Territorio - 11 agosto 2023, 16:25

La storia del dottor Giovanni Esempio, sardo trapiantato sul lago a Ispra. «Il mio sogno? Mangiare ravioli della Sardegna e polenta nostrana con Gigi Riva»

Chiacchierata con il noto oculista, figlio di un operaio di Buggerru e di una mamma laghèe doc, appassionato anche di calcio locale, soprattutto dei tornei degli oratori, di gastronomia e di cultura e tradizioni che legano la nostra provincia con la Sardegna, terra di origine di molti varesini: «Sia i varesotti che i sardi sono apparentemente chiusi di carattere, ma una volta smantellato questo atteggiamento pseudo difensivo sono pronti ad una amicizia senza limiti». Il simbolo di questa unione? Una pianta di mirto che cresce rigogliosa respirando l'aria del Maggiore

Il dottor Giovanni Esempio

«Vede questa pianta di mirto? Viene dalla Sardegna, precisamente da Buggerru paese natale di mio papà. Per me ha un significato particolare, un esempio di coesione affettiva tra due terre che ho nel mio cuore». 

Inizia così la nostra chiacchierata con il dottor Giovanni Esempio, oculista molto noto in provincia di Varese, soprattutto a Ispra, dove ha lavorato anche al Jrc e che ha il cuore diviso a metà, tra il lago Maggiore e la Sardegna. 

Una storia che accomuna tanti sardi che hanno scelto il Varesotto per vivere e lavorare, mischiando e contaminando vicende diverse, odori, sapori e tradizioni: nella nostra provincia sono moltissime le famiglie "miste" sardo-varesotte che lo possono testimoniare. 

Dottor Esempio, partiamo dall'inizio, ci racconta di suo padre e di come è arrivato dall'isola in provincia di Varese?

Mio padre da buon sardo ha fatto la guerra come marinaio. Terminato il conflitto, nel 1947, è venuto a Ispra a cercare fortuna. Ha iniziato a lavorare come conduttore di caldaie in un'azienda di prodotti magnesiaci di proprietà del signor Cerana in località Fornaci. Si è subito integrato, ha conosciuto mia mamma, una laghèe doc. Di sacrifici i miei genitori ne hanno fatti tanti, mi hanno dato la possibilità di studiare, diventando medico con la specializzazione in oculistica, anche se mio padre mi avrebbe voluto ufficiale di Marina.

Anche la scelta di specializzarsi in Oculistica è legata alla Sardegna?

E’ vero, finito il liceo a Varese, mi sono iscritto alla facoltà di Medicina a Milano.  Quando dovevo scegliere la specializzazione il destino ha voluto che incontrassi un sardo di Jerzu, un luminare di allora in Oculistica come il professor Mario Miglior. E’ stato per me un maestro di vita, sia professionale che di rapporti umani. Mi ha preso sotto la sua "ala protettrice" e mi ha fatto crescere come medico e come uomo. Oltre agli studi medico scientifici è riuscito a trasmettermi il senso di appartenenza alla terra. Senso che ho portato sempre nel mio cuore e poi ho trasmesso a mia volta anche a mia moglie e ai miei figli.

Qual è oggi il suo legame con la terra di Sardegna e con il Lago Maggiore?

Fortissimo; una parte del mio cuore è sulla spiaggia di Buggerru dove vado da quando avevo tre anni. Un altro pezzo di cuore è a Ispra, sulle rive del Lago Maggiore. La mia esistenza è sempre stata divisa in questo modo: passavo dal giocare all’oratorio con il mio amico Giacomo Libera che ha poi militato nel Varese, nell'Inter e in altre squadre in serie A, alla sabbia di Buggerru, dove con i miei cugini giocavano con Vittorio Pusceddu, calciatore molto amato in Sardegna, che ha militato nel Cagliari, nel Torino, nel Napoli e in altre società di Serie A, oltre che l'allenatore della Primavera del Cagliari. 

Lei è anche un appassionato di calcio locale e anche della storia del calcio, a partire dai tornei giocati negli oratori del nostro territorio.

