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Storie | 28 luglio 2023, 07:28

FOTO - A Morosolo c'è "Virgilio" che ti prende per mano e ti porta nel magico mondo delle orchidee

L'Orchideria di Morosolo è molto più di una serra: è il mondo fatato di Giancarlo Pozzi, un uomo che insieme al figlio ha dedicato tutta la vita alla pianta più diffusa al mondo. Star su Youtube, scrittore, per Pozzi le orchidee sono «una cura per l'anima». E si commuove, raccontando le storie di chi, grazie a esse, riesce a trovare un sorriso o addirittura a sopravvivere

Giancarlo Pozzi con il figlio Edmondo nella loro Orchideria di Morosolo

Giancarlo Pozzi con il figlio Edmondo nella loro Orchideria di Morosolo

Pensi di trovare una serra. E una serra è solo piante, fiori, caldo umido d’estate e freddo d’inverno. Una serra non parla, non racconta, non ha anima: è solo materia.

Pensi di trovare una serra e invece trovi lui, Giancarlo Pozzi. Ed è lui che cambia tutto. Con Giancarlo basta bussare, chiedere permesso ed entrare: ti accoglierà a braccia aperte nel suo amore totalizzante per le orchidee. 

Fattezze da contadino di una volta, tutto sostanza e zero fronzoli, immagine che non ti aspetteresti di dover accostare a un canale YouTube da 35mila iscritti in cui questo maestro della floricultura di 78 anni dirige le danze da autentico mattatore, Giancarlo è il Virgilio per chiunque si addentri all’Orchideria di Morosolo. Virgilio ma anche un po' Beatrice, perché - grazie alla sua passione per queste piante - si possono toccare delle vette celestiali.

L’Orchideria è una storia di famiglia: «Mio padre aveva iniziato a coltivare fiori recisi nel dopo guerra - spiega Pozzi - Una serra via l’altra siamo arrivati al 1965, quando avevo 20 anni. Fin da piccolo avevo iniziato a leggere qualsiasi libro trattasse di piante e fiori, poi un giorno, grazie a un nostro fornitore, venni invitato a visitare un’azienda di Maratea e feci la conoscenza delle Phalaenopsis: mi cambiò la vita e convinsi mio padre a virare sulle orchidee».

Orchidee, solo orchidee: appena entri, subito dopo i convenevoli, Giancarlo ti prende per mano e ti accompagna nel loro mondo. «Non tutti lo sanno, ma sono le piante più diffuse sulla faccia della terra, ce ne sono più di 25 mila specie e ogni specie ha le sue varietà. Sono dappertutto, tranne che negli ambienti di neve perenne o deserto, persino sulle Ande oltre i 4000 metri di altitudine. Hanno una gamma infinita di forme colori e profumi: non esiste nessuno che le conosca tutte…».

Il suo, e del figlio Edmondo, che qui dentro ci è praticamente nato, è un atelier che ne mette in mostra diverse: Pozzi danza tra le file e ti trasporta dove la curiosità più lo stuzzica. Ecco allora quella che profuma di cocco, la Maxillaria Tenuifolia, quella che sa di vaniglia (Vanilla planifolia) e la Opcidium Popillium, il cui fiore ha sempre dietro un bozzolo già pronto.

E poi la Cattleya, forse la più profumata. E la Bulbophyllum Bolsteri, cui la natura ha regalato un timing sorprendente: il suo fiore sboccia al mattino e si richiude alla sera. Ogni mattina e ogni sera. Ma c’è anche l’orchidea dei serpenti, dalla forma stranissima, quella dei pirati e quella della bambolina, perché, se la guardi bene, il suo prodotto pare la rappresentazione di una piccola bambola.

Ogni passo con lui sono aneddoti e storie. Di William George Spencer Cavendish, per esempio, sesto Duca del Devonshire che a un certo punto - siamo nell’Inghilterra del 1800 - impazzì per le orchidee, mise su una sera di 4000 mq, ne prese una vagonata e coinvolse pure la Regina Vittoria. Oppure quella delle orchidee degli “Scemi”: «La pleurothallis marginata, minuscola ma capace di fare un fiore bellissimo. Perché degli scemi? Beh, perché un giorno viene qui un appassionato di Bergamo, ne ordina un po’ di questa specie ma poi anche alcune, normalissime, Phalaenopsis: prese anche le seconde perché aveva paura, mostrando solo le prime agli amici, di essere preso per scemo…».

Per Giancarlo ed Edmondo Pozzi le orchidee «sono meglio di tante persone», però, ovviamente, «non possono parlare, quindi devi imparare a capire tu se stanno bene o male…». Già, chiediamo pertanto umilmente qualche consiglio utile: «Uno su tutti - ci pensa e poi risponde papà Pozzi - non dare loro troppa acqua e lasciarle “asciugare” bene tra una bagnatura e l’altra. E poi sappiate che possono morire: bisogna dirlo agli appassionati, farglielo mettere in conto, altrimenti quando succede poi è un casino…».

Sì, lo è perché queste piante così comuni, eppure così diverse, e delicate, e totalizzanti «sono una medicina per l’anima. Nel 2012 abbiamo iniziato a fare delle interviste agli appassionati, chiedendo di esprimere cosa rappresentassero per loro. Ho ancora in mente alcune risposte…».

Il libro pieno di sapienza e memoria di Giancarlo si apre per un’ultima volta: c’è la coppia di Bolzano che confessa di non aver divorziato grazie a loro, c’è Chiara di Verona che afferma che nei momenti difficili guarda le orchidee e ritrova la forza di sorridere, c’è un’altra ragazza che sostiene che le orchidee le donano una serenità che riesce a trasmettere agli altri. 

«E poi c’è quella signora di Ischia - conclude il nostro Virgilio, con la voce spezzata - che perse un figlio di 17 anni investito e ucciso da un’auto guidata da un ubriaco… Ci disse: "Non potete nemmeno immaginare come sia diventata la mia vita da quel giorno… Gli unici momenti in cui riesco a stare a galla sono quando guardo le mie orchidee, altrimenti sprofondo…”».

Fabio Gandini e Andrea Confalonieri

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