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Sport | 23 luglio 2023, 07:24

Copparoni, il portiere dal volto umano che ama il lago Maggiore: «Paravo a mani nude le bordate di Rombo di Tuono, poi per tre giorni dovevo fare gli impacchi. Ecco come parai il rigore a Maradona...»

Chiacchierata piena di aneddoti ed emozioni con l'ex portiere sardo: «Giocavo in seconda categoria a 17 anni, poi arrivò il Cagliari e in 2 mesi ero in serie A. Riva mi convinse a lasciare la mia amata isola per il Toro». L'amicizia con Gentile («Uomo con la schiena dritta che dice ciò che pensa») e i raduni in provincia di Varese («Panorami e Isole Borromee uno splendore»). E oggi? «Alleno ragazzini e bambini della mia squadra del cuore, l'Italpiombo Santa Teresa. A loro dico: impara l’arte e mettila da parte...»

Copparoni con Ciccio Graziani e, sotto in gallery, nelle foto concesse da Vito de Lorentiis  che ringraziamo: nella prima in alto a sinistra è con la nazionale miliare azzurra, nella seconda è il primo a sinistra accosciato (de Lorentiis il quarto) ad Atene, nella terza subisce il rigore dello stesso ex calciatore biancorosso in Varese-Cagliari 1-0

Copparoni con Ciccio Graziani e, sotto in gallery, nelle foto concesse da Vito de Lorentiis che ringraziamo: nella prima in alto a sinistra è con la nazionale miliare azzurra, nella seconda è il primo a sinistra accosciato (de Lorentiis il quarto) ad Atene, nella terza subisce il rigore dello stesso ex calciatore biancorosso in Varese-Cagliari 1-0

Dalla Seconda Categoria, dove giocava a 17 anni, al Cagliari in serie A in due mesi, dai polpastrelli delle dita rossi da curare con impacchi per tre giorni dopo aver provato a parare le bordate di Rombo di Tuono al passaggio al Toro proprio grazie a Riva, che lo convinse ad abbandonare la sua Sardegna, dal rigore parato a Maradona ai ritiri sul lago Maggiore, di cui si è innamorato, e ai consigli per i giovanissimi che segue allenando la sua squadra del cuore, ovviamente sull'Isola, l'Italpiombo Santa Teresa: Renato Copparoni è il portiere dal volto umano che continua a mettere sensibilità, fiducia e determinazione in ogni cosa che fa.

Copparoni nasce in un bellissimo borgo della Sardegna, San Gavino Monreale, il 27 giugno del 1952. Inizia giovanissimo a giocare a calcio nel ruolo di portiere, tanto che a 16 anni è già titolare nella squadra del suo paese che milita nel campionato di seconda categoria.

Successivamente passa nelle giovanili del Cagliari dove fa tutta la trafila sino ad arrivare in prima squadra. All’Amsicora gioca per sei anni, dal 1972 al 1978, per poi passare al Torino, dove gioca fino al 1987 per terminare quindi la sua brillante attività calcistica come portiere del Verona nel 1988.

Copparoni non lascia il mondo del calcio, diventando allenatore dei portieri nella Lazio, al Chievo, alla Nuorese, al Monreale e alla nuova Italpiombo Santa Teresa dove tuttora collabora, specie nel settore giovanile, che è sempre stata la sua grande passione. 

Come ha iniziato la sua carriera calcistica?
A raccontarla sembra un sogno. Giocavo in Seconda Categoria nel Monreale San Gavino, avevo 17 anni. Un giorno venne a vedermi Marco Tiddia dirigente del Cagliari che mi convoca per fare un provino; vado, gioco la partita, mi tengono in osservazione per qualche settimana per poi convocarmi ufficialmente nella Primavera. Il sogno prosegue perché vengo convocato al raduno della prima squadra con mister Scopigno come terzo portiere dietro ad Albertosi ed a Reginato per andare a disputare il torneo di Sanremo. Praticamente in due mesi sono passato dalla seconda categoria alla Serie A.

Lei ha giocato anche con il mitico Gigi Riva, ha qualche aneddoto su Rombo di Tuono?
Noi giovani ci allenavano alle Saline, mentre la prima squadra all’Amsicora. Spesso alla fine del mio allenamento mi chiamava Scopigno, per parare le bordate di Rombo di Tuono, perché Albertosi usciva prima e Reginato aveva le "mani bollenti"  per prendere quei tiri micidiali. Allora non si usavano i guanti, potete immaginare. Allora andavo io ai pali e uscivo con i polpastrelli della dita rossi e per tre giorni dovevo fare gli impacchi. Un tiro di un attaccante allora era di 70 km orari, oggi di 120. Però mi divertivo da matti. 

