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Busto Arsizio | 28 ottobre 2023, 15:50

FOTO - Un’intera famiglia nelle baraccopoli di Nairobi, 25 anni dopo la nascita di Associazione Christian

I genitori Fabio (fratello di Christian) e Maria Vittoria hanno visitato le realtà sostenute dal sodalizio di Busto con i figli, età comprese tra 21 e otto anni. Viaggio nella disperazione e nella speranza, la seconda possibile grazie ai Comboniani e alle donazioni. Il reportage e le iniziative per andare avanti. Con una certezza: «Abbiamo incontrato persone cambiate, dai progetti e dai missionari»

La famiglia Marelli davanti alla targa che ricorda l'inaugurazione del dispensario, realizzato grazie ai fondi raccolti da Associazione Christian

La famiglia Marelli davanti alla targa che ricorda l'inaugurazione del dispensario, realizzato grazie ai fondi raccolti da Associazione Christian

«A Busto Arsizio esiste un ghetto? C’è una baraccopoli? Avete case di lamiera? Quando tornate in Italia parlate di noi, dite che ci siamo». Domande e richieste fulminanti, portate a casa dalla famiglia Marelli. Papà, mamma e quattro figli tra 8 e 21 anni, reduci dal Kenya.  Non un viaggio qualunque: a Nairobi sono andati nel 25esimo anniversario dalla nascita di Associazione Christian. Christian, fratello di Fabio, amico e cognato di Maria Vittoria. Christian, travolto giovanissimo da una valanga,  lo zio che Pietro, Maddalena, Tommaso e Matteo non hanno mai conosciuto. Christian, che grazie all’allora coadiutore dell’oratorio San Luigi, don Alberto Beretta, e ai missionari comboniani, conobbe il ghetto, le baraccopoli di Nairobi, le case in lamiera.

L’associazione che porta il suo nome, nelle periferie degradate della capitale keniota ha finanziato interi progetti, partecipato ad altri. È stata proprio lì, la famiglia Marelli, fra strutture, donne e uomini (FOTO SOTTO). Poi ha portato la sua esperienza ad amici, iscritti e simpatizzanti, a papà e mamma di Christian. Ha esaudito il desiderio delle persone che vivono nello slum, a Kariobangi, nel girone di Korogocho, nell’angosciante discarica di Dandora. Ha parlato di loro e dei progetti dei comboniani, quelli fatti e quelli che ancora l’Associazione vuole sostenere. Ha spiegato ed emozionato in un incontro ospitato dall’oratorio, come le riunioni che prepararono il primo viaggio, quello con Christian.

IL DISPENSARIO

Dopo l’introduzione di Fabio, socio fondatore di una cooperativa, Maria Vittoria ha fatto il punto sul primo progetto finanziato dall’Associazione con le risorse raccolte in Italia, un dispensario, una struttura a “vocazione salute”, aperta nel 2000 in un contesto segnato da mancanza di igiene e malattie diffuse. Anni fa si è tagliato il traguardo del milione di pazienti accolti. «Dopo tanto tempo, abbiamo trovato un posto bello, pulito, efficiente» ha spiegato Maria Vittoria, il cui parere vale doppio: è medico di assistenza primaria. La struttura, in cui lavora personale del posto, ha laboratori, farmacia, possibilità di effettuare esami del sangue, radiografie ed ecografie, spazi dedicati a un progetto per donne incinte. «Al piano superiore – ha ricordato Maria Vittoria - c’era il logo dell’Associazione. La direttrice ci ha mostrato la foto del “ragazzo bianco”, di Christian, che sta nel suo ufficio».

LA POVERTÀ, LE SCUOLE, LA SALVEZZA

Sono stati Tommaso e Pietro a parlare di formazione e recupero. Associazione Christian “conosce” le scuole Watoto Wetu, St. Martin e St. John. La famiglia Marelli le ha visitate tutte e tre. Ai margini di Nairobi, l’educazione può essere un miraggio per un numero incalcolabile di minori, il cui destino è spesso una vita fatta di espedienti, furti, violenza, prostituzione, spaccio. Le scuole dei comboniani, oltre a istruire, possono, letteralmente, salvare. «Nelle classi – ha ricordato, sorriso sulle labbra, Tommaso - siamo stati accolti a braccia aperte. Soprattutto Matteo, che ha otto anni: lì non si era mai visto un bianco, piccolo!». Pietro ha riassunto le tappe del Napenda Kuishi Project, una grande sfida che i comboniani hanno intrapreso per strappare i giovani alla strada, a un presente e a un futuro fatti di dipendenze e violenza. Non una passeggiata. «Per essere accolti bisogna dimostrare di volere davvero cambiare vita» ha puntualizzato Pietro, aggiungendo che l’impostazione in tre step, fino all’apprendimento di un lavoro, offre possibilità, non infinite, anche a quanti inciampano lungo il percorso.

