Caso Brase, Pallacanestro Varese non ci sta e difenderà i propri diritti e la propria immagine, come si usa scrivere in questi casi, “in tutte le sedi opportune”.
Saranno probabilmente e auspicabilmente le ore della reazione, le prossime, per il club prealpino dopo che la notizia delle volontà di addio del coach nato a Tucson - anticipata da VareseNoi (leggi QUI e QUI) - ha trovato spazio nei bollettini di cronaca cestistica a partire da ieri sera.
Nessuna comunicazione ai diretti interessati relativamente al desiderio di abbandonare la panchina biancorossa prima del 30 giugno, giorno in cui è scaduta l’escape che avrebbe dato a Brase la via d’uscita giuridicamente legittima dal contratto firmato un anno fa: il fatto si spiega, molto semplicemente, con l’assenza di controfferte allettanti, a quel tempo, per l’allenatore americano.
Ma anche nessuna comunicazione nelle settimane successive, una volta ricevuta e accettata l’offerta dei Philadelphia 76ers, e un silenzio che sembra essersi instaurato pure in queste ultime ore.
Uno più uno fa… un comportamento inaccettabile per Pallacanestro Varese, che si ritiene avrebbe anche compreso, e probabilmente infine accolto, le volontà del coach (sebbene espresse "fuori tempo massimo") se lo stesso fosse stato limpido e chiaro.
Tutto ciò, ora, non è e non sarà più possibile.
La società, con il contratto in mano (carta canta), avrebbe anche (e potrebbe sfruttarla) la possibilità di fissare una convocazione in Italia per Brase, il quale - non rispondendo alla stessa - andrebbe incontro a un inadempimento contrattuale. Con relative conseguenze.
Si attendo sviluppi, anche sul fronte di una sempre più probabile sostituzione: praticamente certo che Varese proverà a cercare il rimpiazzo esclusivamente sul mercato americano.