Seguo il calcio anche se rispetto a quando ero ragazzo ho un minor coinvolgimento emotivo. Da giovane seguivo i vari tornei e i calciatori del nostro territorio che animavano questi competizioni. Mi aveva sempre affascinato questo tipo di calcio, ascoltando i racconti di Gigi Riva, che da ragazzo, giocava diverse partite in diversi oratori del Varesotto, per portare a casa l’ambito riconoscimento che consisteva in prodotti alimentari. Cosi ho avuto il piacere di seguire le giocate di Giacomino Libera, dei fratelli Mattarucchi, di Cistoldi, Mainetti e Barichella. Giocatori che poi hanno anche fatto qualche partita tra i professionisti. Però era stupendo e straordinario vederli giocare sui campi senza erba degli oratori locali.

In provincia di Varese ha legami e frequenta i suoi conterranei sardi?

Certo frequento il Circolo culturale Sardo Eleonora d’Arborea di Castelletto Ticino, dove ci ritroviamo spesso per cene conviviali e per la promozione dei prodotti tipici gastronomici isolani, molto ricercarti in queste zone, come i famosi malloreddus che sono i tipici gnocchetti sardi. 

Ha parlato di gastronomia di cui lei è grande appassionato: che consigli ci può dare per gustare un menù tipico sardo?

Mi piace cucinare e mi piace coltivare l’orto, sono le due passioni che mi hanno trasmesso i miei genitori. Ho "rubato" le ricette sarde ai miei nonni e a mio padre e mi diletto a cucinare con gli amici. Posso consigliare i gnocchetti sardi al sugo di pomodoro fresco e parmigiana di melanzane con pecorino accompagnata da una buona bottiglia di Vermentino; per finire le famose frittelle con il ripieno di formaggio dolce e cosparse di miele sardo. A fine pasto non deve mancare il mirto.

Quali caratteristiche caratteriali secondo lei differenziano i varesotti da sardi?

Fondamentalmente non ritengo che vi siano differenze significative. Sia i varesotti che i sardi sono apparentemente chiusi di carattere, ma una volta smantellato questo atteggiamento pseudo difensivo sono pronti ad una amicizia senza limiti.

Secondo lei perché un grande uomo di lago come Gigi Riva si è trovato bene in Sardegna?

Ad onore del vero in Sardegna si sono trovati bene anche altri due calciatori varesini che hanno giocato nel glorioso Cagliari prima del grande Gigi, Sergio Pignoni e Sergio Binda. Rombo di Tuono si è integrato benissimo sin da subito nella comunità sarda, lui stesso ha sin dall’inizio ricambiato con gratitudine e affetto rifiutando anche il passaggio alla Juventus. Riva con lo storico scudetto del 1970 ha dato grande dignità ai sardi che prima di allora erano considerati isolani e lontani dal continente. Basti ricordare che quando si mandavano le persone in Sardegna era per punizione. Riva ha affermato l’orgoglio del popolo sardo a livello nazionale. Sono molto contento che il Cagliari di cui sono tifoso sia ritornato in serie A a pieno diritto e pari dignità di società blasonate del nostro campionato nazionale.

Sardegna, provincia di Varese, lago, hanno quindi tante cose in comune che possono tranquillamente coesistere? 

Dalle colonne di VareseNoi vorrei inviare un caro saluto alla mia amata Ispra, a tutti i sardi in terra varesotta e agli amici carissimi di Buggerru. Ricordo a tutti i varesini il piacere di andare nei circoli sardi della provincia per assaporare l’area di festa della magnifica Sardegna. Vorrei ricordare un piccolo particolare: ho appreso che durante la presentazione del film dedicato a Gigi Riva fatta al cinema Impero di Varese nello scorso autunno, durante il collegamento video con casa sua, Rombo di Tuono ha affermato che in Sardegna si trova bene ma che gli manca la polenta. Anch’io da sardo adottivo mi trovo bene in Lombardia però mi mancano i ravioli sardi che si chiamano Cruguscioni, che è l’equivalente del raviolo cagliaritano Culurgiones. 

C'è un sogno che le piacerebbe realizzare?

Che discorsi, mangiare con Gigi Riva i ravioli sardi e la polenta nostrana prodotta a Lisanza. 

 

Claudio Ferretti