Cultura - 06 ottobre 2023, 09:30

I profumi e l'anima del legno in mostra alla Galleria Ghiggini

Ultime ore per visitare “Xilomorfi”, che propone in esposizione fino a domani a Varese le opere di Enzo Capozza e Maria Rita Fedeli: «Per realizzare le nostre opere utilizziamo la sega elettrica come una matita»

Una mostra olfattiva, un percorso nei profumi e nell’anima del legno -dal cimolo al larice, dal tiglio al pino al ciliegio all’abete bianco- tracciato da Enzo Capozza e Maria Rita Fedeli per la mostra “Xilomorfi”, inaugurata lo scorso 16 settembre alla Galleria Ghiggini 1822 di via Albuzzi 17 a Varese, e in corso fino a domani 7 ottobre (ore 10 – 12,30 e 16 – 19. Ingresso libero). 

La materia viva del legno ha sempre affascinato i due artisti, entrambi nati nel 1973 e diplomati al Liceo artistico “Angelo Frattini” di Varese e specializzati nella lavorazione artistica dei metalli al Centro T.A.M. di Arnaldo Pomodoro con gli insegnamenti di Eliseo Mattiacci. 

Un lunghissimo “Finger of Goddess” dito della dea, di un rosa acceso, realizzato in lamellare di pino e acrilico, svetta sul balcone dalla galleria, visibile già da via Leopardi, preludio alle opere esposte nella sale, con il gigantesco “Sciamano” in legno di cirmolo e acrilico bianco e nero a dare il benvenuto ai visitatori, e i lavori più piccoli affiancati da numerosi acquerelli e ad altri studi preparatori realizzati a carboncino. 

«Capozza e Fedeli vivono l’arte come dimensione fortemente connessa con i processi della natura, la loro è una scultura intesa come sperimentazione di energie ancestrali, potenzialità primordiali, fervori della materia sentita come essenza vitale», ha scritto di loro il critico Claudio Cerritelli.

Osservando il “Tripomorfo” in ciliegio, il “Paesaggio interiore” in abete bianco e cirmolo, o gli splendidi trittici “Genesi aurea”, si coglie, oltre al delicato profumo che si sprigiona dall’intaglio, la capacità dei due artisti di interpretare il legno, creando forme figlie di una profonda ricerca. 

«C’è una componente di rispetto quando lavoriamo e “scarnifichiamo” la materia. Tagliare il legno è come incidere la carne, la fibra del legno è la “carne” della pianta. Le nostre sculture nascono da una fase progettuale di ricerca, dove attraverso disegni preparatori e schizzi visualizziamo idee e potenzialità costruttive», spiegano Capozza e Fedeli. 

«Per realizzare le nostre opere utilizziamo la sega elettrica, come una “matita”. Il reiterare dei segni prodotti sulla superficie del legno, si protrae fino a giungere alla forma desiderata, creando una texture ruvida e sfaccettata. Il colore diventa complementare alla forma e viceversa. L’uso delle aniline o degli acrilici crea una nuova epidermide vibrante e ne accentua la trasmutazione».

 

Mario Chiodetti

M. Chi.