Busto Arsizio - 14 agosto 2023, 19:50

«Quei 300 chilometri in cammino pregando per Sant'Anna e per chi è caduto nella vita»

Il racconto di don David Maria Riboldi a Santiago, il ritorno in parrocchia e in carcere dove celebrerà la messa di Ferragosto. E il pensiero agli ospiti del dormitorio: «Mi sembra che abbiano preso un bel ritmo di partecipazione alla vita di comunità»

Don David a Santiago e il primo giorno di ritorno dalle persone carcerate

Quanti cammini di preghiera, di estate in estate, per don David Maria Riboldi. Lo scorso anno, in Norvegia si fece anche immagine e voce per sensibilizzare sulle telefonate che possono salvare la vita in carcere. LEGGI QUI 

Quest'anno, la meta è stata Santiago e sui social ha spiegato così: «Non delude mai, non stanca mai… parti e senti un rivolo di nostalgia che ti scende dal cuore. La sogni per le persone che ti sono care, perché ogni cosa bella riluce, condividendola. Accende sorrisi che smagliano da tutte le "stretture" in cui la vita ci conduce. La Francigena è bella… il cammino di S. Olav è bello… ma Santiago è Santiago».

Parliamo a don David dopo che i parrocchiani di Sant'Anna l'hanno accolto festosi al ritorno, in particolare gli ospiti del dormitorio. Di cui dice: «Mi sembra che abbiano preso un bel ritmo di partecipazione alla vita di comunità».

E soprattutto, dopo che è tornato alla casa circondariale di via Cassano dove domani alle 8.30 si celebra la messa di Ferragosto.

Ha tenuto tutti nel suo cuore, lungo quei 300 chilometri, don David. Tutta la sua parrocchia, perché il carcere rientra in questi confini e non ci sono muri dell'anima. Casomai, lo definisce «la succursale». 

Che cos'è cambiato nel giro di un anno, oltre la meta? «L'estate scorsa chiedevo di aumentare il numero di telefonate, perché potessero sentire i loro cari - spiega - Si è resa stabile la videochiamata, prima con Whatsapp, ora con Teams è più complicata. Doveva terminare il 31 dicembre, invece è diventata modalità ordinaria. È l'esito di quella richiesta civile della collettività e Rita Bernardini aveva sposato in particolare la richiesta. Dopo di che - aggiunge amaramente - a Torino una donna muore in carcere perché non le fanno vedere il figlio...».

I suicidi in carcere, questa tragedia che sta ferendo l'estate italiana, di nuovo. La solitudine, in questo periodo acuita: «È una questione strutturale, perché la struttura non prevede che ci sia personale a sufficienza dedicato. Come accorgersi delle persone che stanno soffrendo? Grazie al Signore ci sono i volontari». E gli educatori, ma c'è tantissimo da fare e i numeri sono noti. «Avevano fatto gli sfollamenti, oggi sono rientrato a Busto, c'erano 409 persone» spiega.

L'estate è un fattore che scatena il disagio e ciascuno combatte come può. «Io qui a Busto Arsizio faccio il cinema tutti i giovedì, era partita come iniziativa estiva poi è piaciuta anche al personale e va avanti da quattro anni. Ci crediamo».

Camminando verso l'apostolo San Giacomo, don David ha incontrato tanta gente: «Il giorno che sono arrivato c'erano 2.581 persone giunte a piedi. È bello pensare che si possa far rimettere in cammino nella vita coloro che hanno compiuti degli errori, che sono fermi, anche persone cadute. Ho tenuto tutti nel mio cuore».

Al rientro, accoglienza affettuosa da tutti. Don David Maria Riboldi tiene anche a parlare degli ospiti del dormitorio, oggi 12: «Sì, mi sembra che abbiano preso un bel ritmo di partecipazione alla vita di comunità. Un desiderio condiviso con la cooperativa Intrecci. C'è una reale integrazione con la comunità, ci sono tante occasioni di coinvolgerli e loro si sono lasciati coinvolgere. Ad esempio, quando c'erano i fuochi artificiale della patronale, si sono impegnati loro nel servizio sicurezza». 

Ancora, i confini della parrocchia e della "succursale" si dissolvono. Il lavoro, è un'opportunità fondamentale per le persone in carcere, per riprendere il cammino. «Ci sono diversi discorsi aperti con i Comuni del territorio - spiega il sacerdote - Abbiamo fatto un bel lavoro con il Comune di Busto Arsizio. Tanti Comuni hanno difficoltà a spendere i soldi del Pnrr... Noi diciamo quello che vi avanza, non rimandatelo indietro, si può fare un percorso di dematerializzazione degli archivi digitali. Noi ce ne occupiamo...».

Dare questa chance alle persone detenute è un tema affiorato anche durante l'assemblea generale di Confindustria Varese lo scorso luglio. Enti locali e imprenditori possono camminare lungo questa strada con maggiore vigore e permettere ad altri di riprendere il proprio percorso nella società, con benefici per tutti.   

Marilena Lualdi