PUGNI ALLO STOMACO: I "FIGLI" DEL MISSIONARIO

Maddalena ha parlato di padre Maurizio Binaghi, da Busto Garolfo, un passato nei quartieri difficili di Chicago, mille incombenze a Nairobi. E dei suoi figli, assegnati in affidamento. «Due sono stati i nostri accompagnatori». N., il timido, ha subito violenze dal patrigno, la madre ha cercato più volte di venderlo. «Abbassava spesso lo sguardo – ha rievocato Maddalena - si copriva il volto». D., l’esuberante, orfano fin da piccolo, è stato cresciuto da una nonna che lo affamava e gli infliggeva punizioni indicibili. «D. ci ha portato nelle scuole, scherzava sempre, ha voluto che andassimo nel suo villaggio e che conoscessimo sua sorella». I “figli” sono stati salvati dal missionario e si stanno salvando da sé: oggi D. è iscritto a Legge, N. ha appena iniziato gli studi di Psicologia.

I GRANDI ANIMALI

Non poteva che toccare a Matteo il compito di raccontare la parentesi naturalistica, il blitz a contatto con la fauna di Crescent Island e dello Tsavo Park. «Sull’isola non c’erano predatori, gli animali erano tranquilli e si potevano vedere bene: gazzelle, gnu, antilopi, scimmie, giraffe. Nello Tsavo abbiamo visto anche elefanti, leoni, zebre. Ghepardi, da vicino. Le macchie scure sul muso sembrano lacrime». Perché l’Africa, come noto, è anche questo: bellezza abbacinante. «Lo stacco – ha spiegato, a margine, Pietro – ci è servito perché l’esperienza in baraccopoli è intensa, stressante. Va detto che, anche nella natura, il pensiero di tutti noi tornava alla gente di Nairobi».

IL RITORNO A CASA, GLI AMICI

Pietro, Maddalena, Tommaso e Matteo non erano mai stati in Africa. La domanda, prima e dopo l’incontro, è stata inevitabile: mentre vi muovevate tra i rifiuti, nell’aria inquinata degli slum, nella povertà, non avete pensato che avreste potuto limitarvi a vedere solo il Kenya desiderato dai turisti, quello meraviglioso dei safari? Risposta unanime, al netto delle differenze d’età: «No. La cosa più importante, per noi, era il contatto con le persone». Gli amici e le amiche, in Italia, hanno compreso la vostra scelta e il valore della vostra esperienza? «Non tutti. E, forse, si capisce al cento per cento solo andando là. Però sì, tanti hanno compreso». Aggiunta di Pietro: «Alcuni, più di quanti pensassi, vogliono fare qualcosa di simile».

IL FUTURO INIZIA ADESSO

Ottobre è il mese missionario, ha ricordato don Matteo Resteghini, coadiutore a San Luigi, “padrone di casa”. E Associazione Christian non si ferma: sarà in piazza San Giovanni, all’uscita da messa, per raccogliere fondi, già domenica 29 ottobre. Fra l’altro con una proposta inedita: «Prodotti dell’orto a chilometro zero» ha annunciato il presidente, Luca Furlato. Le risorse raccolte serviranno a finanziare un sistema di irrigazione “goccia a goccia”, parte della grande opera di recupero dalla strada Napenda Kuishi. Non solo, si guarda oltre, all’iniziativa collegata al Natale 2023, per un progetto legato al dispensario. Per continuare quanto (ri)visto dalla famiglia Marelli. Fabio: «Abbiamo incontrato persone cambiate. Dai progetti e dai missionari».

Per informazioni e contatti: https://associazionechristian.org

Stefano Tosi

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