Mancanza di partecipazione e di dibattito, anche dal basso dei consigli di quartiere. “L’altra Varese” di Salvatore Giordano, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale, parte da qui per censurare l’operato della giunta di Davide Galimberti, argomentando la critica con riferimenti alle grandi opere, al commercio e al turismo.
Giordano, cosa non le va giù dell’amministrazione attuale?
Manca trasparenza, non c’è un modello partecipativo e l’andazzo non va bene a noi né ai cittadini. La progettualità dell’ente locale resta sconosciuta a tutti fino all’ultimo. Potrei fare in questo senso l’esempio del Natale: ci sono altre città nella nostra provincia che hanno già annunciato le iniziative, mentre qui nulla si sa ancora. Il dibattito è finto, non c’è lo spazio per condividere posizioni che sono in realtà la voce della città, assecondando il principio di partecipazione democratica. È opportuno che la minoranza continui a insistere su questo punto.
Ha parlato di finto dibattito, perché?
L’esempio classico sono i consigli di quartiere, gli organi che sono andati a sostituire le circoscrizioni. La mission di tali organi era la partecipazione attiva dei cittadini: dal basso dovevano partire delle idee che potessero diventare dei progetti da approvare eventualmente in consiglio comunale, con delle risorse necessarie per portarli a compimento. Invece non è mai successo. Non si può ricomprendere tutto nell’alveo del PNRR: le castellanze hanno sempre dato impulso alla governance in questa città e prima si partiva sempre dal basso, anche nella discussione. Ora avviene tutto nelle segrete stanze.
Per esempio?
La rigenerazione dell’area ex Aermacchi. Tutto è stato approvato a scatola chiusa, senza un legittimo confronto. E allora io ricordo che la cittadella dello sport, secondo il vecchio PGT, sarebbe dovuta essere fatta sul lago, e non in via Sanvito: era stata data una chiara e precisa classificazione dell’area. Davanti a chi ha messo a disposizione dei soldi, è stata invece fatta una scelta diversa, ma senza fattibilità. E allora è difficile che tutti digeriscano questa decisione: aggiungere lo sport nell’ex Aermacchi è stata una questione di convenienza economica per gli investitori.
Se le diciamo largo Flaiano, cosa risponde?
Che tutto qui viene fatto a spizzichi e bocconi. C’è un’idea generale di quanto debba accadere, ma tante cose non vengono previste. Come è stato possibile non prevedere i problemi per il traffico, la viabilità, i pedoni, tutti i disagi attualmente e da tempo visibili? C’è stata la benda sugli occhi?
La sua censura riguarda anche i rapporti con le attività economiche della città…
La ripresa dopo la pandemia non c’è stata per tutti, anzi. E la situazione, soprattutto occupazionale, è molto critica. E allora mi chiedo perché il Comune, che parla tanto di sussidiarietà, non tenda la mano a chi fa economia di scala sul territorio. E non si può aspettare che le saracinesche vengano chiuse, bisogna intervenire prima, bisogna dare opportunità, agevolazioni.
E il turismo secondo lei come va?
Per amor del cielo, i turisti in giro per la città ci sono, ma è come quando tiri fuori i buoi dalla stalla: la stalla è aperta e loro vanno in giro. È chiaro che c’è una spinta di prossimità diversa da prima, ma manca l’accoglienza e manca soprattutto un sistema sul turismo, un qualcosa che mette insieme tutti i siti degni di nota del territorio e crei dei percorsi. Oppure che faccia propaganda basandosi sul principio della reciprocità, con altre città o con i vettori aerei. Un Comune deve saper mettere a sistema le cose che ha, anche se sono poche. Penso alla Torre Civica, sulla quale sono fissato: come è possibile che sia diventata semplicemente un deposito? Perché non fare una biblioteca, perché non ospitarvi una mostra o l’ufficio del turismo, o semplicemente permettere alle persone di salirci per guardare dall’alto Varese? Non c’è progettualità, insisto: si vivacchia sulle rendite che già ci sono.