Ci siamo: dal 20 luglio al 20 agosto andrà in scena il mondiale femminile di calcio in Australia e Nuova Zelanda. Questa edizione è stata allargata per la prima volta a 32 squadre e le nostre azzurrine, allenate dal commissario tecnico Milena Bertolini, sono inserite nel Gruppo G e, in diretta su Rai 1, faranno il loro esordio lunedì 24 luglio alle 8 italiane ad Auckland contro l'Argentina, prima di sfidare sabato 29 alle 9.30 il Sudafrica a Wellington e di terminare il girone contro la favorita Svezia alle 9 di mercoledì 2 agosto nello stesso stadio.
Katia Serra, ex calciatrice ed opinionista televisiva, seguirà il mondiale per la Rai. Iniziamo con un commento sulla nostra nazionale.
A mio avvivo per le nostre ragazze sarà un mondiale di transizione, per fare esperienza. Poi il calcio è uno sport che riserva sempre delle sorprese, quindi stiamo a vedere.
Pronostico.
Le azzurre possono arrivare al secondo posto del girone e accedere agli ottavi dove, se incontreremo gli Stati Uniti detentori del titolo, chiaramente dovremo giocarcela a muso duro.
Favorite?
Gli Usa, ma penso che sarà anche l’anno delle squadre europee: dopo l’Olanda finalista dell'ultima edizione, vedo bene Germania, Spagna, Inghilterra e Francia.
Un'outsider che può arrivare in fondo?
L'Australia.
Ci sono state novità ed esclusioni eccellenti nelle convocazioni, giusto?
Un cambiamento c'è stato con esclusioni che hanno fatto discutere. Infatti non sono partite Sara Gama, Martina Rosucci, Martina Piemonte, Valentina Bergamaschi e Aurora Galli che hanno dato un valido contributo per la qualificazione, hanno molta esperienza e davano, a mio avviso, garanzie. Che dire... probabilmente il commissario tecnico da deciso di puntare su giovani come Chiara Beccari, Emma Severini e Giulia Dragoni. Quest’ultima è veramente un fenomeno.
Come va il calcio femminile in Italia?
Abbastanza bene. Sta crescendo, ma dobbiamo ancora fare molto, investendo in strutture, coinvolgendo giovani leve e continuando nella promozione se vogliamo tenere il passo ad alcuni Paesi europei come Francia e Spagna. Certo, riconoscere finalmente il professionismo per la calciatrici della serie A è stato un passo importante ma bisogna andare avanti.
C’è un raffronto tra il calcio maschile e femminile?
Sì e purtroppo è un approccio sbagliato, ne parlo spesso quando sono invitata a vari convegni. Il movimento calcistico femminile in questi trent’anni ha fatto passi importanti e ne deve fare ancora molti, ma non si può fare un parallelo con quello maschile, non è corretto concettualmente.
Ha scritto il libro "Una vita in fuorigioco": cosa racconta?
La mia esperienza di vita. Racconto che con la forza di volontà e la determinazione, ponendosi degli obiettivi, si può arrivare ovunque. Certo lo sport aiuta chi ha determinazione, però la volontà e la programmazione devono crescere in ognuno di noi. È un libro con cui voglio trasmettere dei valori in maniera trasversale e dove mente e cuore, insieme, creano una grande forza interiore che fa nascere ingegno e volontà, portando a una grande crescita interiore.