accanto al presidente di Confindustria Varese Roberto Grassi.
Ha preso poi la parola l’amministratore delegato Richard Arsan: «Ho avuto questo mandato per la necessità di rimettersi in gioco dopo trent’anni. Non si può restare fermi in un mondo che continua a cambiare e accelera il cambiamento, anche se la strada è giusta».
Le missioni
Il rettore Federico Visconti interviene per tracciare la via maestra per “fare Università” e per parlare delle tre pietre miliari che la indicano: la missione, la crescita competitiva, l’interazione con il territorio. C'è l'orgoglio dell'elevata missione che ha un'università, ma «ritengo che per gli Atenei si stiano ponendo questioni di posizionamento strategico, di assetti organizzativi, di modelli di governance impensabili solo qualche anno fa. A tema vi è la loro crescita competitiva nel medio-lungo periodo e la condizione fondamentale per perseguirla e realizzarla è una sola, quella del buon management».
E ancora, c'è l'ateneo radicato nella sua area, che deve sostenersi, crescere, come guardare al mondo: «Che le nostre imprese siano multinazionali tascabili lo sappiamo da decenni. Che i nostri laureati siano cittadini del mondo è evidente da anni. Che le nostre Università abbiano un profilo internazionale è ancora, in buona parte, da dimostrare. Occhio dunque ai mantra, quelli che muovono il pendolo nella direzione del mondo o del territorio a prescindere da una sana e coerente visione strategica. Il percorso obbligato - continua il rettore - è quello della costruzione di un nuovo equilibrio, caratterizzato da una maggiore proiezione internazionale e da una concezione moderna degli effetti di localizzazione, dei benefici da essi generati e dei rischi ad essi connessi».
La conclusione: «La strada è ancora lunga da percorrere, con nuove opportunità ma anche insidie… con i tempi che corrono chi sta fermo torna indietro.
Cultura e libertà
È il secondo anno senza Covid, lo ricorda in video per gli studenti Simone La Marca. È un punto della storia e delle storie importante e il presidente del consorzio interuniversitario AlmaLaurea Ivano Dionigi con la prolusione indica vie preziose: «Un onore per me fare la prolusione in un’università tanto giovane quanto affermata. Solo il 40% dei 19enni del nostro Paese si iscrive all’università… essere colti significa essere liberi. E laurearsi conviene. Sì si guadagna il 37% in più».
Pesanti gli squilibri su questo fronte, con il rischio anche di un Sud «diventerà un guscio vuoto, bisogna invocare San Pnrr». Ma uno grave riguarda il genere. Le donne si laureano di più, con medie più alte e più motivazione, eppure sui dottorati si cala drammaticamente e i maschi hanno possibilità maggiori e più stipendi.
Che cosa fare? Come diceva Spinoza, non c’è da piangere né da ridere, ma intelligere.
Tre i soggetti chiamati in causa. La politica che deve applicare il diritto allo studio, l’impresa che deve prendere più laureati e pagarli di più. E l’università chiamata a formare teste ben fatte più che piene, come si ribadisce con Montaigne.
Con un monito sulla finale tecnologia, cioè benvenuta ma attenzione: «La lezione dei classici è chiara: l’homo faber (oggi diremmo l’homo creator) ha bisogno dell’homo civis. La tecnica non salva, invoca la necessità della politica, la quale invoca la necessità di un fine, di uno scopo: istanza ignota alla tecnica, che è scopo e fine a sé stessa».
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