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Territorio | 31 luglio 2023, 12:34

«Non te ne andare Chri, resta con noi»: il rumore delle lacrime esiste ed è in Valceresio

«Ci bastava una panchina, una parola, uno sguardo, un sorriso. Perché noi eravamo noi. Non dimenticarci»: nell'abbraccio dei ragazzi di Brenno e della "Valce" ma anche nel gesto potentissimo dei genitori di Chiara Celato a quelli di Christian Pallaro c'è la "chiave" di un dolore e un'assenza impossibili da accettare

Una delle nonne di Christian accarezza un'ultima volta l'immagine del nipote prima del funerale all'oratorio di Brenno Useria (foto Alessandro Galbiati)

Una delle nonne di Christian accarezza un'ultima volta l'immagine del nipote prima del funerale all'oratorio di Brenno Useria (foto Alessandro Galbiati)

Una nonna accarezza un'ultima volta il volto di suo nipote (sopra nella foto e QUI).

Una signora rimane immobile a lungo, mentre il piazzale dell'oratorio di Brenno si svuota, davanti all’immagine di Christian accovacciato e sereno mentre mangia i mirtilli in un prato verde, il cielo e le montagne alle sue spalle. Lo guarda e non riesce ad andarsene, lo guarda e un po' scuote la testa, «non è possibile Chri», lo guarda e un po' morde le labbra finché gli escono le ultime parole, «non lasciarci», sopraffatte dalle lacrime.

Poi ecco un'altra mamma avvicinarsi a Christian con la sua bambina. Delicatamente, la piccola appoggia proprio lì, in quel prato verde, una rosa bianca. Il simbolo dell'amore tra le pieghe di una vita spezzata.

Non lasciarci Chri è la preghiera della Valceresio. Resta con noi, non te ne andare: l'accettazione di ciò che è successo, due diciannovenni che non ci sono più - lui è un figlio e un nipote per tutti, qui a Brenno Useria, lei lo è per Valle Olona e per Varese - forse un giorno arriverà. Non qui, però. Non oggi. 

Non qui dove i genitori di Chiara, diciannove anni come il suo fidanzato Christian, insieme a cui se ne è andata nel terribile incidente di lunedì notte, nel momento più simbolico e tremante, ma tremante solo perché lo sguardo era confuso dalle lacrime che riempivano gli occhi di un migliaio di persone, hanno abbracciato i genitori del figlio della Valceresio.

Papà Ignazio, mamma Laura insieme alla figlia Giulia si sono uniti a papà Maurizio, mamma Silvia e al figlio Luca, indossando la maglietta con l'immagine di Christian e Chiara teneramente assieme, e in quell'abbraccio di due famiglie prima del segno della pace c'è un'immagine che non si potrà dimenticare. Perché era come dire addio due volte ai figli della stessa famiglia, un modo per sostenere assieme un peso insostenibile per chiunque.  

Un bambino di quelli che Christian allenava nella sua "Valce" resta accoccolato in braccio al papà, quasi addormentato. Una ragazza giovanissima, potrebbe essere Chiara, appoggia il capo sulla spalla del suo giovane fidanzato, potrebbe essere Christian. Le mani tremanti di un nonno, chiuse in quelle ferme di una nonna. Il fratello Luca che per prima cosa cerca lo sguardo degli amici, le maglie verdi dell’Audax e di tutta la Valceresio, qui unita e ferita ma con un'anima capace di racchiudere e avvolgere tutti, comprese le due nonne e il nonno Gianni che non mancava nemmeno a una partita, di cui è capace solo la Valceresio, che quando deve scambiarsi un segno di pace, cerca tutti quanti e non solo il vicino di posto.

Hanno provato a battere il dolore per un attimo brevissimo ma infinito l'amata "Valce", il papà Maurizio con le sue due poesie che contenevano la "chiave" di Chri, e i ragazzi di Brenno. L'amico Karol ha detto: «Ci bastava una panchina, una parola, uno sguardo, un sorriso. Perché noi eravamo noi. Non dimenticarci».

Il rumore delle lacrime esiste ed è in Valceresio.

Andrea Confalonieri

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