Quanto sono stati importanti gli insegnamenti di quel grande Cagliari a livello sportivo e umano? 
Tantissimo, mi volevano tutti molto bene, da Domenghini a Cera e Nicolai ad Albertosi e Reginato. A Ricky devo molto, l'aver imparato la posizione tra i pali e il tempo delle uscite, mentre Regi mi dava insegnamenti di vita, era il mio compagno di camera.

Torniamo a Gigi Riva: quanto è stato importante per la sua carriera?
Gigi mi ha sempre stimato ed apprezzato. Parlava spesso delle mie parate con Vicini, allora allenatore della Nazionale Juniores, e mi fece guadagnare un bell'ingaggio quando mi vendettero al Torino. Fu Riva ad accompagnarmi da Gigi Radice in quella estate in ferie in Sardegna per il passaggio dalla terra sarda a quella piemontese. Io non volevo lasciare la Sardegna dove avevo amici, fidanzata e un forte legame essendo sardo doc. Ma Gigi mi convinse, con il suo grandissimo carisma.

Mister Copparoni ha un legame anche con la provincia di Varese: ricorda quel ritiro svolto tra Gavirate, Leggiuno, Varese e il lago Maggiore?
Ritiro splendido. Ci allenavamo a Gavirate e alcuni di noi alloggiavano sia a Varese che a Leggiuno in località Reno in un bellissimo albergo. Era il 1971 e io ero in riva al lago Maggiore con due grandi amici di Gigi Riva, ovvero Mario Ferrero e  Tomasini. Siamo tornati sul Maggiore nel 1974, a Stresa, dove in una amichevole con l'Arona conobbi Claudio Gentile. Una grande amicizia che va avanti. Claudio è un grande uomo un grande mister, una persona con la schiena dritta che dice quello che pensa a ragion veduta.

Lei viene ricordato anche per aver parato un calcio di rigore a Maradona. 
Aveva ragione Gigi Radice quando nello spogliatoio mi disse: "Coppa sarai sempre ricordato per questa parata storica, un sigillo che non ti toglierà mai nessuno". Durante la partita Torino-Napoli ci viene fischiato contro un calcio di rigore. In settimana avevo studiato i tiri di Diego ed il rigore che aveva tirato a Walter Zenga.  Ora toccava me, mi tremavano le gambe, lo guardavo negli occhi, e mi dissi "se mi muovo mi infila, devo rimanere fermo ed andare leggermente avanti". Cosi feci e mi andò bene, ho avuto grande sangue freddo, una dote molto importante per un portiere. Come dico sempre ai miei giovani ragazzi.

Di cosa si occupa adesso mister Copparoni? 
Alleno la squadra del mio cuore, l'Italpiombo Santa Teresa, e partecipo alle Accademy della Roma insieme al mio amico Ciccio Graziani. Mi occupo prevalentemente di allenare ragazzini e bambini, la mia grande passione. A proposito, Italpiombo ha dato al settore giovanile del Cagliari alcuni ragazzi e questo mi ha fatto sentire molto orgoglioso. 

Quali consigli si sente di dare ad un giovane portiere di oggi?
Prima di tutto di studiare e poi di dedicarsi allo sport; spesso ripeto ai ragazzi il detto "Impara l’arte e mettila da parte". Io stesso mentre giocavo mi sono laureato in scienze politiche. Il portiere deve avere caratteristiche tecniche particolari, essere ben strutturato mentalmente, perché ogni sbaglio può essere fatale e si è sottoposti a molta pressione. Avere molta calma e trasmettere tanta sicurezza ai compagni. Oggi la selezione dei portieri è molto dura; oltre a queste caratteristiche si deve essere alti più di 180 cm. Capite benissimo che non è facile ad arrivare ad alti livelli, se non hai determinazione, forza mentale e coraggio.

Sardegna e Lago Maggiore, come il suo amico Gigi Riva...
La Sardegna è la mia terra, ma ho nel cuore anche il lago Maggiore con i suoi panorami e le meravigliose isole Borromee. 

Claudio Ferretti


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